Accadeva 30 anni fa/72 luglio: Merate, abbattuti i capannoni del Catenificio. Finita un’epoca. Vertice di donne in politica
C'era una volta il "ghisa". La sua funzione era quella di "regolare" il traffico e affiancare gli uffici, soprattutto l'edilizio, in operazioni sul campo. Le pratiche burocratiche erano svolte da altri, impiegati, messi comunali, lavoratori cioè occupati dentro il palazzo mentre loro, i "ghisa", stavano fuori. Quarant'anni fa erano solo in tre: il comandante Coscia e gli agenti Gritti e Cameroni. Già dieci anni dopo erano saliti a sei. Ma sull'ufficio erano piombate una serie di incombenze burocratiche da rendere precario e di scarsa durata il lavoro sulle strade. Lo raccontavano ai cronisti dell'epoca i protagonisti dei diversi uffici di polizia locale: Carlo Garrisi di Casatenovo, Flavio Ripamonti di Osnago e Lomagna, Franco Crea di Cernusco. "Accertamenti, notifiche, atti giudiziari, statistiche, registrazioni: ecco come occupiamo la maggior parte del tempo. Invece di fare il nostro mestiere. La burocrazia ci soffoca". Un male che affligge anche la sanità con i primari sempre più impegnati a compilare report e statistiche anziché lavorare in sala operatoria come vorrebbero. La situazione non è certo cambiata oggi e l'aumento dell'organico non compensa la crescente mole di burocrazia da affrontare. Ecco il quadro degli organici nel 1988.
Nell'ultima seduta consiliare di giugno passa col solo voto contrario del Psi il progetto di realizzare una bretella a Sartirana tra via Montegrappa e via don Consonni. Un progetto che viene da lontano, in realtà, esattamente dal 1983, ideato dall'allora sindaco Giuseppe Ghezzi, per evitare l'imbuto rappresentato dalla vecchia strada che si insinua tra le case. Il progetto - diventato poi via papa Giovanni Paolo I - prevedeva anche un peduncolo di collegamento con via Volta ma difficoltà nell'acquisizione dell'area necessaria ne hanno impedito l'intera realizzazione, per ciò il gruppo socialista votò contro. Spesa prevista 280 milioni di lire.
Il gruppo comunista, invece, nella stessa seduta solleva la questione della sirena, ritenuta fuori moda e nociva. La sirena, come molti meratesi doc ricorderanno, era posizionata sopra l'attuale municipio e oltre a suonare a mezzogiorno serviva a richiamare i vigili del fuoco volontari in caso di emergenza. Non c'erano ancora le ricetrasmittenti di oggi e i cellulari erano tutt'altro che oggetto comune. Per chiamare i pompieri al distaccamento di piazzetta San Bartolomeo, dunque, c'era soltanto la sirena antiaerea, che aveva suonato durante il conflitto mondiale per segnalare l'arrivo di aerei nemici e indurre i cittadini a correre nei rifugi antiaerei. Ebbene il Pci ne chiese la rimozione. Contrari tutti i gruppi anche perchè per dotare i volontari di appositi apparecchi sarebbe occorso un investimento in ponti radio di una novantina di milioni, quando non c'erano i soldi neppure per tinteggiare il vecchio distaccamento, rimasto anche privo di custodi. Interrogazione bocciata. Ora però resta un dubbio che nessuno ha mai chiarito: dov'è finita la sirena? Fu tolta dal tetto del municipio quando si fecero i lavori di sistemazione. Ma poi non fu mai ricollocata. Ecco, questo è il momento che qualche consigliere comunale di buona volontà ponga la domanda a chi di dovere: dov'è finita la gloriosa sirena antiaerea?
Alle 20,15 del 23 febbraio 1980, dopo 9 ore di furibondi contrasti tra maggioranza e opposizioni, il Consiglio comunale di Merate approvava il primo piano regolatore generale. Sì della DC, no di Psi, Pci e Pli, astenuto il Psdi. La Merate del duemila, disegnata dall'ingegner Emilio Viganoni era ormai cosa fatta. Sulla carta. Ma per vederne veramente gli effetti occorsero otto anni. Finalmente nel 1988 il Consiglio vara il primo grande programma di sostituzione edilizia: via l'area occupata per decenni dal Catenificio Regina, da tempo trasferito a Osnago, e avanti con la costruzione di uffici, negozi, residenza il tutto per oltre 10mila metri cubi. Il piano Viganoni prevedeva anche il centro sociale con bar e campi da bocce nonché il collegamento tra via Roma e via Mameli, strada che un tempo finiva contro la cancellata carraia del Catenificio, mediante l'allargamento dell'esistente Vicolo del Fosso, anche lui chiuso tra due ali di antiche case in un vetusto cortile.
Donne e/in politica. E' la sintesi del convegno che la Dc organizzò sabato 16 luglio nel salone del bar Castello di Merate. Una sfilata di donne impegnate a vario titolo e a diversi livelli istituzionali nella gestione della cosa pubblica. A coordinare l'incontro, Giliola Sironi, assessore provinciale e membro del Comitato di gestione dell'Ussl. Tra i numerosi interventi, quello di Maria Luisa Crippa, sindaco di Perego e primo sindaco donna della Brianza lecchese. Fulminante la battuta del sindaco Giacomo Romerio di fronte a tale spiegamento: "Sono sorpreso, non sapevo di così tante donne impegnate in politica...".
Carlo Garrisi, Flavio Ripamonti, Franco Crea e Antonio Cameroni
Il gruppo comunista, invece, nella stessa seduta solleva la questione della sirena, ritenuta fuori moda e nociva. La sirena, come molti meratesi doc ricorderanno, era posizionata sopra l'attuale municipio e oltre a suonare a mezzogiorno serviva a richiamare i vigili del fuoco volontari in caso di emergenza. Non c'erano ancora le ricetrasmittenti di oggi e i cellulari erano tutt'altro che oggetto comune. Per chiamare i pompieri al distaccamento di piazzetta San Bartolomeo, dunque, c'era soltanto la sirena antiaerea, che aveva suonato durante il conflitto mondiale per segnalare l'arrivo di aerei nemici e indurre i cittadini a correre nei rifugi antiaerei. Ebbene il Pci ne chiese la rimozione. Contrari tutti i gruppi anche perchè per dotare i volontari di appositi apparecchi sarebbe occorso un investimento in ponti radio di una novantina di milioni, quando non c'erano i soldi neppure per tinteggiare il vecchio distaccamento, rimasto anche privo di custodi. Interrogazione bocciata. Ora però resta un dubbio che nessuno ha mai chiarito: dov'è finita la sirena? Fu tolta dal tetto del municipio quando si fecero i lavori di sistemazione. Ma poi non fu mai ricollocata. Ecco, questo è il momento che qualche consigliere comunale di buona volontà ponga la domanda a chi di dovere: dov'è finita la gloriosa sirena antiaerea?
La sirena dei Vvf
Alle 20,15 del 23 febbraio 1980, dopo 9 ore di furibondi contrasti tra maggioranza e opposizioni, il Consiglio comunale di Merate approvava il primo piano regolatore generale. Sì della DC, no di Psi, Pci e Pli, astenuto il Psdi. La Merate del duemila, disegnata dall'ingegner Emilio Viganoni era ormai cosa fatta. Sulla carta. Ma per vederne veramente gli effetti occorsero otto anni. Finalmente nel 1988 il Consiglio vara il primo grande programma di sostituzione edilizia: via l'area occupata per decenni dal Catenificio Regina, da tempo trasferito a Osnago, e avanti con la costruzione di uffici, negozi, residenza il tutto per oltre 10mila metri cubi. Il piano Viganoni prevedeva anche il centro sociale con bar e campi da bocce nonché il collegamento tra via Roma e via Mameli, strada che un tempo finiva contro la cancellata carraia del Catenificio, mediante l'allargamento dell'esistente Vicolo del Fosso, anche lui chiuso tra due ali di antiche case in un vetusto cortile.
Donne e/in politica. E' la sintesi del convegno che la Dc organizzò sabato 16 luglio nel salone del bar Castello di Merate. Una sfilata di donne impegnate a vario titolo e a diversi livelli istituzionali nella gestione della cosa pubblica. A coordinare l'incontro, Giliola Sironi, assessore provinciale e membro del Comitato di gestione dell'Ussl. Tra i numerosi interventi, quello di Maria Luisa Crippa, sindaco di Perego e primo sindaco donna della Brianza lecchese. Fulminante la battuta del sindaco Giacomo Romerio di fronte a tale spiegamento: "Sono sorpreso, non sapevo di così tante donne impegnate in politica...".
Estate, tempo di feste e di...polemiche. Eh sì perché il tempo passa ma i problemi restano. Schiamazzi notturni, bar che chiudono ben oltre l'orario, motofracassoni impuniti e cittadini che affrontano in maniera diversa questi abusi. A Olgiate si arriva allo scontro fisico tra una famiglia e un gruppo di giovinastri. Conclusione, una donna in ospedale con prognosi di venti giorni per trauma cranico. La risposta migliore arriva dal consorzio di polizia locale tra Osnago, Lomagna e Rovagnate: unendo le forze una pattuglia riesce a essere per strada fino a tardissima ora, tenendo lontani i malintenzionati. Qualcosa del genere che anche Merate dovrebbe fare "alleandosi" con i vicini. Le polemiche però investono anche le feste dei partiti che tradizionalmente si svolgono nel parco delle Piramidi. Dc in testa, ma anche Pci e Psi occupano l'area per diverse settimane. I residenti presentano una petizione per chiedere il contingentamento notturno. Ed è una botta e risposta con il vice sindaco Giovanni Battista Albani che per vent'anni è stato l'anima e il motore delle feste dell'Amicizia. Anche nel 1988 è tutto pronto per la kermesse programmata tra il 26 agosto e il 4 settembre. Ospiti d'onore i Matia Bazar e l'ex presidente del Consiglio Giovanni Goria.
Il comparto industriale di Verderio
Anni ottanta, anche se sul finire, anni di crescita anche se a spese del debito pubblico, la Milano è ancora da bere per quanto si stia profilando "brutto tempo" all'orizzonte. L'industria tira e in Brianza chiede spazi. Ne arrivano tanti, circa centomila metri quadrati tra i comuni di Verderio Superiore e Verderio Inferiore, frutto di piani regolatori, per così dire, "espansivi". I programmi di intervento sono portati avanti con determinazione lungo l'asse della provinciale 56 tra Inferiore e la Sernovella. Già importanti aziende hanno trovato la propria sede ma altre spingono per uscire dalle città e disporre di spazi ampi non distanti però dalle grandi vie di comunicazione. Centomila metri quadrati e i due piccoli comuni a vocazione agricola nel volgere di pochi anni schizzano ai vertici della classifica lecchese per rapporto tra edificato e superficie territoriale.Armando Villa, Antonio GAlbiati e Bruno Mapelli (foto Bartesaghi)
Chiudiamo questa puntata ancora con Verderio e lo scontro sotterraneo tra il sindaco Armando Villa e la Dc di cui fa parte, rappresentata dal segretario Antonio Galbiati. Oggetto della contesa la volontà di Villa di procedere subito con il referendum per l'unificazione dei due comuni che si scontra con la prudenza degli organi del partito preoccupati che un eventuale voto contrario finisca per danneggiare l'intero scudocrociato. Da Inferiore prudenza anche da parte del sindaco Bruno Mapelli d'accordo con l'ipotesi del referendum ma non prima di aver presentato alla popolazione pro e contro del progetto.
72/Continua