Gabriella Maggioni: il tumore è ormai per me un compagno di vita che mi costringe anche a lasciare Spazio Prevenzione. Ho scelto l’autonomia dopo inutili denunce di sprechi in LILT
In questo ultimo periodo, la mia salute è andata peggiorando, compromettendo le mie forze fisiche ed impegnando molto del mio tempo per le terapie. Ritenendo di non avere più le risorse necessarie a guidare l'associazione in modo efficiente, ho chiesto più volte ai Consiglieri ed ai Collaboratori di essere sostituita. Con loro ci siamo dati tempo fino all'inizio del nuovo anno per trovare una soluzione che non è arrivata. Si è quindi ritenuto doveroso e onesto sciogliere l'associazione.
In questi anni, oltre a lei, chi ha gestito l'associazione?
Ho avuto vicine molte persone che hanno creduto nella scelta di autonomia fatta nel 2004, persone con cui da una forte stima reciproca, si è passati, nel tempo, a un rapporto di grande amicizia. Indipendentemente dalle loro professioni, hanno saputo trasformarsi in Consiglieri, volontari, organizzatori di eventi, manutentori, ecc. Purtroppo, e soprattutto nei momenti più difficili, non sono mancate le fughe, le prese di distanza e gli schieramenti dalla parte del più forte. La paura di essere giudicati era molto forte e in molti non se la sono sentita di continuare con Spazio Prevenzione.
Come si è svolta l'attività?
Fortunatamente tutte le vicende legali e le vicissitudini non hanno mai influito sulla attività istituzionale, che è sempre stata svolta con molto impegno da parte di tutti e senza mai fare mancare quelle professionalità di cui siamo sempre stati molto orgogliosi.
Sono stati davvero anni di grandi soddisfazioni. Con la Lilt siamo partiti dal nulla, in un ambulatorio neppure a norma ma con la ferma convinzione che bisognava portare avanti ad ogni costo un discorso concreto di prevenzione oncologica. Le sole parole, convegni, iniziative, pubblicazioni, non potevano essere sufficienti a svegliare la consapevolezza dell'importanza della prevenzione primaria e secondaria: occorrevano azioni concrete, occorreva servire la prevenzione su un piatto d'argento, in luoghi, giorni ed orari comodi per fare avvicinare le persone.
Parliamo di 24 anni fa: si andava dal medico per curare qualcosa, non per sentirsi dire che andava tutto bene. Io, molto giovane, avevo già sperimentato sulla mia pelle due tumori alla mammella ed ero molto arrabbiata per quanto mi era successo. I medici mi dicevano che ce la potevo fare perché, fortunatamente, la diagnosi era stata tempestiva. Fortunatamente???!!!! No, non ci si può affidare alla fortuna per la salute.
Occorreva che le donne si abituassero, anche in assenza di sintomi, a farsi visitare visto che l'anticipazione diagnostica poteva addirittura salvare la vita.
In quegli anni molte persone dello spettacolo, tuttora famose, mi hanno dato una grossa mano come testimonials: sono state fondamentali come veicolo delle nostre campagne informative e di raccolta fondi. Che soddisfazione vedere che ce la mettevano tutta, con me, per essere convincenti, rassicuranti e garanti del mio operato.
Visto così da vicino il tumore è sempre più curabile o siamo ancora lontani da una reale possibilità di sconfiggerlo?
Ancora oggi, purtroppo, spesso il tumore non è guaribile, ma le possibilità di cura aumentano di giorno in giorno. Frequentando ormai quasi quotidianamente ambienti oncologici, mi rendo conto di come spesso si riesca a cronicizzare la malattia, grazie ai continui progressi nello ricerca e sviluppo di terapie e protocolli sempre migliori e più efficaci. Le cure sono ormai sempre più personalizzate e questo rende la qualità della vita del malato oncologico dignitosa e sempre meno faticosa.
Tutti, non solo le donne, dobbiamo essere consapevoli che con sane abitudini alimentari e con corretti stili di vita, già possiamo fare prevenzione, e non solo oncologica. Grazie poi ai moderni sistemi di informazione (ovviamente di provata serietà come i siti ufficiali dei vari centri oncologici o delle Ast) possiamo essere continuamente aggiornati sulla validità di sistemi di prevenzione oncologica secondaria (visite, esami, test, ecc.), oltre che conoscere i vari screening promossi dalla sanità pubblica.
Lei ha combattuto e combatte ancora contro la malattia. E sorride sempre. Come la affronta?
La malattia è ormai per me una compagna di vita. Fa parte di me e ci convivo, qualche volta a denti molto stretti, per la sofferenza fisica o per la paura di imbattermi in momenti di malattia più avanzata, che mi tolga la consapevolezza della vita. Gli anni più difficili sono stati i primi, quando ero una giovane mamma che aveva voglia di esserci "tutta" per le sue bambine. Sono stati lunghi anni veramente duri, ma il ripresentarsi della malattia mi ha piano piano abituata a far tesoro di quello che ho, momento per momento, senza pensare troppo al futuro ma godendo pienamente del presente. Ora ho dei nipotini, piccoli, e sono felice di ogni giorno che riesco a passare con loro: mi sembra sempre un gran regalo.
Soltanto qualche riga sulla vicenda che l'ha contrapposta alla Lega Italiana per la lotta contro i tumori: la sezione lecchese da lei diretta aveva raggiunto risultati straordinari. Perché poi ne è seguita una battaglia senza fine?
Con la Lilt è partito il mio grande impegno per la prevenzione oncologica. Purtroppo, più il tempo passava e più leggevo bilanci, partecipavo a riunioni, congressi, commissioni, pranzi e cene di gala e mi rendevo conto dei grandi sprechi che, se evitati, avrebbero potuto migliorare, e di molto, il "sistema". Ci sarebbero state tutte le potenzialità, ma non c'era assolutamente la volontà di mettere mano ad un'organizzazione che faceva sicuramente comodo a molti personaggi. Lo Stato manteneva e mantiene la Lilt (Ente Pubblico) con parecchi milioni di Euro all'anno!!! Vedevo uno spreco di energie economiche che avrebbero potuto essere impiegate in modo diverso e sicuramente più efficace ed efficiente. Ma questo avrebbe costretto a rinunciare a privilegi, abitudini, consuetudini, favoritismi ormai consolidati. Mi sono mossa in mille modi per fare presente la situazione, anche con i Ministeri, ma tutto è stato inutile. Non rimaneva che la via dell'autonomia.
Non rinnego assolutamente nulla di quanto ho fatto in quegli anni e rifarei tutto, passo dopo passo, anche se sono convinta che i dispiaceri e le sofferenze legati a questa triste vicenda abbiano avuto un ruolo fondamentale per la ripresa del cancro. Probabilmente oggi mi muoverei diversamente, con più calma e, soprattutto, con meno ingenuità, eviterei di denunciare questa situazione alle persone sbagliate, perché conniventi o portatori di interessi.
La sua famiglia l'ha appoggiata senza riserve in tutti questi anni dimostrando una compattezza senza se e senza ma.
La mia famiglia è il segreto di tutta la mia forza, sia nell'affrontare la malattia, sia nell'affrontare le ingiurie e le diffamazioni che per anni, giorno dopo giorno, hanno tenuto vivi i pettegolezzi locali e non solo, sul mio conto e sul conto di Spazio Prevenzione. In questi anni, nessuno dei miei cari ha avuto per me un rimprovero o un moto d'ira per quanto stava succedendo che, inevitabilmente, coinvolgeva anche tutti loro. Umanamente è stata un'esperienza davvero molto dura per tutti noi, superata solo grazie al rispetto reciproco e all'amore vero che ci unisce.
Come se la sente di concludere questa breve chiacchierata?
Vorrei gridare forte che la vita è "comunque" bella se siamo animati da sentimenti sinceri e profondi che riusciamo a condividere con gli altri. Non tutto può essere risolto, ma se ci sono le condizioni (e questo dipende solo da noi), tutto può essere superato.
Buona vita!