Santa Maria: a dieci anni dalla scomparsa un omaggio al tenore Giuseppe Di Stefano

Il tenore Giuseppe Di Stefano


Nel decennale della scomparsa, avvenuta il 3 marzo 2008 in paese, nella mattinata di sabato a Santa Maria Hoè si è tenuta una messa per ricordare, onorandone la memoria, il tenore di fama internazionale Giuseppe Di Stefano.

Alla funzione presso la parrocchiale intitolata dalla Beata Vergine Addolorata, alla presenza del parroco don Paolo e di don Massimo, ha fatto seguito un saluto in cimitero, con il camposanto raggiuto in corteo sotto una copiosa nevicata, durata giusto lo spazio dell'omaggio ad uno dei cantanti lirici più apprezzati nel secondo dopoguerra, nato a Motta Sant'Anastasìa, in provincia di Catania, il 24 luglio 1921, cresciuto a Milano e da lì "salpato" poi per esibirsi nei principali teatri del mondo, con al proprio fianco colleghe del calibro di Maria Callas e Renata Tebaldi.


La cerimonia è stata voluta e organizzata dal complesso bandistico La Filarmonica di Abbiategrasso che ha già in programma anche un altro omaggio a Di Stefano.
"Ci piace ricordare il maestro con le parole di Mario Pasi, critico musicale del Corriere della Sera" è stato letto in chiesa. "Tempi indimenticabili, quelli in cui potevano ascoltare la voce di Giuseppe Di Stefano alla Scala e negli altri teatri del mondo. Tempo, perché intensi di passione, belli e ricchi. Sembra un mondo lontano, e invece è lì, dietro alla prima porta, vitale e generoso. Così era Di Stefano tenore, generoso nella voce e nel cuore. Egli visse e cantò nel periodo più glorioso, non lo diciamo per nostalgia, ma per convinzione, dell'opera italiana. E' parte della nostra storia e delle nostre passioni.

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Tempi belli, quelli in cui ci si appassionava per la sua voce. Possiamo anche dire irripetibili? L'ottimismo del cuore ci fa dire di no, ma il dubbio resta. Il canto italiano, aperto, spontaneo, vero, sentito, trovò in lui un grande alfiere. C'era il fantastico gioco di seduzioni che fa felice l'orecchio, c'era la naturalezza del sentimento. La nobiltà dell'arte si misura nella ricchezza dei doni che quest'arte offre: nel caso di Di Stefano, i dono sono stati infiniti. Per questo egli resta per noi e con noi. Ascoltando la tua voce, e non solo la tua ovviamente, siamo diventati migliori e abbiamo capito qualcosa di più, perché le nostre grandi tradizioni hanno bisogno di interpreti autentici per non restare chiuse nell'ipotetico museo della memoria".


Dinnanzi alla lapide, con la chiave di violino scolpita nel marmo, a ricordare per sempre la grande passione dell'uomo, è stato proposto invece un messaggio di ringraziamento: "Grazie Maestro Di Stefano per le numerosissime testimonianze di autentico bel canto: un canto appassionato, raffinato, signorile, ispirato, disteso, spontaneo. Un canto di melodiosa eleganza, ricco di sfumature, mutevole d'accento e di colore unito alle straordinarie doti sceniche, attoriali e interpretative che hanno entusiasmato e incantato le platee di tutto il mondo e che ancora oggi entusiasmano ed incantano gli appassionati. Grazie per gli eccelsi duetti ineguagliabili nei quali le anime dei due protagonisti si uniscono in una intima vocalità, squisita e rara".

Un brano, proposto dalla Filarmonica, che nonostante il freddo intenso, non ha rinunciato ad esibirsi, ha chiuso la commemorazione. Il sindaco Efrem Brambilla, presente personalmente al fianco di conoscenti e ammiratori del tenore, ha annunciato che - in accordo con i famigliari - presto verrà collocato in paese un monumento al maestro, spentosi nella sua villa santamarinese a quattro anni dalla brutale aggressione patita nel corso di una rapina nella sua casa di Diani in Kenya. Aveva 86 anni.
A. M.
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