Un viaggio nei corridoi del 'piano zero' di Villa dei Cedri/4. Antonio Padovano ex manager di una multinazionale che sfida la SLA, 'una vera sfiga', perchè l'importante è vincere

Il 14 è il suo numero. Nel bene e nel male.
Il 14 novembre compie gli anni. La figlia è nata il giorno 14. E fin qui tutto bello.
Ma nel settembre 2014 gli diagnosticano la SLA, il 14 luglio fa il suo ingresso a Villa dei Cedri e il suo letto è il numero 1 della camera 4.
Ci sarebbe da fare una combinazione e giocare tutto al lotto, e probabilmente dato lo spirito, Antonio ne sarebbe anche felice, peccato che qui la cabala si incrocia con la sclerosi e con un futuro che lascia poco spazio all'interpretazione.

Antonio Padovano nel salottino di Villa dei Cedri

 

Antonio Padovano, classe 1953, monzese è uno dei 14 pazienti del piano zero di Villa dei Cedri. Era ed è tuttora un uomo brillante, determinato e caparbio, schietto e sfrontato che la malattia ha deciso di affrontarla di petto. Senza lasciarle spazio per sottrargli anche un solo istante di vita.
Per i corridoi di Villa Cedri e anche per il giardino Antonio scorrazza libero sulla sua carrozzina e si rapporta con un comunicatore ottico, facilitato da una ingegnosa applicazione (nel senso che è applicata allo schermo) pensata da un utente per facilitare la scrittura a video tramite gli occhi.

 

Antonio cosa ha pensato quando le hanno scandito le tre lettere "SLA"?
Cazzo che sfiga. Ma siccome io sono uno che guarda sempre il bicchiere mezzo pieno ho cominciato a combattere la vigliacca che ti assale piano piano, giorno dopo giorno, con le mie armi.

 

E quali sono le sue armi?
Quando ho un problema lo affronto immediatamente e cerco di trovare sempre la soluzione. Come nello sport che ho praticato e seguito per tanti anni, il mio motto non è "l'importante è partecipare" ma "l'importante è vincere". Io gioco sempre per vincere.



Lo sport è stata una parte importante della sua vita.

Sì, giocavo a pallone, sciavo e facevo anche delle gare. Mi piaceva viaggiare e fare snorkeling. E poi la pallavolo. Per 26 anni sono stato presidente del Sanda Volley di Monza (nel loro cuore le ragazze della squadra lo chiamano ancora presidente, ndr). Ho portato i colori dalla terza divisione alla serie B1 e per questo mi è stata conferita la stella di bronzo del Coni e il titolo a far parte del Panathlon che è il club internazionale degli sportivi (gli stessi che al 14 novembre, giorno del suo compleanno vengono a fargli festa, ndr).



Non è l'unico riconoscimento che lei ha ricevuto. Uno particolarmente prestigioso le è arrivato dall'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Sì mi è stata conferita la benemerenza come maestro del lavoro nel 2011. Ero direttore commerciale per la selezione e valutazione del personale. Detto alla brutta facevo il tagliatore di teste. Mi occupavo della logistica di una multinazionale americana. Mediamente facevo 40mila km all'anno oltre a quelli percorsi con aerei e treni in giro per convegni della società.

 

Qual è stato il segnale che qualcosa iniziava a non funzionare?
Non riuscivo più a fischiare, la mano sinistra aveva sempre un formicolio e non parlavo più correttamente. Tutto questo è cominciato nel 2014. La diagnosi vera e propria è arrivata nel mese di settembre. Avevo fatto una serie di esami al San Gerardo dove lavora mia figlia, avevo pagato tutta l'università per diagnosticarmi la malattia di cui avevo sentito parlare per la storia del calciatore Borgonovo. Mia figlia Giada, che è medico, in realtà aveva già intuito cosa potesse essere, attendeva solo che mi venisse confermata.



Come è arrivato qui a Villa dei Cedri?
In realtà inizialmente volevo andare al San Pietro di Monza, una struttura qualificata vicino a casa. Poi quando ho provato qui ho capito, dopo una settimana, che questa doveva essere la mia nuova dimora e così l'ho addobbata (con diplomi, fotografie, ricordi, gadgets vari, ndr).

Anche se non è propriamente dietro l'angolo, la sua famiglia non manca mai un giorno di essere qui con lei. E per "costringere" sua moglie Silvana a una settimana di vacanza, si sono dovuti mobilitare tutti con un'opera serrata di convincimento. Ma lo scorso 23 aprile, lei a sua moglie ha fatto un regalo tutto speciale, roba da film o forse più nemmeno quello.
Quel giorno festeggiavamo il 35esimo anniversario di matrimonio. Mia moglie ha sempre amato i gioielli e gli Swarovski. Così mi sono messo a navigare in rete, ho cercato un anello e quando ho trovato quello giusto, secondo i suoi gusti, l'ho detto a mia figlia che lo ha comperato. La mattina del giorno del nostro anniversario, a colazione, sul tavolo accanto al caffè, le ho fatto trovare il mio regalo.

 

Ma lei è sempre stato così...romantico o è stata la malattia ad addolcirla?
Sono sempre stato così. Mi piace molto fare i regali e rendere felici le persone attorno a me.

 

E gli operatori qui cosa fanno per rendere lei felice?
Loro sono il mio divertimento (e lo dice guardando Elena la coordinatrice del reparto, che annuisce divertita, ndr). Faccio sempre degli sfottò e li prendo in giro. A parte gli scherzi, sono persone fantastiche. Qualcuno un po' meno ma davvero bravissimi. E anche con gli altri pazienti. In particolare ringrazio l'amico che con la sua "pensata" ha applicato lo strumento al video del comunicatore ottico, facilitandoci enormemente.

 

Antonio ed Elena

Senta ma lei come fa ad essere così? Dove trova la voglia e la forza di scherzare?
E' sempre (un avverbio che ricorre con frequenza nelle conversazioni con Antonio, ndr) stata una mia prerogativa. Altrimenti se sei musone puoi anche martellarti le orecchie...ma si resta così. Dopo aver appreso cosa comportasse avere la SLA ho deciso fin dall'inizio di fare sia la tracheo che la PEG....poi si vedrà.

 

Internet. Per lei è davvero una finestra sul mondo. Come passa le giornate?
Ascolto la musica (e la fa ascoltare agli altri nelle ricorrenze, mettendo a tutto volume ad esempio gli auguri di compleanno, ndr), guardo video, navigo in internet, uso i social e whatsapp. Leggere? Ogni tanto ma per assurdo non ho molto tempo per farlo (e qui il dubbio di avere sottratto un'ora alle sue occupazioni, ci assale, ndr).

 

Non ha tempo per leggere, ma quando ne ha per pensare, a cosa pensa?
A trovare soluzioni per affrontare qualsiasi esigenza.



Quando è solo si arrabbia? Non si fa mai prendere dallo sconforto?
No. Cerco sempre una soluzione al problema.

 

Lei crede in Dio?
Sono cristiano alla mia maniera, nel senso che non pratico. Andavo a Messa a Natale, a Pasqua, ai matrimoni e ai funerali.

 

Pensa mai a se ci sarà un dopo?
No.


E la scritta sui pantaloni della tuta che indossa, racconta in poche lettere chi è Antonio, anche lì seduto sulla carrozzella che guida con il joystick, quasi fosse un ammonimento: ride free! (viaggia libero).

 

 


 

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Saba Viscardi
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