Storie, tradizioni, riti, menù di Pasqua e Pasquetta in Brianza. Gite attraverso secoli di storia dal Monte di Vedette al Naviglio

La Pasqua tra rito Ambrosiano e rito Romano

PADERNO D'ADDA - Pasqua bassa nel 2018 e per i cristiani, questa è la settimana della "Passione". Quella durante la quale, paesi vicini, come Paderno a Cornate; oppure Osnago a Ronco Briantino, seguiranno riti diversi. Tra quello Ambrosiano, seguito dai lecchesi, e Romano, officiato nelle chiese di Monza-Brianza, permangono differenze.

Nelle parrocchie a rito Romano, la benedizione nelle case viene impartita durante la Quaresima. Fino a qualche anno fa questo accadeva dopo la Pasqua, perchè l'acqua doveva essere benedetta durante la messa della Resurrezione. Col rito Ambrosiano, come nel lecchese-meratese, questo avviene invece prima del Natale.

Un'altra differenza è legata alle funzioni, come la Veglia Pasquale, voluta da Paolo VI° col Concilio Vaticano II, e la Settimana Santa. Tra i "romani" l'eucaristia viene distribuita durante tutte le funzioni religiose. Il venerdì e sabato santo si celebra la "missa sicca", come viene chiamata in latino, che comincia col Padre Nostro. Nell'"ambrosiano" invece, i venerdì di quaresima sono aneucaristici, non viene infatti celebrata la messa nè distribuita la comunione.

Per gli ambrosiani il venerdì e sabato santo sono i giorni della "Passione", in latino "Passio", ovvero i giorni del lutto. Fino a qualche decennio fa, dopo la messa del giovedì santo, le campane venivano legate. Il nodo veniva sciolto soltanto il sabato sera. Anche adesso rimangono mute, fino alla messa della Resurrezione, quella del sabato sera appunto, quando durante la funzione, il sacerdote annuncia dai tre lati dell'altare ( i quattro punti cardinali) che "Cristo è risorto". Anche nel rito romano le campane rimangono in silenzio, ma solo una notte, quella del venerdì santo. Ad annunciare la Resurrezione è invece il canto del Gloria.

Fino a qualche anno fa infine, l'acqua benedetta veniva lasciata in un mastello in fondo alla chiesa. I fedeli che arrivavano per la messa, la prelevavano con le bottigliette e la portavano nelle case. Era un modo per mantenere un legame con la chiesa.

 

Un menù nel rispetto della tradizione brianzola

MONTEVECCHIA - Vigneti gemmati. Peschi e ciliegi che stanno cominciando a fiorire. In Brianza, anche l'insalata di campo occupa ovunque pezzi di prato e orti non ancora lavorati. Nessun problema dunque per il pranzo di Pasqua e Pasquetta, che ancora una volta rispetterà le tradizioni. Questo genere di insalata, l'ultima a crescere, era ed è tuttora uno degli alimenti principali che accompagnano i menù di queste feste. Come scrive Ottorina Perna Bozzi, che nel suo "Vecchia Brianza in cucina", dove aveva raccontato quello che Stendhal aveva descritto nel suo "Voyage dans la Brianza", "Già in Alta Brianza - scrive la Perna Bozzi - il pranzo della Domenica delle Palme voleva che in tavola ci fossero uova con l'insalatina. Nel giorno di Pasqua quest'ultima accompagnava invece l'agnello. Per la scampagnata del Lunedì dell'Angelo infine, nel pranzo sistemato nel "cavagnoeu" (cestino di vimini) alle uova con lattughino in insalata si accompagnavano alici e formaggini (di Montevecchia naturalmente ndr)". Anche il vino doveva essere quello locale. Nustranel, San Giobbe, Bollicine o altri, la scelta è ormai decisamente ampia.

"Noi ancora ci ricordiamo la Pasqua di sessant'anni fa - dicono da Montevecchia - le uova erano la merenda che si consumava dopo la scampagnata che seguiva ai vespri della domenica di Pasqua. Al centro delle giornate pasquali c'erano le funzioni religiose. I quaranta giorni di magro e digiuno che caratterizzavano la Quaresima, venivano rispettati. Povero o ricco che fosse, il pranzo pasquale era una festa".

I menù proposti dagli agriturismi del parco di Montevecchia rispettano comunque la tradizione. Frittatine con l'erba pasqualina (pianta foglie piccole, simile al rosmarino che di Montevecchia è tuttora un must) uova di galline ruspanti con l'immancabile insalata di campo e vini che escono ora dalle cantine del Monte delle Vedette non mancano mai. A Montevecchia poi, nel giorno di Pasquetta si festeggia anche il santuario della Madonna del Carmelo, occasione per chi ha lasciato la collina, di ritornare per la processione dal santuario con la Madonna Nera e il pranzo dai parenti o nei locali del territorio.

"Ammirevole il panorama. Non ho mai visto niente di simile - diceva ancora Stendhal aprendo la sua descrizione dal Monticello, a due passi da Montevecchia - All'orizzonte si scorge il Duomo di Milano, e sullo sfondo una linea azzurra disegnata dalle montagne di Parma e Bologna. Ci troviamo in cima ad una collina. A destra vista stupenda, pianura fertile, roccia e due o tre laghetti (Pusiano, Annone ndr) a sinistra l'altra vista magnifica che, nei dettagli, è l'opposto dell'altra; con le colline e la Madonna di Montevecchia. Sul davanti, questa bella Lombardia con tutto il lussureggiare della sua verzura e delle sue ricchezze. L'occhio si perde trenta miglia più in là, tra le brume di Venezia". Se per raccontare la Brianza, l'autore del "Rosso e il Nero", uno dei grandi romanzi dell'Ottocento, aveva sentito il bisogno di scrivere un libro, forse questa parte di territorio conserva ancora bellezze tali da meritare una visita.

 

Dal Monte delle Vedette al Naviglio di Leonardo

MONTEVECCHIA - Alla Rocca di Airuno; ai piedi del Monte Robbio, alla Madonna del Carmelo sul Monte delle Vedette. O, come da tradizione, al santuario della Rocchetta, alzaia dell'Adda in comune di Paderno. Anche nel 2018, in Brianza la Pasquetta con gita fuori casa è un must che ha conservato il suo seguito di appassionati. Le occasioni per una colazione al sacco, o la merenda nell'agriturismo sono a portata di mano.

La Rocca di Airuno sarà aperta per la "Sagra dell'Uovo". Il mattino la messa. A mezzogiorno pranzo con la Pro Loco. Alle 16 "il Mago del sorriso" per i bambini. Un'ora dopo "Condominio Cyrano", Ivano Gobbato racconta i libri.

L'appuntamento più noto del Lunedì dell'Angelo è la processione, il mattino, dal santuario della Madonna del Carmelo, il punto più alto di Montevecchia e della Brianza. Centinaia i partecipanti. "La festa dell'Angelo - dicono le signore di Montevecchia - è quella che vede il ritorno in collina di molti compaesani che vivono ormai a Milano o in altre città vicine. Per tradizione, in quel giorno una gran parte ritorna qui per rivedere il paese natale, i parenti e gli amici d'infanzia o di una vita".

Storia da rileggere scendendo sulle alzaie dell'Adda. Dalla discesa in acciottolato del "Vigevano", fino ai tre chilometri lungo il Naviglio, si ripercorre come il genio di Leonardo aveva ideato di rendere navigabile l'Adda. Il progetto delle chiuse redatto dal Missaglia e condiviso dal Meda, venne concluso, due secoli dopo, dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria. Grazie ai volontari di "Solleva", il Naviglio si presenta ora come un'opera in gran parte ripulita. Le vegetazioni spontanee sono state estirpate e le chiuse pronte al progetto di restauro. A Robbiate si cammina sui sentieri del Monte Robbio, che dà il nome al paese.


Servizi a cura di Sergio Perego
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