Accadeva 30 anni fa/62, 1-31 ottobre: Avis in festa per il 35°. La ''Giunta'', ex sindaci e assessori onorati anche dopo morti

La ripresa autunnale sul fronte dell'economia fu caratterizzata dall'acuirsi della crisi nel settore chimico. Il 1987, nel pieno dei mitici anni '80, quelli della Milano da bere, vedeva però fuori dalle mura del capoluogo di regione crescere sempre più la crisi che sarebbe poi esplosa i primi anni novanta. Nel distretto meratese-casatese il settore chimico faceva registrare un - 25% di occupati passando dai 3.123 del 1984 ai 2.341 di metà '87. Grandi aziende avevano chiuso, si erano ridimensionate oppure, semplicemente avevano trasferito altrove l'attività: Park Davis, 270 dipendenti a Casatenovo, Siple lampadine a Merate (60), Domar di Santa Maria (27), Dro Medical di Osnago (50). Un lungo elenco di crisi aziendali con la scomparsa di marche che avevano dato occupazione e prestigio al territorio. Alla Diana sindacati e azienda avevano firmato un accordo per il ricorso alla cassa integrazione speciale per due anni. Una lenta agonia per quello che era stato un logo di prima grandezza a livello nazionale e internazionale.        
 
Si muoveva qualcosa invece sul fronte dell'edilizia. Erano gli anni del boom delle cooperative con centinaia di alloggi realizzati nella fascia sud della città aprendo vie nuove come Donizetti e Agnesi. La Giunta aveva approvato il progetto di riconversione del comparto "La Taverna" posto tra la vecchia sede della Banca Briantea e il panificio Albani. Circa 1.000 mq. in gran parte già coperti dai quali ricavare un piccolo centro commerciale con qualche ufficio, abitazione e un bar. Decollava anche il ben più imponente piano tra via Laghetto e via Como con la costruzione del nuovo stabilimento "Lorenzini" e altri immobili parzialmente a uso commerciale. In pratica  gli edifici che oggi costeggiano via Como fino all'intersezione con via Laghetto sono di quegli anni.
 

L'immobile di Via Como



La Camuzzi gas estendeva la propria rete dalla Roncaglia fino a Calco e poi dall'ospedale fino a via dei Lodovichi, via Como, via Laghetto. Un investimento di 900 milioni di lire fortemente sollecitato dall'assessore dell'epoca Giovanni Battista Albani per favorire lo sviluppo del metano, più ecologico e che l'azienda aveva varato pur non avendo obblighi con il Comune in quanto non era stato raggiunto il numero di utenti minimo previsto in convenzione.
 

Battista Albani



All'ospedale il Comitato di Gestione guidato da Sandro Cesana apriva una vertenza con la regione per ottenere i finanziamenti necessari allo sviluppo dei reparti di chirurgia e urologia e al potenziamento dei distretti da mettere in collegamento fra loro per favorire e agevolare le prenotazioni.
 

Sandro Cesana


 
L'Avis, sotto la guida di Alessandro Asperti, presidente della locale sezione sin dal 1972 si preparava a festeggiare i 35 anni di donazioni. L'attività era iniziata nel 1952 con 45 donatori. Nel 1987 erano 982 ma il picco massimo era stato raggiunto nel 1976 con 1.306 donatori. In 35 anni ben 50mila trasfusioni. Asperti già aveva effettuato ben 200 donazioni. Quell'anno la croce d'oro andò all'avvocato Vico fresia con 100 donazioni. Per la grande festa erano stati invitati "I Nomadi".
 

Alessandro Asperti


Il comitato organizzatore dei festeggiamenti dell'AVIS


 
In Municipio si rompe definitivamente il "Patto per il progresso" siglato tra la Dc, maggioranza in aula e i partiti laici Psi, Pli e Pri. La rottura avviene sul bilancio consuntivo '86 e la spiega un giovane Aldo Castelli che accusa lo scudocrociato di prendere tutte le decisioni senza consultare i partiti "amici". Sarà un'intervista di Mario Gallina con la quale il segretario cittadino dell'epoca ribadisce la superiorità numerica del suo partito, la goccia che fa traboccare il vaso. Il Psi voterà contro col Pci, partito, spiegò Castelli ".....con il quale nel 99% dei casi non siamo d'accordo". In realtà soltanto tre anni dopo Castelli siederà alla destra di Gallina come vice sindaco di una coalizione DC-Psi-Pri.
 

Aldo Castelli


 
Mentre si apre il cantiere "Taverna" chiude il Circolone di piazza Prinetti. La cooperativa presieduta da Francesco Perego spiegò che non era più tempo per un locale di antica tradizione. Una famiglia si era impegnata a gestirlo inserendo però anche l'attività di trattoria. Dopo il "Cantinun", la trattoria "La Pace" e "La Taverna" chiude un'altra attività della vecchia Merate, quella legata al mercato, alla fiera, agli appuntamenti cadenzati dalla tradizione popolare che poneva al centro la "busecca".
 

Luigi e Enrica Motta dietro il banco del "Cantinun"
 

Prima sede del Circolo - Aurora in via Sant'Ambrogio e la Sede del Circolo Familiare in Piazza Prinetti
 
La delibera era datata 31 agosto ma per una svista o un ritardo nella pubblicazione il suo contenuto fu reso noto al grande pubblico soltanto a metà ottobre. E subito scoppiò la bagarre dentro e fuori l'aula. Dunque il 31 agosto 1987, sindaco il dottor Giacomo Romerio e la sua Giunta composta dagli assessori Roberto Gallasso, Ercole Redaelli, Andrea Colombo, Luigi Zappa, Laura Crippa e Giovanni Battista Albani deliberano all'unanimità che ogni 2 novembre, in occasione della giornata dedicata ai defunti, il Comune deporrà un cuscinetto di fiori ornato dal nastro municipale sulle tombe degli ex sindaci, ex giudici conciliatori, ex segretari comunali e benefattori vari per un periodo di 20 anni; degli ex assessori per 15 anni; degli ex consiglieri e dipendenti comunali per 10 anni. Non ricordiamo ora se la deliberazione della Giunta Municipale trovò seguito per i periodi indicati, ma certamente suscitò un vespaio. E anche tutto un ....toccarsi da parte degli amministratori in carica estranei alla Giunta.
Per inciso già nel 1985, all'indomani delle elezioni che videro trionfare ancora la Dc con una maggioranza assoluta, Giovanni Battista Albani disse che tra le priorità della consigliatura Romerio c'era di riportare la sede del Comune nell'edificio di Piazza degli Eroi, idealmente intitolato al maestro Alessandro Tettamanti, primo cittadino di Merate dal 1922 al 1923 e poi nel 1946. A memoria non pare che il palazzo, tornato sede municipale 23 anni dopo quel 20 maggio 1985 per opera dello stesso Albani, divenuto sindaco nel 2004, sia mai stato intitolato a qualcuno.
 


 
Il 25 ottobre 1987 cadeva di domenica. Quella mattina a Casatenovo Giovanni Maldini, sindaco del paese, tentò di gettare le basi per creare una grande comunità della Brianza pur nel rispetto delle singole municipalità. Un'idea che anche oggi, a distanza di 30 anni, si rincorre attraverso altri strumenti come per esempio l'unificazione dei servizi sociali con Retesalute. Cento amministratori comunali si ritrovarono per parlare sul tema: "Una politica per il territorio in Brianza, utopia o vuoto da colmare"? E' rimasto il vuoto da colmare e una Brianza che pur oggi riunita in un ambito distrettuale non riesce ancora a trovare una sintesi locale, troppo influenzata dai partiti di riferimento, il PD in particolare. Armando Villa, storico sindaco di Verderio Superiore affermò: "E' fondamentale che i piccoli comuni possano unirsi per poter in qualche modo sopravvivere, pur mantenendo, nel contempo, ciascuno la propria identità". E Bruno Crippa, allora consigliere provinciale del Pci e oggi sindaco di Missaglia: "E' questa l'unica via per evitare che la Brianza rimanga tagliata fuori e cancellata dalle grandi realtà che la circondano". 

Da sinistra l'assessore provinciale Giliola Sironi, il sindaci Giovanni Maldini e Giuseppe Resinelli, presidente del comprensorio lecchese

 
Mille persone, quasi 3 ore di spettacolo, una carrellata di successi cantati e suonati a un palmo di mano dal pubblico. I Nomadi con l'Avis in festa, gli uni per il 25.mo gli altri per il 35.mo. Uno spettacolo di grande suggestione con Augusto Daolio, basco nero, giaccone militare, barba e capelli incolti, occhialini rotondi e quella voce inconfondibile che ancora oggi "marca" il timbro Nomadi. L'11 ottobre Merate si ferma per il concerto del gruppo più longevo a apprezzato d'Italia.
 

Augusto Daolio

 

Continua/62

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