I neutrini di Angelo Dozio

"Ho letto la notizia: i neutrini hanno una massa". A ricordarlo, mentre dipinge una tele che ha intitolato "la via dei neutrini", è Angelo Dozio, pittore meratese che ai neutrini ha dedicato gli ultimi dieci anni della sua ricerca artistica. Per la verità lui l'aveva ipotizzato con un'opera del 2017; una tela ovale, con un solo neutrino, proposto alla Biennale di Venezia. Dal mondo scientifico arriva ora la conferma. "Sono un artista, e la mia era solo un'ipotesi, ma dal 2008 dipingo i neutrini - spiega Dozio - avevo letto di scienziati che avevano catturato immagini di questa particelle Da dieci anni sono il soggetto unico del mio percorso. Volevo soprattutto sperimentare. Invece ho raggiunto risultati che sono stati definiti importanti. Alla Biennale, quel grande neutrino era il mio modo per raccontare sulla tela quello che gli scienziati avevano ipotizzato. Adesso è arrivata questa conferma".

Settantasette anni, meratese, città dove è nato e vive, Dozio scopre subito che quella della pittura è una vocazione alla quale non potrà sottrarsi. Dopo le scuole medie chiede ai genitori di iscriverlo ad una scuola d'arte. "Le possibilità economiche non lo consentivano - racconta l'artista - di giorno lavoravo, facevo di tutto. La notte dipingevo. Mi iscrissi alla scuola d'arte di viale Lombardia. Fu solo una conferma. Non potevo che continuare. Cominciai a frequentare l'Accademia di Brera. La sera al bar Giamaica, ascoltavo Manzoni, Castellani, Bonalumi, i grandi degli anni settanta. Qualcuno, come Morlotti e Vermi, li rivedevo in Brianza". Per Dozio vivere e dipingere diventano subito complementari. "A due passi da casa c'era il piccolo lago di Sartirana. Le traiettorie delle rondini che scendevano a pelo d'acqua mi ispirarono Diventarono i primi passi del mio astrattismo. Sono tuttora molto apprezzate, ma io non ritorno mai sulla stessa strada". Seguirono le "curve" e, importantissimi, gli "orizzonti" con una mostra che lo vedrà esporre anche a Lecco. "Ad affascinarmi era la natura che dipingevo per linee geometriche. Le incrociai e nacquero i labirinti. Infine i muri e le zolle, tele di grosse dimensioni, con spessore che arrivava anche di dieci centimetri. Avevo sperimentato tutto. Mi rimaneva il nulla. Ma volevo continuare: eccoli allora i neutrini. Sfuggenti anche sulla tela, come nei racconti degli scienziati. Venezia mi ha confermato quanto il tema sia apprezzato. Da un anno sto lavorando sulle ricerche di Nicola Tesla. La sue scoperte sull'energia sono diventate nuove opere coi neutrini, ancora una volta in movimento, anche sulla tela. Come ho scritto aprendo il mio ultimo catalogo; siamo figli dell'universo. Per questo lo dipingo".

Sergio Perego
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