Retesalute: l’Ambito distrettuale compatto getta le basi per la crescita dell’Azienda pubblica. E si avvia l’integrazione col ''sanitario''
E' stato spedito martedì 15 maggio, il documento titolato "Espansione di Retesalute", agli 11 comuni dell'ambito distrettuale di Carate Brianza e ai 4 dell'ambito distrettuale di Lecco che si sono dichiarati pronti ad aderire all'Azienda Speciale Pubblica che è stata fondata e ha tuttora sede a Merate. Addirittura le Amministrazioni di Oggiono, Ello, Nibionno e Sirone hanno deliberato nella sede istituzionale del Consiglio comunale la precisa volontà di aderire a Retesalute.
Il primo grande risultato di questa operazione "espansiva" avviata il 2 ottobre 2017 è stato quello di vedere i comuni del bacino distrettuale meratese-casatese compatti nell' imprimere la direzione di marcia all'ASP. Diversamente da quanto era accaduto soprattutto con l'acqua pubblica, dove Merate si era trovata isolata con Cernusco a esprimere una progettualità alternativa a quella lecchese cui invece avevano aderito la gran parte delle altre amministrazioni comunali. C'è da sperare che questa che si registra nel nostro Ambito sociosanitario si consolidi, al di là di rilievi e anche critiche che ci stanno sempre affrontando temi complessi. Un grande risultato perché, come noto, l'alternativa a Retesalute, caldeggiata da Virginio Brivio, capo politico del PD lecchese e grande "suggeritore" delle decisioni dei sindaci di area, c'è, ed è l'Impresa Sociale, una struttura mista che vede però in maggioranza il privato, per quanto con patti parasociali a tutela del pubblico. Lo studio - l'ennesimo - redatto in occasione della proposta dell'Impresa Sociale demoliva proprio l'ipotesi di Azienda Speciale Pubblica. I lecchesi appaiono orientati, sia pure tra molti distinguo e non poche criticità anche rispetto alle nuove normative, ad affidare i servizi sociali a una nuova azienda controllata al 51% da un soggetto privato e al 49% dai comuni del distretto. Scelta diametralmente opposta quella dei meratesi-casatesi, con un'Azienda speciale pubblica al 100%. Peraltro che ha ormai girato la boa dei 10 anni di attività. Ma vediamo brevemente il percorso che si è concluso col voto unanime di venerdì 11 maggio a Casatenovo. Nel luglio dello scorso anno gli allora "consulenti" del presidente di Retesalute, Alessandro Salvioni, ponevano al tavolo del CdA una domanda fondamentale: quale futuro per l'Asp? Una crescita "marcata" o una decrescita "felice"? Con quel quesito si gettavano le basi per un eventuale allargamento sia dei fruitori dei servizi alla persona erogati direttamente o indirettamente da Retesalute sia dei soci. Iniziava così un giro di consultazioni con i comuni limitrofi al perimetro dell' Ambito distrettuale con incoraggianti risposte da parecchi comuni del monzese, pure facenti parte dell'Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della Brianza sia da parte di alcuni comuni che fanno capo al distretto di Lecco. A gennaio l'assemblea dei soci esaminava il dossier, prendendo atto soprattutto della circostanza che ben 4 comuni del lecchese, tra cui Oggiono, avevano detto no all'ipotesi di Impresa sociale proposta da tecnici e politici del capoluogo. In aprile l'assemblea discute concretamente sia dell'allargamento - che consentirà di rafforzare le strutture dirigenziali e operative oggi numericamente molto contenute per ragioni di ristrettezze di bilancio - e, soprattutto dell'integrazione col sanitario, pilastro della riforma regionale, in materia di fragilità, cronicità, rapporti con i futuri "gestori" e con gli "erogatori", ospedali in primis. L'assemblea però si era chiusa in maniera interlocutoria, con la richiesta da parte di alcuni comuni guidati dalla sindaca di Airuno Adele Gatti - teorica della decrescita felice - di un supplemento di istruttoria. Il nuovo CdA - che arruola competenze molto elevate e nessuna sudditanza politica - non arretra sulla proposta espansiva e presenta un documento in grado di rimuovere le perplessità, se non le avversità, di alcuni, dimostrando senza ombra di dubbi che o l'azienda cresce, si allarga, incrementa i ricavi e si rafforza come numero di operatori e come competenze professionali specifiche oppure è destinata nel giro di pochi anni a morire di asfissia. Meglio, a finire nell'ottica della futura Impresa Sociale (strategia che, non possiamo escluderlo, è alla base di talune prese di posizione contrarie al documento espansivo) Come dicevamo, il documento è partito ieri, entro 3-4 mesi il CdA negozierà con i comuni pronti a far parte dell'ASP gli aspetti contrattuali e operativi. Importante sottolineare che i soci fondatori manterranno comunque la maggioranza aziendale soprattutto se acquisiranno il 40% ora detenuto dalla Provincia di Lecco che equivale a 20mila euro del capitale sociale.
Una spesa modestissima per ciascuno dei 24 comuni che assicura loro il controllo della società, che è tale anche sul piano degli abitanti equivalenti (attualmente 120mila contro i 115mila residenti nei comuni prossimi all'adesione). Con l'acquisto delle quote della provincia i comuni dell'Ambito meratese-casatese deterranno il 64% del capitale sociale. In ogni caso, anche senza tale acquisto la quota in mano al distretto sarà superiore al 50%. Sul piano operativo i ricavi che attualmente si attestano attorno a 8 milioni saliranno in una prima fase a 12 milioni. E già questo primo incremento consentirà di inserire nell'organico figure professionali di elevata specializzazione. Nella fase iniziale i nuovi arrivati acquisiranno servizi di Retesalute ma, come si diceva, l'auspicio è che entrino a far parte dell'assetto societario in modo da dare vita ad un'azienda - pubblica al 100% - in grado di dialogare con i massimi enti socio-sanitari regionali e di erogare servizi alla persona di qualità e a costo competitivo. Venerdì prossimo è in calendario l'incontro con i 4 comuni dell'oggionese. Insomma, signori in carrozza. Si parte.
Il primo grande risultato di questa operazione "espansiva" avviata il 2 ottobre 2017 è stato quello di vedere i comuni del bacino distrettuale meratese-casatese compatti nell' imprimere la direzione di marcia all'ASP. Diversamente da quanto era accaduto soprattutto con l'acqua pubblica, dove Merate si era trovata isolata con Cernusco a esprimere una progettualità alternativa a quella lecchese cui invece avevano aderito la gran parte delle altre amministrazioni comunali. C'è da sperare che questa che si registra nel nostro Ambito sociosanitario si consolidi, al di là di rilievi e anche critiche che ci stanno sempre affrontando temi complessi. Un grande risultato perché, come noto, l'alternativa a Retesalute, caldeggiata da Virginio Brivio, capo politico del PD lecchese e grande "suggeritore" delle decisioni dei sindaci di area, c'è, ed è l'Impresa Sociale, una struttura mista che vede però in maggioranza il privato, per quanto con patti parasociali a tutela del pubblico. Lo studio - l'ennesimo - redatto in occasione della proposta dell'Impresa Sociale demoliva proprio l'ipotesi di Azienda Speciale Pubblica. I lecchesi appaiono orientati, sia pure tra molti distinguo e non poche criticità anche rispetto alle nuove normative, ad affidare i servizi sociali a una nuova azienda controllata al 51% da un soggetto privato e al 49% dai comuni del distretto. Scelta diametralmente opposta quella dei meratesi-casatesi, con un'Azienda speciale pubblica al 100%. Peraltro che ha ormai girato la boa dei 10 anni di attività. Ma vediamo brevemente il percorso che si è concluso col voto unanime di venerdì 11 maggio a Casatenovo. Nel luglio dello scorso anno gli allora "consulenti" del presidente di Retesalute, Alessandro Salvioni, ponevano al tavolo del CdA una domanda fondamentale: quale futuro per l'Asp? Una crescita "marcata" o una decrescita "felice"? Con quel quesito si gettavano le basi per un eventuale allargamento sia dei fruitori dei servizi alla persona erogati direttamente o indirettamente da Retesalute sia dei soci. Iniziava così un giro di consultazioni con i comuni limitrofi al perimetro dell' Ambito distrettuale con incoraggianti risposte da parecchi comuni del monzese, pure facenti parte dell'Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della Brianza sia da parte di alcuni comuni che fanno capo al distretto di Lecco. A gennaio l'assemblea dei soci esaminava il dossier, prendendo atto soprattutto della circostanza che ben 4 comuni del lecchese, tra cui Oggiono, avevano detto no all'ipotesi di Impresa sociale proposta da tecnici e politici del capoluogo. In aprile l'assemblea discute concretamente sia dell'allargamento - che consentirà di rafforzare le strutture dirigenziali e operative oggi numericamente molto contenute per ragioni di ristrettezze di bilancio - e, soprattutto dell'integrazione col sanitario, pilastro della riforma regionale, in materia di fragilità, cronicità, rapporti con i futuri "gestori" e con gli "erogatori", ospedali in primis. L'assemblea però si era chiusa in maniera interlocutoria, con la richiesta da parte di alcuni comuni guidati dalla sindaca di Airuno Adele Gatti - teorica della decrescita felice - di un supplemento di istruttoria. Il nuovo CdA - che arruola competenze molto elevate e nessuna sudditanza politica - non arretra sulla proposta espansiva e presenta un documento in grado di rimuovere le perplessità, se non le avversità, di alcuni, dimostrando senza ombra di dubbi che o l'azienda cresce, si allarga, incrementa i ricavi e si rafforza come numero di operatori e come competenze professionali specifiche oppure è destinata nel giro di pochi anni a morire di asfissia. Meglio, a finire nell'ottica della futura Impresa Sociale (strategia che, non possiamo escluderlo, è alla base di talune prese di posizione contrarie al documento espansivo) Come dicevamo, il documento è partito ieri, entro 3-4 mesi il CdA negozierà con i comuni pronti a far parte dell'ASP gli aspetti contrattuali e operativi. Importante sottolineare che i soci fondatori manterranno comunque la maggioranza aziendale soprattutto se acquisiranno il 40% ora detenuto dalla Provincia di Lecco che equivale a 20mila euro del capitale sociale.
Da sinistra i consiglieri Emilio Zanmarchi, Giacomo Molteni, l'assessore di Casatenovo Fabio Crippa,
il sindaco di Merate Andrea Massironi e il presidente di Retesalute Alessandro Salvioni
il sindaco di Merate Andrea Massironi e il presidente di Retesalute Alessandro Salvioni
Una spesa modestissima per ciascuno dei 24 comuni che assicura loro il controllo della società, che è tale anche sul piano degli abitanti equivalenti (attualmente 120mila contro i 115mila residenti nei comuni prossimi all'adesione). Con l'acquisto delle quote della provincia i comuni dell'Ambito meratese-casatese deterranno il 64% del capitale sociale. In ogni caso, anche senza tale acquisto la quota in mano al distretto sarà superiore al 50%. Sul piano operativo i ricavi che attualmente si attestano attorno a 8 milioni saliranno in una prima fase a 12 milioni. E già questo primo incremento consentirà di inserire nell'organico figure professionali di elevata specializzazione. Nella fase iniziale i nuovi arrivati acquisiranno servizi di Retesalute ma, come si diceva, l'auspicio è che entrino a far parte dell'assetto societario in modo da dare vita ad un'azienda - pubblica al 100% - in grado di dialogare con i massimi enti socio-sanitari regionali e di erogare servizi alla persona di qualità e a costo competitivo. Venerdì prossimo è in calendario l'incontro con i 4 comuni dell'oggionese. Insomma, signori in carrozza. Si parte.