Distretto di Lecco: verso il Piano di Zona Unitario 2018-2020 immaginato come 'Patto di Comunità'. Quattro i temi cardine
Con il 2017 ormai agli sgoccioli è tempo di bilanci anche per l'Assemblea dei Sindaci del Distretto di Lecco: nella mattinata odierna il presidente Filippo Galbiati - affiancato da Ruggero Plebani quale coordinatore dell'Ufficio di Piano ed in assenza del vice John Patrick Tomalino, impossibilitato a partecipare all'incontro all'ultimo minuto - ha illustrato le strategie messe in campo nel primo anno di lavoro, proponendo dapprima, quale premessa, una sintesi del modello organizzativo previsto dalla legge regionale 23/2015 (Evoluzione del sistema sociosanitario lombardo) per poi snocciolare le principali attività di programmazione sociale portate avanti sul territorio.
La vera "sfida" che attente il Distretto è però dietro l'angolo: per il triennio 2018/2020 dovrà essere infatti predisposto il nuovo Piano di Zona Unitario che consenta di accompagnare ulteriori passaggi di convergenza programmatoria fra i tre Ambiti (Lecco, Merate e Bellano) pur nel rispetto delle specificità locali. "L'obiettivo è quello di costruire un Piano di Zona omogeneo e il più possibile condiviso, in continuità con il passato ma con strumenti di pianificazione solidi" ha asserito il primo cittadino di Casatenovo, a nome dei Sindaci del Distretto. In altre parole, il Piano "dovrà mettere al centro politiche di intervento capaci di investire tutti i soggetti sociali che direttamente o indirettamente intervengono nella costruzione dei sistemi di welfare. Questo significa, metodologicamente, avviare un ampio e allo stesso rapido lavoro di consultazione, condivisione, sviluppo di alleanze con gli stakeholder del sistema in una logica di condivisione del comune interesse pubblico al governo del territorio" come si legge nel Documento di Indirizzo (in attesa delle linee guida regionali), che traccia il solco per il futuro. "Il Piano di Zona 2018-2020 deve cogliere l'opportunità di qualificarsi, dunque, come Patto di comunità, delle nostre comunità, che trovano un punto di sintesi nel documento di programmazione, pianificando il triennio di lavoro, definendo insieme i livelli di co-partecipazione, di co-progettazione, di co-gestione, di corresponsabilità [...]. A questo fine è importante definire a breve un gruppo di lavoro tecnico/politico che accompagni la fase preparatoria, e dare attivazione al Gruppo di intesa distrettuale previsto dal documento programmatico territoriale "Governance e partecipazione alla programmazione territoriale nel Distretto di Lecco" ad integrazione del Regolamento delle Assemblee che definisce il coinvolgimento dei soggetti sociali alla programmazione sociale".
- Integrazione sociosanitaria, presa in carico delle fragilità, sviluppo dei PReSST come presidi sociali e sociosanitari
Vi è un evidente possibilità che la LR 23/2015 e gli atti successivi, per la implicita forte dimensione sanitaria, possano fagocitare un'idea di programmazione che snaturi il ruolo dei comuni e delle politiche sociali, oppure che si percorrano ancora una volta binari paralleli, perdendo un'occasione importante. Vanno invece utilizzate al meglio due condizioni favorevoli : Il Piano di Zona Unitario a cui siamo orientati; la presenza di una Direzione ATS che ha una visione non solo sanitaria della realtà e che ha fatto del dialogo con i comuni e con il sociale una propria caratteristica.
Sono due condizioni utili per costruire la possibilità di una integrazione socio-sanitaria primaria, di base, che, nello scenario attuale possa meglio rispondere ai bisogni di tutela, sicurezza, protezione dei cittadini senza perdere di vista l'assoluta importanza che questi bisogni trovino risposta in famiglia, a casa propria, nel proprio territorio, attraverso forme (qualificate anche) di prossimità.
A partire da questo occorre sviluppare una lettura integrata del tema della programmazione e dello sviluppo dei PreSST, anche in relazione al tema della presa in carico delle fragilità, secondo la matrice di ispirazione: "I PreSST costituiscono una modalità organizzativa di riferimento con lo scopo di integrare le attività e le prestazioni di carattere sanitario, sociosanitario e sociale e concorrono alla presa in carico della persona e delle fragilità."
La nostra ATS ha posto l'accento, fin dall'origine, sul concetto di PreSST comunitari/territoriali come ribadito nell'allegato alla Delibera ATS Brianza n. 443 del 28 07 2016 "Linee di indirizzo per l'attivazione dei PreSST sul territorio dell'ATS della Brianza.
Si può quindi pensare ad una programmazione di Distretto declinata per aree territoriali omogenee per servizi, bacini di traffico, organizzazione scolastica, accesso ai servizi ecc. A questa condizione diventa interessante e possibile, con il nuovo PdZ, scomporre e ricomporre il territorio degli Ambiti con criteri diversi, introducendo una visione d'insieme che tenga conto di una pluralità di fattori sociali, socio-sanitari, presenza di reti di servizi, servizi di prossimità, popolazione, investendo anche altri temi di policy e governo del territorio (es. piano dei trasporti, piani di conciliazione, reti di housing...) modificando pian piano le direttrici su cui si muove la popolazione per trovare risposta ai bisogni.
Queste aree omogenee (favorendo la circolarità delle relazioni) potrebbero essere sovrapposte con i PreSST in modo da rinforzare il presidio della salute, della qualità della vita, del sostegno alle fragilità dentro il luogo di vita. Una nostra iniziativa come Comuni eviterebbe, almeno contrasterebbe, il rischio di una prevalenza sanitaria delle esperienze. Occorre anche porre attenzione all'esperienza dei Punti Salute (9 a livello provinciale), esperienze di prossimità in termini preventivi, di attivazione locale, di responsabilità diretta dei cittadini sul tema salute, di possibile coordinamento, che possono rappresentare un punto di riferimento soprattutto per gli anziani e i fragili, nell'ambito di PreSST territoriali. A livello di Polo sociale territoriale/PreSST potrebbero essere organizzate o quantomeno coordinate iniziative relative alle DGR non autosufficienza, alla conciliazione famiglia-lavoro, socio-occupazionali, e altro ancora, anche con attribuzione di budget specifici, secondo la programmazione da parte dell'Ambito/Distretto e con azioni di fundraising locali.
Al tema dei bacini territoriali /PReSSt si può collegare anche l'attenzione al tema dell'incremento della popolazione anziana e alle esperienze che taluni territori che stanno avviando una rilettura globale dei servizi abitativi, dei servizi sociali, dei trasporti, delle barriere architettoniche per consentire una permanenza attiva e relazionale degli anziani nelle loro comunità.
- Lavoro
Il lavoro è un'altra delle condizioni indispensabili per la coesione sociale. Il tavolo di lavoro territoriale, avviato a seguito degli Stati Generali, sarà un luogo di riferimento per capire quali dinamiche istituzionali possono essere mese in moto a livello locale per favorire forme di occupazione. In termini di politiche sociali vanno ripresi i temi accennati in questi mesi:
- Promozione e sviluppo dei Fondi locali per il lavoro, in collaborazione con le Caritas, le Parrocchie, i Comuni, la Fondazione, a sostegno di tirocini e di progetti sociali legati all'occupabilità (cantonieri di quartiere, lavori di utilità sociale, riqualificazione...);
- Promozione e sviluppo di progetti socio-occupazionali sul modello di CeSeA in favore delle situazioni più fragili e con problemi di integrazione;
- Azioni di riqualificazione di persone che perdono il lavoro in età adulta in direzione di professioni non presenti nel mercato del lavoro territoriale (compiti di cura, assistenti personali disabili ecc.);
- Rilancio di progetti rivolti ai giovani che garantisca continuità con le esperienze avviate da Living Land, Piazza l'idea, Work station ecc...
- Casa e abitare
Come ricordava Enzo Bergamaschi agli Stati Generali, la casa è un bene particolare perché è il luogo dell'intimità, delle relazioni primarie, dell'identità. Intorno alla casa si costruisce la propria condizione sociale, da lì si muove per affrontare la vita. La crisi occupazionale ha messo in difficoltà molte persone e famiglie ma anche molti proprietari compressi tra una legittima aspettativa e il dispiacere di sfrattare gli inquilini morosi. Viviamo in un territorio che ha il paradosso di una grande presenza di alloggi invenduti e centinaia di persone che non trovano alloggi accessibili. Su questo tema il prossimo Piano di Zona, attraverso un coinvolgimento di ALER, ANCE, ANACI, ASSPI, OOSS ecc. dovrà individuare delle prospettive di lavoro concrete ed efficaci.
Almeno quattro obiettivi sembrano perseguibili:
- Attivare l'Agenzia provinciale per la casa come servizio specializzato che si occupa di mediare offerta e domanda di alloggi di mercato privato e pubblico in un' area intermedia fra ERP e libero mercato. L'Agenzia potrebbe intervenire con gli strumenti promossi da Regione Lombardia o direttamente dai Comuni nelle procedure di sfratto, nei casi di morosità incolpevole o difficoltà temporanee, nella forma di contributi a garanzia concessa dei proprietari che accettano di stipulare contratti di locazione a canone moderato. Sviluppare accordi per l'individuazione di nuovi alloggi a canone concordato in base al vigente accordo territoriale con i piccoli proprietari
- Sviluppare forme di housing sociale, incrementando il patrimonio di alloggi disponibili in tutto il territorio provinciale non solo per dare casa ma per costruire progetti sociali e di sostegno alle situazioni;
- Sviluppare forme abitative e di servizio coerenti con i bisogni delle persone disabili interessate a un progetto di vita indipendente o di "dopo di noi", e progetti evolutivi della "residenzialità leggera" in psichiatria;
- Garantire forme di accoglienza abitativa a bassa soglia per le persone con sole con gravi disagi personali e sociali garantendo forme minime di tutela
- Programmazione territoriale/Fondazione Comunitaria del Lecchese/Terzo Settore
Il livello di intensità delle relazioni e di condivisione di interventi con la Fondazione Comunitaria lecchese permette oggi di pensare alla stessa come partner strategico e permanente della programmazione sociale. Si prevede, in previsione del Piano di Zona, di avviare un confronto a breve termine per verificare la possibilità di:
- condividere e sostenere alcuni filoni di lavoro distrettuali di forte impatto sociale: Lavoro; Casa; Fragilità sociale e riqualificazione urbana in favore delle persone più in difficoltà (vivere la propria comunità).
- far dialogare i bandi semestrali della Fondazione comunitaria che distribuiscono alcune centinaia di migliaia di euro a varie associazioni dentro a un disegno programmatorio condiviso con Distretto e Ambiti. Pur mantenendo il finanziamento alle diverse realtà del terzo settore (nella logica del welfare diffuso) sarebbe interessante ricercare una condivisione degli obiettivi di intervento con l'Ufficio dei Piani. Questo consentirebbe da un lato di facilitare aggregazioni di enti minori che lavorano su obiettivi similari, dall'altro di finalizzare meglio le diverse proposte rispetto alla lettura dei bisogni.
- Sostenere come Piano di Zona l'azione filantropica della Fondazione comunitaria a favore del territorio lecchese, anche sviluppando esperienze innovative quali i Fondi di comunità presso i singoli Comuni o i Fondi tematici. A questo proposito l'esperienza del Fondo Living Land evidenzia come processi di fund raising partecipati da enti pubblici, soggetti del terzo settore e comunità locale possano produrre risultati di primissimo livello, sia in termini economici che partecipativi.
- Verificare con il Terzo settore, la possibilità di scelte comuni di investimento e ricerca risorse, in ragione di obiettivi condivisi. Si tratta di mettersi al tavolo di confronto apertamente, leggere insieme urgenze e priorità, proporre tratti di strada comuni, chiedere di investire congiuntamente sul territorio di riferimento.
PER LEGGERE IL DOCUMENTO INTEGRALE APPROVATO DALL'ASSEMBLEA DEI SINDACI DEL DISTRETTO, CLICCA QUI
La vera "sfida" che attente il Distretto è però dietro l'angolo: per il triennio 2018/2020 dovrà essere infatti predisposto il nuovo Piano di Zona Unitario che consenta di accompagnare ulteriori passaggi di convergenza programmatoria fra i tre Ambiti (Lecco, Merate e Bellano) pur nel rispetto delle specificità locali. "L'obiettivo è quello di costruire un Piano di Zona omogeneo e il più possibile condiviso, in continuità con il passato ma con strumenti di pianificazione solidi" ha asserito il primo cittadino di Casatenovo, a nome dei Sindaci del Distretto. In altre parole, il Piano "dovrà mettere al centro politiche di intervento capaci di investire tutti i soggetti sociali che direttamente o indirettamente intervengono nella costruzione dei sistemi di welfare. Questo significa, metodologicamente, avviare un ampio e allo stesso rapido lavoro di consultazione, condivisione, sviluppo di alleanze con gli stakeholder del sistema in una logica di condivisione del comune interesse pubblico al governo del territorio" come si legge nel Documento di Indirizzo (in attesa delle linee guida regionali), che traccia il solco per il futuro. "Il Piano di Zona 2018-2020 deve cogliere l'opportunità di qualificarsi, dunque, come Patto di comunità, delle nostre comunità, che trovano un punto di sintesi nel documento di programmazione, pianificando il triennio di lavoro, definendo insieme i livelli di co-partecipazione, di co-progettazione, di co-gestione, di corresponsabilità [...]. A questo fine è importante definire a breve un gruppo di lavoro tecnico/politico che accompagni la fase preparatoria, e dare attivazione al Gruppo di intesa distrettuale previsto dal documento programmatico territoriale "Governance e partecipazione alla programmazione territoriale nel Distretto di Lecco" ad integrazione del Regolamento delle Assemblee che definisce il coinvolgimento dei soggetti sociali alla programmazione sociale".
Filippo Galbiati
Quattro, le tematiche, cardine su cui ci si focalizzerà, con la prima a sua volta portante dell'intera riforma prevista dalla legge 23/2015. Eccole per come presentate nel testo approvato dall'Assemblea dei Sindaci lo scorso 22 novembre:- Integrazione sociosanitaria, presa in carico delle fragilità, sviluppo dei PReSST come presidi sociali e sociosanitari
Vi è un evidente possibilità che la LR 23/2015 e gli atti successivi, per la implicita forte dimensione sanitaria, possano fagocitare un'idea di programmazione che snaturi il ruolo dei comuni e delle politiche sociali, oppure che si percorrano ancora una volta binari paralleli, perdendo un'occasione importante. Vanno invece utilizzate al meglio due condizioni favorevoli : Il Piano di Zona Unitario a cui siamo orientati; la presenza di una Direzione ATS che ha una visione non solo sanitaria della realtà e che ha fatto del dialogo con i comuni e con il sociale una propria caratteristica.
Sono due condizioni utili per costruire la possibilità di una integrazione socio-sanitaria primaria, di base, che, nello scenario attuale possa meglio rispondere ai bisogni di tutela, sicurezza, protezione dei cittadini senza perdere di vista l'assoluta importanza che questi bisogni trovino risposta in famiglia, a casa propria, nel proprio territorio, attraverso forme (qualificate anche) di prossimità.
A partire da questo occorre sviluppare una lettura integrata del tema della programmazione e dello sviluppo dei PreSST, anche in relazione al tema della presa in carico delle fragilità, secondo la matrice di ispirazione: "I PreSST costituiscono una modalità organizzativa di riferimento con lo scopo di integrare le attività e le prestazioni di carattere sanitario, sociosanitario e sociale e concorrono alla presa in carico della persona e delle fragilità."
La nostra ATS ha posto l'accento, fin dall'origine, sul concetto di PreSST comunitari/territoriali come ribadito nell'allegato alla Delibera ATS Brianza n. 443 del 28 07 2016 "Linee di indirizzo per l'attivazione dei PreSST sul territorio dell'ATS della Brianza.
Si può quindi pensare ad una programmazione di Distretto declinata per aree territoriali omogenee per servizi, bacini di traffico, organizzazione scolastica, accesso ai servizi ecc. A questa condizione diventa interessante e possibile, con il nuovo PdZ, scomporre e ricomporre il territorio degli Ambiti con criteri diversi, introducendo una visione d'insieme che tenga conto di una pluralità di fattori sociali, socio-sanitari, presenza di reti di servizi, servizi di prossimità, popolazione, investendo anche altri temi di policy e governo del territorio (es. piano dei trasporti, piani di conciliazione, reti di housing...) modificando pian piano le direttrici su cui si muove la popolazione per trovare risposta ai bisogni.
Queste aree omogenee (favorendo la circolarità delle relazioni) potrebbero essere sovrapposte con i PreSST in modo da rinforzare il presidio della salute, della qualità della vita, del sostegno alle fragilità dentro il luogo di vita. Una nostra iniziativa come Comuni eviterebbe, almeno contrasterebbe, il rischio di una prevalenza sanitaria delle esperienze. Occorre anche porre attenzione all'esperienza dei Punti Salute (9 a livello provinciale), esperienze di prossimità in termini preventivi, di attivazione locale, di responsabilità diretta dei cittadini sul tema salute, di possibile coordinamento, che possono rappresentare un punto di riferimento soprattutto per gli anziani e i fragili, nell'ambito di PreSST territoriali. A livello di Polo sociale territoriale/PreSST potrebbero essere organizzate o quantomeno coordinate iniziative relative alle DGR non autosufficienza, alla conciliazione famiglia-lavoro, socio-occupazionali, e altro ancora, anche con attribuzione di budget specifici, secondo la programmazione da parte dell'Ambito/Distretto e con azioni di fundraising locali.
Al tema dei bacini territoriali /PReSSt si può collegare anche l'attenzione al tema dell'incremento della popolazione anziana e alle esperienze che taluni territori che stanno avviando una rilettura globale dei servizi abitativi, dei servizi sociali, dei trasporti, delle barriere architettoniche per consentire una permanenza attiva e relazionale degli anziani nelle loro comunità.
- Lavoro
Il lavoro è un'altra delle condizioni indispensabili per la coesione sociale. Il tavolo di lavoro territoriale, avviato a seguito degli Stati Generali, sarà un luogo di riferimento per capire quali dinamiche istituzionali possono essere mese in moto a livello locale per favorire forme di occupazione. In termini di politiche sociali vanno ripresi i temi accennati in questi mesi:
- Promozione e sviluppo dei Fondi locali per il lavoro, in collaborazione con le Caritas, le Parrocchie, i Comuni, la Fondazione, a sostegno di tirocini e di progetti sociali legati all'occupabilità (cantonieri di quartiere, lavori di utilità sociale, riqualificazione...);
- Promozione e sviluppo di progetti socio-occupazionali sul modello di CeSeA in favore delle situazioni più fragili e con problemi di integrazione;
- Azioni di riqualificazione di persone che perdono il lavoro in età adulta in direzione di professioni non presenti nel mercato del lavoro territoriale (compiti di cura, assistenti personali disabili ecc.);
- Rilancio di progetti rivolti ai giovani che garantisca continuità con le esperienze avviate da Living Land, Piazza l'idea, Work station ecc...
- Casa e abitare
Come ricordava Enzo Bergamaschi agli Stati Generali, la casa è un bene particolare perché è il luogo dell'intimità, delle relazioni primarie, dell'identità. Intorno alla casa si costruisce la propria condizione sociale, da lì si muove per affrontare la vita. La crisi occupazionale ha messo in difficoltà molte persone e famiglie ma anche molti proprietari compressi tra una legittima aspettativa e il dispiacere di sfrattare gli inquilini morosi. Viviamo in un territorio che ha il paradosso di una grande presenza di alloggi invenduti e centinaia di persone che non trovano alloggi accessibili. Su questo tema il prossimo Piano di Zona, attraverso un coinvolgimento di ALER, ANCE, ANACI, ASSPI, OOSS ecc. dovrà individuare delle prospettive di lavoro concrete ed efficaci.
Almeno quattro obiettivi sembrano perseguibili:
- Attivare l'Agenzia provinciale per la casa come servizio specializzato che si occupa di mediare offerta e domanda di alloggi di mercato privato e pubblico in un' area intermedia fra ERP e libero mercato. L'Agenzia potrebbe intervenire con gli strumenti promossi da Regione Lombardia o direttamente dai Comuni nelle procedure di sfratto, nei casi di morosità incolpevole o difficoltà temporanee, nella forma di contributi a garanzia concessa dei proprietari che accettano di stipulare contratti di locazione a canone moderato. Sviluppare accordi per l'individuazione di nuovi alloggi a canone concordato in base al vigente accordo territoriale con i piccoli proprietari
- Sviluppare forme di housing sociale, incrementando il patrimonio di alloggi disponibili in tutto il territorio provinciale non solo per dare casa ma per costruire progetti sociali e di sostegno alle situazioni;
- Sviluppare forme abitative e di servizio coerenti con i bisogni delle persone disabili interessate a un progetto di vita indipendente o di "dopo di noi", e progetti evolutivi della "residenzialità leggera" in psichiatria;
- Garantire forme di accoglienza abitativa a bassa soglia per le persone con sole con gravi disagi personali e sociali garantendo forme minime di tutela
- Programmazione territoriale/Fondazione Comunitaria del Lecchese/Terzo Settore
Il livello di intensità delle relazioni e di condivisione di interventi con la Fondazione Comunitaria lecchese permette oggi di pensare alla stessa come partner strategico e permanente della programmazione sociale. Si prevede, in previsione del Piano di Zona, di avviare un confronto a breve termine per verificare la possibilità di:
- condividere e sostenere alcuni filoni di lavoro distrettuali di forte impatto sociale: Lavoro; Casa; Fragilità sociale e riqualificazione urbana in favore delle persone più in difficoltà (vivere la propria comunità).
- far dialogare i bandi semestrali della Fondazione comunitaria che distribuiscono alcune centinaia di migliaia di euro a varie associazioni dentro a un disegno programmatorio condiviso con Distretto e Ambiti. Pur mantenendo il finanziamento alle diverse realtà del terzo settore (nella logica del welfare diffuso) sarebbe interessante ricercare una condivisione degli obiettivi di intervento con l'Ufficio dei Piani. Questo consentirebbe da un lato di facilitare aggregazioni di enti minori che lavorano su obiettivi similari, dall'altro di finalizzare meglio le diverse proposte rispetto alla lettura dei bisogni.
- Sostenere come Piano di Zona l'azione filantropica della Fondazione comunitaria a favore del territorio lecchese, anche sviluppando esperienze innovative quali i Fondi di comunità presso i singoli Comuni o i Fondi tematici. A questo proposito l'esperienza del Fondo Living Land evidenzia come processi di fund raising partecipati da enti pubblici, soggetti del terzo settore e comunità locale possano produrre risultati di primissimo livello, sia in termini economici che partecipativi.
- Verificare con il Terzo settore, la possibilità di scelte comuni di investimento e ricerca risorse, in ragione di obiettivi condivisi. Si tratta di mettersi al tavolo di confronto apertamente, leggere insieme urgenze e priorità, proporre tratti di strada comuni, chiedere di investire congiuntamente sul territorio di riferimento.
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