Ospedali Lecchesi: per le coloscopie stiamo riducendo l’attesa con un aumento di esami ma puntiamo molto anche sullo ''screening''

Cogliamo l'occasione dell'editoriale del direttore Brambilla, per fare il punto della situazione sull'attività di endoscopia dell'ASST di Lecco, in particolare al Mandic di Merate .

La struttura di gastroenterologia ha, nel corso degli anni, messo in atto numerose iniziative per ridurre le liste di attesa delle coloscopie quali: incontri con i medici di famiglia per stabilire i criteri di appropriatezza all'esame e le relative priorità, relazioni cliniche dettagliate di accompagnamento dei referti istologici dei pazienti sottoposti e polipectomia per indicare le esatte tempistiche degli esami di controllo, monitoraggio delle inappropriatezze (che raggiungono il 25-30% degli richieste),visite gastroenterologiche contestuali alla coloscopia per risolvere il problema clinico del paziente contestualmente all'esame endoscopico, incremento del numero degli esami eseguiti attraverso l'iniziativa ambulatori aperti serali.

Tutte queste attività hanno ridotto solo temporaneamente le liste d'attesa, che si sono poi nuovamente ricreate per un ulteriore aumento delle richieste, anche da altre province, il tutto perfettamente in linea con quanto oggi noto, ossia che una maggiore "offerta" di prestazioni non compensa comunque la domanda e non riduce automaticamente le liste d'attesa.

Al momento la nostra Azienda è grado di rispettare le tempistiche per gli esami in fascia U (urgenza differibile), di priorità B (10 giorni lavorativi) ed in fascia di priorità D (60 giorni lavorativi), mentre per le richieste programmabili (da eseguire entro 180 giorni) le nostre liste di attesa sono effettivamente oltre quanto richiesto dallo standard.

Occorre comunque rilevare un aumento dell'attività sia a Merate che a Lecco nel corso del 2017: da gennaio a dicembre sono state eseguite presso il presidio di Merate n. 1030 coloscopie ambulatoriali e n. 1710 a Lecco, con un incremento dell'attività rispetto all'anno precedente (+24% Lecco/+26% Merate). Questo è stato reso possibile anche grazie all'assunzione di un nuovo medico endoscopista nel corso del 2017.

Va inoltre ricordato che sul nostro territorio è stato avviato da anni il percorso di screening del colon retto, che ha fatto registrare un notevole incremento dell'attività endoscopica.

Lo screening del cancro colo-rettale non solo salva la vita, ma fa anche risparmiare considerevoli risorse economiche al sistema sanitario nazionale, in quanto evita l'impiego di quei farmaci antitumorali estremamente costosi, utilizzati nelle fasi più avanzate di malattia. I risultati del programma di screening della provincia di Lecco, partito nel 2006 ed ormai giunto al sesto round biennale, dimostrano infatti che molti tumori diagnosticati allo screening (circa il 70%) sono in stadio precoce e quindi curabili con il solo intervento chirurgico (talvolta anche solo di tipo endoscopico), senza alcun successivo trattamento chemio o radioterapico, rispetto ad una minoranza (circa il 40%) dei tumori diagnosticati al di fuori dello screening. Ciò si traduce in una significativa riduzione della mortalità (del 20% rispetto ai cancri sintomatici), nonché in una considerevole riduzione dei costi di trattamento per questo tumore nella popolazione sottoposta a screening.

A tutto ciò vanno aggiunti gli ulteriori vantaggi derivanti, a più lungo termine, dalla diminuzione di incidenza di cancro colo-rettale nei soggetti nei quali, in occasione dello screening, sono stati asportati polipi adenomatosi, ovvero le lesioni neoplastiche benigne che precedono il cancro del colon.

Il programma di screening di Lecco e provincia, organizzato in collaborazione con l'ATS della Brianza, è una reale eccellenza a livello regionale e nazionale, sia per tassi di adesione (siamo stabilmente al 60% della popolazione target) che per risultati. Il programma è del tutto gratuito ed i pazienti positivi al sangue fecale vengono tutti sottoposti a coloscopia entro 30-60 giorni dal test: sono 766 le colonscopie di screening eseguite nel corso del 2017 , con un aumento del 10% rispetto l'anno precedente.

Infine vorremmo precisare che Il formarsi di liste attesa per alcune prestazioni medico-specialistiche ambulatoriali è un fenomeno strutturale comune a tutti i sistemi sanitari avanzati occidentali; le ragioni sono molteplici: dal generale invecchiamento della popolazione, che comporta un aumento di prestazioni sanitarie connesse a malattie tipiche dell'età più avanzata, all'emergere di "nuove" patologie che inducono un aumento della diagnostica specifica, all'implementazione di programmi di screening neoplastico che determinano un aumento di richiesta di esami di controllo (come per la coloscopia) e, non ultimo, alla inappropriatezza di molte richieste, come già detto sopra. Numerose esperienze hanno dimostrato che il semplice aumento delle prestazioni non costituisce una efficace soluzione del problema in quanto riduce solo temporaneamente le liste di attesa che poi si ricreano rapidamente per un successivo incremento della domanda. Solo strategie di intervento strutturali, tese a "governare" la domanda attraverso regole precise tra le strutture erogatrici e medici richiedenti (medici di famiglia e specialisti) hanno possibilità di successo in questo campo ma questi interventi, per altro già intrapresi da questa ASST, in collaborazione con ATS e Ordine dei Medici della provincia di Lecco, necessitano di tempi lunghi per vedere le ricadute delle iniziative messe in atto. .

L'impegno di questa ASST è quello di continuare l'attività di screening e promuovere iniziative volte a trovare, insieme agli altri attori del sistema, soluzioni sempre più rispondenti ai bisogni di salute della popolazione del nostro territorio che porteranno ad una riduzione delle prestazioni inappropriate e di conseguenza delle liste d'attesa.

ASST Lecco

 

Il direttore generale Stefano Manfredi, la direttrice sanitaria aziendale Flavia Simonetta Pirola,
il direttore di Endoscopia dr. Fabrizio Parente

 

Ringraziamo molto la Direzione dell’ASST per la rapida presa di posizione sul tema specifico riguardante la nostra Azienda, però non è stata data risposta alla domanda su quanto si sta facendo per poter effettuare in tempi ragionevoli una colonscopia. Peraltro il breve editoriale voleva porre in evidenza il fenomeno della “privatizzazione” di alcune prestazioni sanitarie pure in regime ospedaliero. Il senso era proprio quello di mettere sotto i riflettori la grande sperequazione di tempi tra un intervento totalmente a pagamento e un altro in regime di SSN. Perché il primo caso è alla portata di pochi (4-500 euro per una colonscopia non è un costo alla portata di tutti) e il secondo ha tempi talmente lunghi da appannare l’immagine dell’eccellenza lombarda che si manifesta indubbiamente nell’altissima specialità ma che dovrebbe dispiegare i suoi effetti anche nelle prestazioni ambulatoriali. Detto questo sicuramente un plauso per le iniziative di screening di grande efficacia e successo e anche per la sensibilizzazione verso un ricorso più appropriato a questa  prestazione.

C.B.

 

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