Mandic: i lavoratori proclamano lo stato di agitazione, chiesti un piano di assunzioni e maggiore sicurezza in tutti i reparti


I lavoratori del Mandic sono sul piede di guerra. Nel corso dell'assemblea che si è svolta nel pomeriggio di venerdì 26 gennaio con le rappresentanze sindacali, hanno votato all'unanimità per proclamare formalmente lo stato di agitazione, compiendo perciò un primo passo verso lo sciopero. L'incontro con i sindacati era stato richiesto con urgenza sul finire di dicembre dai lavoratori dell'ASST di Lecco.

Francesco Scorzelli, delegato RSU e dirigente sindacale USB


Nei prossimi giorni la RSU incontrerà anche i dipendenti dei presidi ''Manzoni'' di Lecco e ''Umberto I'' di Bellano. Il disappunto sulle modalità di gestione del personale da parte dell'azienda sembra piuttosto unanime. In cima alla lista dei desideri dei lavoratori dell'ASST, infatti, c'è quel piano di assunzioni che risolverebbe una volta per tutte il problema della carenza di organico. ''Partecipando ad alcune manifestazioni negli scorsi mesi ci siamo resi conto che il problema è esteso ai presidi di tutta la Lombardia - ha spiegato Rita Biffi, coordinatrice RSU dell'ASST di Lecco - Ci chiediamo quali problemi abbiano i dirigenti di queste ASST nel capire che così non si può andare avanti. Il problema di questa azienda, oltretutto, è anche nell'età media''. Il ''piano di assunzioni'' del scorso anno non solo non sarebbe stato in grado di ricoprire le mancanze dovute al ''piano abbandoni'', ma nemmeno a ringiovanire l'organico. L'età media dei dipendenti, secondo la RSU, è di 47,95 anni, 49 quella dei dirigenti.

Tonino Garrone, Fabio Gerosa, Rita Biffi e Catello Tamparullo


Questo aspetto, secondo il segretario FP CGIL di Lecco Catello Tamparullo, presente all'assemblea, non è altro che una conseguenza della Legge Fornero, ''che ha allungato di 15 anni la nostra permanenza nel mondo del lavoro''. ''Nel frattempo, si stanno svolgendo i concorsi per gli operatori amministrativi, mentre la prossima estate saranno indetti per gli infermieri e gli operatori sociosanitari (Oss) ed entro la fine dell'anno per i fisioterapisti''.

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L'annuncio della coordinatrice Biffi non è bastato a sedare gli animi nell'aula scientifica. Ci sono stati parecchi interventi, i primi da parte di un'infermiera che ha portato l'attenzione sulle problematiche relative al collocamento di alcuni lavoratori affetti da limitazioni, che in alcuni casi aumenterebbero oltremodo il carico di lavoro degli altri dipendenti. Sul fronte delle ore di pronta disponibilità, secondo l'RSU trasformate da ore di riposo ad arresti domiciliari in piena regola, e in generale sui turni, dal ''pubblico'' si sono sollevate alcune polemiche nei confronti di coordinatori di reparto che molto spesso non vogliono sentire le richieste dei dipendenti.

Da sinistra: Ellis Foschini, rappresentante FSI, Tonino Garrone, rappresentante USB, Fabio Gerosa, Rita Biffi, coordinatrice RSU, 
Catello Tamparullo, segretario generale FP CGIL Lecco, Massimo Coppia, dirigente sindacale UIL


Per Francesco Scorzelli, delegato RSU e dirigente sindacale USB, nonché coordinatore, molto spesso i suoi colleghi sarebbero ''minacciati dall'alto, perché se solo si azzardano a dire qualcosa si prendono 3 mesi di sospensione''. Il clima è apparso tutt'altro che sereno tra i dipendenti del presidio meratese. Alcune operatrici della radiologia hanno lamentato di situazioni frequenti in cui sono costrette a svolgere compiti da infermiere, trasportando malati in assenza di personale dedicato. Quando alcuni dei dipendenti hanno riportato in assemblea casi di aggressione, non solo verbale, al pronto soccorso e in altri reparti, allora si è parlato anche di un necessario inserimento di una vigilanza interna all'ospedale. Massimo Coppia, dirigente sindacale UIL, in proposito ha parlato anche di furti ignobili che si sono verificati nei confronti dei pazienti e degli stessi dipendenti. ''Non è più accettabile - ha commentato Coppia - Si è a tutti gli effetti dei pubblici ufficiali, e la dirigenza non può continuare a non prendere provvedimenti''. Ogni problematica emersa può sembrare che riguardi soltanto i dipendenti. Ma come qualcuno ha fatto notare, i disagi si ritorcono ogni volta contro i pazienti, e perciò contro la salute pubblica. Questo i dipendenti del Mandic lo sanno bene, ed è per questo motivo che giovedì pomeriggio hanno deciso all'unanimità di proclamare lo stato di agitazione per ribadire ancora di più come il servizio all'utenza stia qualitativamente peggiorando e quindi sia necessario "combattere" per tutelare non solo i lavoratori ma anche chi afferisce all'ospedale.

A.S.
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