Cernusco: dalle carriere spezzate a storie di rinascita per affrontare una seconda partita
Nella serata di venerdì 3 novembre è stato presentato il libro "Carriere spezzate" del giornalista sportivo Francesco Ceniti presso il Cine-Teatro di Cernusco Lombardone. È una raccolta delle storie di ex calciatori che per problemi fisici sono stati costretti ad abbandonare la carriera sportiva. Luigi Garlando, responsabile per la Gazzetta dello Sport del settore calcio, ha evidenziato la prossimità che c'è tra gli articoli di approfondimento pubblicati sul suo giornale e il libro del collega: «Avvertiamo l'esigenza quasi istituzionale di insegnare ai ragazzi che lo sport può essere anche una luce che si spegne, e che bisogna essere pronti ad affrontare una seconda partita».
L'autore invece si è soffermato sulla genesi ed elaborazione del libro. Le vicende raccontate sono state in molti casi recuperate dall'archivio stesso della storica testata, in altri sono state scoperte quasi casualmente. «Nel libro la maggior parte delle vicende sono sconosciute. Alcune hanno un lieto fine, altre devono ancora trovare un finale. La parola ha una forza incredibile. Leggere è fondamentale per qualsiasi attività si intraprenda nella vita. Il messaggio va oltre allo sport. Ognuno di noi ha quattro o cinque punti di riferimento nella vita. Per loro era il calcio e poi è finito».
Altro ospite di eccezione sul palco del cite-teatro di Cernusco è stato l'ex arbitro internazionale Paolo Casarin, che ha firmato la postfazione di "Carriere spezzate". Il suo intervento si è concentrato sul rispetto delle regole del gioco, che tutelano anche la salute dei giocatori: «Bisogna sapere quando si difende che il pallone è dell'avversario e che per prima cosa deve essere rispettato».
Il calcio ormai appartiene al passato. Ricorda bene quel 22 novembre del 1981, quando si lesionò il ginocchio. Tre operazioni non bastarono per recuperare al massimo le proprie potenzialità e con la stagione del 1985 dovette arrendersi all'idea e appendere le scarpe coi tacchetti al chiodo. «All'improvviso gli obiettivi non ci sono più. Scompaiono gli amici e molti altre figure di riferimento. La ricostruzione è lunga e complicata, ma non è mancata la forza di andare avanti. Raramente penso al calcio giocato, ma con questo libro Francesco mi ha fatto sentire di nuovo importante. Mi ha inorgoglito».Ha anche allenato le giovanili e lì ha vissuto sensazioni fortissime. La più intensa è stata quando con l'Orio al Serio a un'amichevole ha fatto entrare in campo un ragazzo affetto da sindrome di down. Era più grande di età rispetto ai limiti consentiti per la categoria, ma lo mise lo stesso a referto.
Gli avversari capirono la scelta dell'allenatore e non appena il ragazzo prese la palla a metà campo iniziò a correre e segnò in rete. «Lui in quel momento si sentì come Maradona. Iniziò ad esultare come se fosse in un grande stadio. Mi commuovo tutt'ora a pensarci». Roberto Bacchin invece non si è infortunato sul campo da gioco, ma in un momento distensivo al mare a fine campionato. Si trovava a Catanzaro, dove aveva giocato nella stagione della retrocessione. Aveva 28 anni e due gemelle di cinque anni. È stata proprio la famiglia per lui la forza ad ricominciare da capo.
Francesco Ceniti
Daniele Redaelli, ex caporedattore centrale della Gazzetta dello Sport
L'autore invece si è soffermato sulla genesi ed elaborazione del libro. Le vicende raccontate sono state in molti casi recuperate dall'archivio stesso della storica testata, in altri sono state scoperte quasi casualmente. «Nel libro la maggior parte delle vicende sono sconosciute. Alcune hanno un lieto fine, altre devono ancora trovare un finale. La parola ha una forza incredibile. Leggere è fondamentale per qualsiasi attività si intraprenda nella vita. Il messaggio va oltre allo sport. Ognuno di noi ha quattro o cinque punti di riferimento nella vita. Per loro era il calcio e poi è finito».
Altro ospite di eccezione sul palco del cite-teatro di Cernusco è stato l'ex arbitro internazionale Paolo Casarin, che ha firmato la postfazione di "Carriere spezzate". Il suo intervento si è concentrato sul rispetto delle regole del gioco, che tutelano anche la salute dei giocatori: «Bisogna sapere quando si difende che il pallone è dell'avversario e che per prima cosa deve essere rispettato».
Luigi Garlando
Amedeo Baldizzone
Roberto Bacchin
Un messaggio rivolto particolarmente ai giovani aspiranti calciatori presenti in sala. Ha rammento quindi la natura nobile dello sport tanto amato nei college inglesi e del suo seguito estremamente popolare e trasversale. E infine ha proposto una riflessione su come il calcio sia cambiato negli ultimi anni, diventato molto più dinamico, atletico, e osservato intensamente dalla televisione. È arrivato poi il momento delle testimonianze di chi queste esperienze le ha vissute sulla propria pelle. Amedeo Baldizzone ha preso un aereo da Barcellona, dove ora vive gestendo un ristorante-pizzeria frequentato anche dai giocatori del blaugrana.Paolo Casarin
Il calcio ormai appartiene al passato. Ricorda bene quel 22 novembre del 1981, quando si lesionò il ginocchio. Tre operazioni non bastarono per recuperare al massimo le proprie potenzialità e con la stagione del 1985 dovette arrendersi all'idea e appendere le scarpe coi tacchetti al chiodo. «All'improvviso gli obiettivi non ci sono più. Scompaiono gli amici e molti altre figure di riferimento. La ricostruzione è lunga e complicata, ma non è mancata la forza di andare avanti. Raramente penso al calcio giocato, ma con questo libro Francesco mi ha fatto sentire di nuovo importante. Mi ha inorgoglito».Ha anche allenato le giovanili e lì ha vissuto sensazioni fortissime. La più intensa è stata quando con l'Orio al Serio a un'amichevole ha fatto entrare in campo un ragazzo affetto da sindrome di down. Era più grande di età rispetto ai limiti consentiti per la categoria, ma lo mise lo stesso a referto.
Gli avversari capirono la scelta dell'allenatore e non appena il ragazzo prese la palla a metà campo iniziò a correre e segnò in rete. «Lui in quel momento si sentì come Maradona. Iniziò ad esultare come se fosse in un grande stadio. Mi commuovo tutt'ora a pensarci». Roberto Bacchin invece non si è infortunato sul campo da gioco, ma in un momento distensivo al mare a fine campionato. Si trovava a Catanzaro, dove aveva giocato nella stagione della retrocessione. Aveva 28 anni e due gemelle di cinque anni. È stata proprio la famiglia per lui la forza ad ricominciare da capo.
Marco Pessina