Estate 1968: quando il mondo perse l'occasione per diventare migliore...ma un sottomarino giallo fece sognare milioni di giovani

L'estate di mezzo secolo fa iniziava, un po' in tutto il mondo, sotto auspici piuttosto ambigui e discordanti.

Se il termine '68 è  essenzialmente correlato alle rivolte giovanili che dalla primavera di quell'anno diedero vita in molti paesi  occidentali ad un movimento culturale e di costume senza precedenti, ben altri e numerosi avvenimenti in quei mesi convulsi, caratterizzarono le cronache mondiali  e ne segnarono irrimediabilmente il futuro.

 

Per averne nozione basterebbe sfogliare uno dei tanti almanacchi  storici e commemorativi di quell'anno, ma forse  più interessante sarebbe tentare di guardare  agli eventi correlandoli con gli aspetti di vita quotidiana che  riguardavano milioni di persone sia allora come ai nostri giorni.

Due mesi fa ricorreva l'evento  che forse più di altri segnò l'estate del 1968: l'assassinio di Robert Kennedy candidato democratico alla Presidenza degli Stati Uniti avvenuto il 6 giugno di quell'anno, nel pieno della campagna elettorale che lo vedeva contrapposto al repubblicano Richard Nixon. Solo due mesi prima era stato assassinato Martin Luther King, leader degli afroamericani.

Chi voleva Kennedy fuori dalla scena, armo' la mano di un mediorientale perché per l'opinione pubblica risultasse immediata la sensazione  dell'attacco dall'esterno, ma fu evidente fin da subito quali erano i "poteri forti" dietro l'omicidio: il complesso sistema strategico-industriale che si stava arricchendo con la guerra del Vietnam e con lo scontro planetario tra blocchi contrapposti. Proprio durante il primo semestre del 1968 gli americani avevano subito in Vietnam la famosa offensiva del Têt che fu la premessa alla loro definitiva sconfitta del 1975. Le pesantissime perdite in vite umane e feriti subite dagli USA li costrinse da allora a privilegiare l'arma  dei bombardamenti indiscriminati allo scontro sul terreno. Questa scelta determinò una protesta mondiale sempre più forte con l'isolamento dell'establishment statunitense dalle elite culturali occidentali.

 

Nelle piazze delle capitali di mezza Europa si manifestava quasi quotidianamente per la fine della guerra, ma era il popolo vietnamita insieme ad un'intera generazione di giovani americani di leva, allora obbligatoria, a subirne le drammatiche conseguenze.

Gli americani ebbero nel corso del conflitto circa 60.000 morti ed oltre 300.000 feriti. Una cifra impressionante per un paese avanzato che arrivo' ad impiegare, proprio nel 1968, picchi di oltre  500.000 uomini sul campo.

Tra  civili e militari vietnamiti e cambogiani si contarono, in circa 20 anni, oltre 4 milioni di morti unitamente alla distruzione quasi sistematica del paese.
Per chi in quegli anni aveva già l'uso della ragione e' nettissimo il ricordo delle cene serali in famiglia condite dalle immagini dei feroci combattimenti - rigorosamente in B/N - propinate dai telegiornali. Per la prima volta nella storia dell'umanità una guerra lontana entrava quotidianamente nelle case  attraverso il mezzo televisivo anticipando in qualche modo il fenomeno della "iperconnessione", cifra distintiva del nostro tempo attuale, che ci permette di  assistere comodamente seduti a qualsiasi tipo di evento in tempo reale,  senza esserne direttamente coinvolti.

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Il giorno dopo, comunque, si tornava più o meno regolarmente a scuola ed il massimo che poteva capitare, nella maggior parte dei casi, era una manganellata di qualche "celerino" troppo calato nel suo ruolo di repressore. Gli scontri violenti e le azioni di terrorismo che insanguinarono il nostro paese negli anni successivi erano quasi totalmente sconosciuti nel 1968. Nella totalità dei paesi europei, nonostante le massicce manifestazioni di massa, gli scioperi e le occupazioni, le vittime di quella stagione furono veramente poche; unica eccezione la Cecoslovacchia dove vi fu la feroce repressione sovietica della cosiddetta "Primavera di Praga", il generoso quanto inutile  tentativo di dare una svolta democratica alle società dei paesi dell'Est.

Nell'Europa occidentale, che godeva di una pace ormai ultraventennale, le proteste giovanili del 1968, prime fra tutte quelle del "Maggio francese", avevano assunto più il carattere di una rivolta generazionale interna alla borghesia, che non quella per evitare di finire nel tritacarne di una  guerra lontana o per rovesciare un regime dispotico. Uno degli slogan paradigmatici, maggiormente usati  dagli studenti  parigini, fu: "E' vietato vietare!".
Le giovani generazioni americane, quasi totalmente schierate contro il conflitto in Vietnam, avevano dato il via, già dalla metà degli anni 60, a movimenti di protesta per il riconoscimento dei diritti civili e la riforma delle rigide regole dei colleges, considerati incubatori delle future classi dirigenti allineate al potere. Nel 1967 si era vissuta l'epica " Summer of Love" a San Francisco, dove decine di migliaia di giovani dei movimenti hippies incontrarono i gruppi musicali che stavano scrivendo la storia del rock; uno degli eventi più noti di quell'anno fu  il Monterey Pop Festival, seguito in Europa nel 68-69 da quelli  sull' Isola di Wight ma sopratutto dal "Festival delle Arti e della  Musica " di Woodstock nei pressi di New York nell'agosto 1969, dove si esibirono la gran parte degli artisti che diventeranno i protagonisti della scena mondiale per gli anni a venire tra i  quali Santana, Jimi Hendrix, Jefferson Airplane, Joan Baez, Grateful Dead e molti altri.

Nel  maggio del 68 la rivolta era culminata con l'occupazione della prestigiosa Università di Berkeley (California)  allo scopo di impedire l'incriminazione  per centinaia di studenti maschi che  risultavano renitenti alla leva dopo aver bruciato pubblicamente le cartoline-precetto per il Vietnam.
Il sanguinoso epilogo di quei momenti prese forma in un "cult movie" del 1970 : The Strawberry Statement ( in italiano: Fragole e Sangue) un riuscitissimo spaccato della società americana di quegli anni tormentati.
La cinematografia statunitense a cavallo tra il 1967 ed 1970 creo' dei veri capolavori tra cui: Il Laureato (1967), Easy Rider (1969), Zabriskie Point,  Soldato Blu  e Piccolo Grande Uomo (1970) dove il conflitto in corso, di cui non si poteva direttamente trattare, traspariva nelle vicende  dei protagonisti oppure era trasposto nello storico conflitto con i nativi americani. L'opera di maggior peso del 1968  fu  " 2001 Odissea nello spazio" di S. Kubrick dove veniva  profeticamente anticipato il complesso rapporto  tra uomo ed intelligenza artificiale.

Il crescente benessere economico sviluppatosi  in Europa negli anni precedenti, che  in Italia  per le dimensioni del fenomeno - crescita persistente del PIL del 6% su base annua - venne definito " miracolo economico ", induceva ottimismo diffuso e desiderio di godere dei vantaggi di tale contingenza. Tutto questo si rifletteva ampiamente anche  negli aspetti  culturali e di costume. Le famiglie italiane era in gran parte proiettate verso l'acquisizione di tutta una serie di traguardi materiali quali auto, vacanze, case munite di elettrodomestici  e dello sfruttamento dell' ascensore sociale attraverso l'accesso agli studi superiori per le nuove generazioni. Nell'ambito della cultura di massa, pur diffondendosi progressivamente la sensibilità per alcune istanze sociali, per i diritti civili e per le caotiche vicende fuori dal nostro paese, le stagioni  erano scandite da avvenimenti di intrattenimento che riflettevano il diffuso sentimento di ottimismo e la salda aderenza ad un modello sociale tradizionale e stabile.

Canzonissima, il Festival di Sanremo, il Disco per l'Estate, il Cantagiro erano tra gli eventi più attesi e seguiti un po' da tutti.  La scena canora era dominata dalle affascinanti e rassicuranti  "Signore della Canzone Italiana" : Mina, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Caterina Caselli. Nell' estate del 68 furono  "Azzurro" di A.Celentano e per i più giovani "Piccola Katy" dei Pooh, a rappresentare il tormentone per milioni di italiani. Quest'ultima era il lato B di un 45 giri con una cover  in perfetto stile "progressive" sfrontatamente copiata da una dei ben più noti  Procol Harum.
Tra i più giovani stavano prendendo piede i primi cantautori ed i gruppi beat/rock che talvolta non erano secondi per genio musicale a quelli d'oltremanica. Un esempio per tutti ė quello della Equipe 84 il cui frontman Maurizio Vandelli, nel 1967, riadattando l'inedita  " 29 settembre" di Battisti/Mogol ne fece il primo brano "psichedelico" italiano registrato su otto piste, anticipando in questo anche i Beatles che stavano preparando " Sgt. Pepper's " negli studi di Abbey Road. Era proprio in Inghilterra però che si viveva la stagione più rivoluzionaria del costume europeo nota come "Swinging London": la minigonna, il fenomeno Beatles, il rock nelle sue diverse declinazioni e l'arte contemporanea stavano letteralmente stravolgendo il senso comune dei compassati sudditi di Sua Maestà e di riflesso di tutti gli europei.

L'opera  paradigmatica in cui musica, cinematografia, temi pacifisti, ed arte psichedelica si trovarono felicemente  assemblati fu "Yellow Submarine", il film d'animazione del luglio 1968 del canadese G. Dunning, con protagonisti i Beatles con le loro canzoni, coinvolti in una fiabesca lotta tra Buoni e Cattivi che richiamava alla pressante attualità mondiale.

Il resto della produzione cinematografica europea non ebbe grandi slanci; il migliore film italiano di quell' anno fu " C'era una volta il West" di Sergio Leone, affiancato da altre produzioni di qualità modesta. L'arte cinematografica nazionale viveva un momento di stasi tra l'esaurimento del filone popolare della commedia all'italiana ed il nascente cinema cosiddetto "impegnato". Il Festival del Cinema e La Biennale d'Arte di Venezia, che rappresentavano la massima espressione culturale del nostro paese, furono fortemente ridimensionati nel loro svolgimento a causa delle contestazioni di giovani registi ed artisti.
Nella produzione televisiva continuava la felice stagione degli sceneggiati che in quello l'anno vide il debutto de " La Freccia Nera" e tra i migliori episodi de "Il Commissario  Maigret" confermando il gusto " nazional-popolare" della maggioranza degli italiani.

Il nostro paese che stava ormai esaurendo la formidabile parabola del boom economico si trovava  a vivere una stagione di transizione tra modernità e tradizione  con le grandi città industriali e  la provincia ad esserne i rispettivi specchi.
Sul fronte delle contestazioni giovanili l'evento paradigmatico di quell'anno, anche per le componenti che la animarono, fu la cosiddetta " Battaglia di Valle Giulia " a Roma, dove le forze dell'ordine, nel tentativo di impedire l'occupazione delle sedi universitarie, si scontrarono violentemente con gli studenti riuniti in formazioni sia di sinistra che di destra, anticipando quella che sarà la scena dominante negli anni a seguire. Gli scontri, che si risolsero con decine di feriti e centinaia di arresti furono l'innesco  di una stagione di sangue che a partire dall'anno successivo investi l'intero paese con la sequenza delle stragi e con la lotta politica vissuta come guerra civile a bassa intensità.

Molti dei giovani protagonisti di Valle Giulia sono stati e sono talvolta ancora alla ribalta delle cronache nazionali; alcuni per la brillante parabola di carriera politica o giornalistica, altri per essere stati al centro di storie giudiziarie non ancora concluse dopo 50 anni.

Per questi stessi e per molti altri, adesso non più giovani, sarebbe stato meglio se in quel giorno di marzo del 1968, tra i prati di Valle Giulia, fosse magicamente emerso un Sottomarino Giallo con tutta la forza del suo messaggio di pace, e di amore  per la musica, l'arte e la natura che porta generalmente ad essere donne e uomini migliori.

" All You need is love" era il messaggio lanciato dall'equipaggio di quella fantastica imbarcazione ormai entrata nel mito.

P.C.
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