Paderno d’Adda: il custode della diga lascia la casa sul fiume. Andrea Grusi per trent’anni ha regolato il deflusso dell’acqua ''Qui sono cresciute le mie figlie, nel nostro piccolo paradiso''
Sorge in fondo al canyon verde, dentro cui scorre, a volte placida a volte turbolenta l'acqua del fiume. Sembra di sentinella tra il ramo vecchio dell'Adda, che da lì in avanti si snoda tra grandi massi e strette anse e il canale, la cui corrente aumenta sempre più di velocità, e se si viene ghermiti difficilmente si riesce a sottrarsi ai suoi mulinelli. Di sera guardando dal ponte San Michele, 87 metri sotto, le lampade della vecchia casa illuminano un paesaggio a volte fiabesco, a volte spettrale. Le luci danzano sulle acque nelle notti serene o bucano la coltre di nebbia quando è intensa l'evaporazione. E ogni volta che si guarda laggiù il pensiero corre a coloro che vivono dentro quelle mura, quasi a strapiombo sul fiume.
Soli, nelle notti buie, senza nessuno attorno, nel silenzio rotto soltanto dallo sciabordio delle acque e dai richiami degli animali. Un luogo che ispira timore o un piccolo paradiso lontano dal clamore della frenetica vita di oggi?
Andrea Grusi
"Un piccolo paradiso che dovremo lasciare presto. Il 31 gennaio è il mio ultimo giorno di lavoro in Edison. Qui siamo arrivati, mia moglie Maria e io, nel 1987 come custodi della diga. E da allora non ci siamo più mossi".
Andrea Grusi è una persona che ispira subito simpatia. E' l'uomo della diga, il "padrone" della casa sul fiume. L'abbiamo incontrato assieme a Guido Stucchi, un appassionato di storia locale e suo grande amico, che ogni domenica pomeriggio accoglie per conto della Pro Loco di Cornate ciclisti e passanti attirati dalla chiesetta sconsacrata di Maria Addolorata, posta proprio di fianco alla diga. Ci accoglie in casa con grande cordialità con accanto la moglie Maria Galbiati.
Allora il 31 gennaio va in pensione, addio casa sul fiume.
"Già. Sono passati ben trent'anni da quando la Edison mi chiese se volevo lavorare quaggiù come guardiano della diga. E ora arriva il momento, un po' triste, di lasciare questa casa".
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Le dispiace molto lasciare questi luoghi vero?
"Eh sì, ci dispiacerà tantissimo. Il posto è veramente bello, siamo immersi nella natura da più di trent'anni e anche le nostre figlie (Veronica di 30 anni e Viviana di 28), nate qui, sono legatissime a questi posti. Sono grato alla Edison per avermi dato l'opportunità di vivere qui, sarà difficile doversi allontanare da questi luoghi e cambiare vita".
Qual è il suo ricordo più bello?
"Ne abbiamo vissute talmente tante di storie in trent'anni che non saprei sceglierne una in particolare. È lo stesso stare qui, la cosa più bella che ci sia. Sicuramente momenti belli li abbiamo vissuti i primi tempi, quando qui c'era più movimento: all'inizio viveva un'altra famiglia qui, organizzavamo pranzi tutti insieme, andavamo a piedi a messa".
Andrea con la moglie Maria
Ci racconti qualche esperienza toccante ed eventuali situazioni pericolose che avete vissuto
"Beh, io e la mia famiglia non abbiamo mai avuto timore di vivere qui. Poco prima del nostro arrivo c'era un'altra famiglia che se n'è andata proprio perché la moglie aveva paura. Noi siamo arrivati nel febbraio del 1987, dopo che l'anno prima avevo seguito un corso di formazione lungo sei mesi. Durante il nostro primo anno c'è stata la piena della Val Pola. Mia moglie era incinta di 7 mesi, l'acqua arrivava ai gradini ed aveva invaso la cantina, scorrevano nel fiume tra i 900 e i 1000 metri cubi al secondo. Ricordo che nel fiume si vedevano piante, mobili, animali morti. Insieme ad altri operai giravamo i volanti di ferro, ora non più funzionanti perché è tutto automatizzato, che chiudevano le porte del Naviglio, per evitare che la centrale ricevesse troppa acqua. Ce ne sono state altre di piene, ma quella ce la ricordiamo bene, è stata il "primo impatto". Ricordiamo anche la nevicata del '91 o del '92, quando siamo rimasti qui isolati perchè la strada era completamente sommersa da oltre un metro di neve.
Purtroppo abbiamo avuto anche a che fare con i numerosi suicidi, vista la vicinanza del Ponte San Michele. I primi anni, quando recuperavano i cadaveri, li mettevano nel cortile in attesa che arrivassero le pompe funebri e il medico legale. Le bambine erano terrorizzate: dicevano, nella loro ingenuità da bimbe, che volevano andare sul ponte a mettere un cartello con scritto "se volete buttarvi da qualche parte, fatelo dal tetto di casa vostra". Ne abbiamo consumate di lenzuola, per coprire i corpi senza vita, e di candeggina per disinfettare per terra. I primi tempi non andavo nemmeno a cercarli, chiamavo i Carabinieri ed aspettavo che ci pensassero loro. Da quando hanno messo le reti sembra che le gente sia meno intenzionata a buttarsi, anche se qualcuno capita ancora purtroppo.
Qualche persona l'abbiamo anche salvata: un uomo che aveva appena scoperto di avere un tumore e una signora di Verderio che tentava di buttarsi nel canale che va alla Esterle.
Un altro episodio spiacevole che ci riguarda è stata la perdita della nostra cagnolina Havana, di solo un anno. È caduta nell'acqua del canale con la piena, lei amava nuotare. L'abbiamo cercata tantissimo, tutti ci dicevano che i cani si salvano sempre ma non l'abbiamo purtroppo più ritrovata".
Come ha visto cambiare l'ambiente naturale circostante nel corso degli anni?
"L'ambiente è cambiato tantissimo: i primi tempi il fiume era ricco di pesce, io amavo pescare. Ma ormai è un sacco di tempo che non lo faccio più. Anche il bosco è diverso. Prima nei boschi ci si poteva sedere, ora è pieno di rovi, completamente abbandonato. Un tempo facevo anche il bagno nel canale, adesso non mi azzardo più a gettarmi in quelle acque".
Si dice che tanta gente famosa sia passata di qui, per passeggiare o per riprese cinematografiche. E vero?
"E' verissimo. Molti personaggi noti sono stati in questi posti per girare video, telefilm o documentari Cito a memoria: Amadeus, Philippe Leroy, Davide Van De Sfroos, Massimiliano Orsini. È stata girata anche qualche puntata della serie televisiva "La Piovra" con Michele Placido".
Qui regna il silenzio, solo il fiume gorgoglia. Come si vive lontano da tutti i rumori?
"Guardi le assicuro che qui si sta benissimo. Il rumore dell'acqua che finisce nel letto del fiume ormai non lo sentiamo più, anzi ci culla la notte. Sarà strano non sentirlo. Le bambine sono cresciute a contatto con la natura, hanno sviluppato un rapporto bellissimo con gli animali: quanti cigni e anatre ferite hanno raccolto per poterli curare! Avevo costruito loro anche una casetta sull'albero".
Dove andrete tra pochi giorni quando lascerete la casa sul fiume?
"Ci trasferiremo a Porto d'Adda, il paese da cui proveniamo. Torneremo sicuramente spesso in questi luoghi, questa volta però da turisti. Nessun'altra famiglia vivrà qui in modo stabile, noi siamo gli ultimi abitanti la casa sul fiume".
Andrea Grusi e Guido Stucchi con uno dei panconcelli
Prima di salutare Andrea e Maria, Guido ci porta nella chiesetta di Maria Addolorata per mostrarci come sono fatti i panconcelli che compongono la diga, ciascuno dei quali permette il passaggio di circa 0.70 metri cubi di acqua al secondo. Andrea ci ha anche mostrato come vengono inseriti o tolti, a seconda delle esigenze (si veda il video).