Osnago: la metamorfosi geopolitica siriana, il popolo tra le macerie e la menzogna ISIS
Erano passati quasi cinque anni dall'ultima volta che il dottor Giorgio Bernardelli, giornalista di ''Mondo e missione'', aveva tenuto la sua ultima conferenza per il Centro Culturale Lazzati di Osnago. Era il 5 febbraio del 2013, e la crisi siriana si era già apertamente manifestata come uno dei conflitti più aspri e cruenti tra quelli in corso nel Medioriente. Una guerra esplosa come tante altre dopo i malesseri e i disordini correlati alla ''primavera araba'', nei primi mesi del 2011. Allora, il dr. Bernardelli aveva cercato di delineare quali sarebbero stati i possibili sviluppi di un conflitto che dopo quasi due anni aveva già indignato - e confuso - il mondo intero.
Nella serata di venerdì 20 ottobre, invece, nuovamente invitato dal CC Lazzati nel centro parrocchiale osnaghese, il giornalista ed esperto di geopolitica ha soprattutto ricalcato quelle che sono state le tappe cruciali di questo conflitto, definito quali erano, come sono cambiati e chi sono attualmente gli attori impegnati nella battaglia e quale futuro si prospetta per la Siria ora che almeno uno di questi (il più marginale, il ''temibile'' e terribile l'ISIS) è praticamente uscito di scena. Il dottor Bernardelli ha esortato inizialmente a considerare la Siria attraverso la sua posizione geografica rispetto al Medioriente, all'Nord Africa e alla Russia.
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Questa svolta non avvenne, anche se un colpo di scena molto importante, come ha spiegato il dottor Bernardelli, accadde nel novembre dello stesso anno, quando un aereo dell'aviazione russa entrò in territorio turco e venne abbattuto. Nonostante gli scontri diplomatici tra le due potenze, il fatto non ebbe rilevanti conseguenze. Probabilmente Erdogan sarebbe rimasto un alleato dei ribelli se alcuni componenti del suo esercito non avessero tentato quel colpo di stato nel luglio del 2016 e l'America non avesse deciso di smettere di sostenere i ribelli (''troppo divisi e poco affidabili'' ha commentato il dr Bernardelli) per dare il loro appoggio ai curdi, che occupano un ruolo altrettanto fondamentale nell'intricato assetto del conflitto siriano. ''Da quel momento Erdogan svolta di 180°, incominciando a pensare che innanzitutto dovrebbe pensare a fermare l'avanzata dei curdi, nei quali si alimentano sempre di più sentimenti di autonomia'' ha proseguito il giornalista. Ed è esattamente l'atteggiamento del presidente turco lo stesso che hanno praticamente sempre rispettato anche le altre forze militari che hanno avuto un ruolo nella guerra di Siria. ''Ognuno ha soprattutto combattuto per difendere i propri interessi'', ha commentato il dr. Bernardelli, ed è proprio per questo aspetto che l'ISIS ha fatto il suo gioco. Fondamentalmente, lo Stato Islamico non è stata nemmeno l'unica formazione del radicalismo islamico presente nel conflitto, ma di sicuro, come ha spiegato il giornalista ospite del CC Lazzati, è stata quella che meglio di altre ha saputo utilizzare il suo brand, per terrorizzare l'occidente. Di fatto, non si è trattato altro che di un'illusione.''Sono stati certamente abili a farsi conoscere attraverso i loro canali, anche i social talvolta - ha commentato il dottor Bernardelli - Ogni volta rivendicano l'attacco terroristico e noi siamo portati a pensare che l'ordine sia arrivato dalle loro roccaforti. Ma non è affatto così, non sono altro che 15mila miliziani che le forze coinvolte in questo conflitto non hanno avuto l'interesse di eliminare. Ora che non servono più a nessuno, sono stati fatti fuori''. E' di pochi giorni fa, infatti, la notizia della liberazione di Raqqa, una delle cosiddette roccaforti dello Stato Islamico. Attualmente, Assad ha recuperato molto terreno. Gli ultimi bilanci del conflitto parlano di almeno 350mila persone morte, altre 6milioni in fuga dal loro luogo di origine. Appena 4mila e 500 giunte in Italia, quasi 500mila hanno fatto richiesta d'asilo in Germania, un milione in Libano. Eppure i giornali italiani continueranno a parlare di invasione, senza nemmeno troppo chiedersi che fine abbia fatto padre Paolo dell'Olio (menzionato da De Bernardi nella serata di venerdì nel centro parrocchiale di Osnago), scomparso in Siria durante una delle sue missioni e del quale non si hanno più notizie dal 2013.
Il giornalista di ''Mondo e missione'', il dottor Giorgio Bernardelli
Nella serata di venerdì 20 ottobre, invece, nuovamente invitato dal CC Lazzati nel centro parrocchiale osnaghese, il giornalista ed esperto di geopolitica ha soprattutto ricalcato quelle che sono state le tappe cruciali di questo conflitto, definito quali erano, come sono cambiati e chi sono attualmente gli attori impegnati nella battaglia e quale futuro si prospetta per la Siria ora che almeno uno di questi (il più marginale, il ''temibile'' e terribile l'ISIS) è praticamente uscito di scena. Il dottor Bernardelli ha esortato inizialmente a considerare la Siria attraverso la sua posizione geografica rispetto al Medioriente, all'Nord Africa e alla Russia.
Emilio Magni
''Siamo abituati ad osservare questo paese da mappe che si concentrano sul suo territorio, escludendo quello che c'è attorno - ha spiegato il redattore di ''Mondo e missione'' - Eppure, se allarghiamo la visuale, ci rendiamo conto di come la Siria sia estremamente vicina alle potenze mediorientali come l'Arabia Saudita e l'Iran, e non poi così lontana dalla Russia. E storicamente, lo Stato siriano è da sempre il porto 'naturale' dei russi, che non hanno nessuno sbocco sul Mediterraneo''. Sembra, dunque, che la sua posizione centrale in quel crocevia arabo sia stata anche la sua sfortuna, per la Siria. Di fatto, come il dottor Bernardelli ha spiegato, la crisi siriana è stata più violenta che in altri paesi arabi proprio perché composta da un vero e proprio mosaico di civiltà, culture e soprattutto religioni. Dinamiche locali complicate, che dalla primavera araba in poi non hanno fatto altro che incrinarsi sempre di più. E per descrivere nel miglior modo possibile questo disegno intricatissimo, dr. Bernardelli ha chiamato in causa Papa Francesco, che a proposito del conflitto siriano e tutti i disordini del mondo arabo aveva detto che sembra di trovarsi di fronte ad una guerra mondiale a pezzi. Dagli inizi delle rivolte alle prime vere lotte armate, che vede schierati da una parte i militari del contestatissimo regime di Bashar Al-Assad e dall'altra numerosi gruppi di ribelli, talvolta nemmeno troppo d'accordo fra loro, passano pochi mesi. La dura repressione del regime coinvolge ampiamente la popolazione civile, ma al di là di una grande indignazione le potenze mondiali non intervengono.''Mentre Obama, così come l'attuale amministrazione Trump, sono sempre stati molto indecisi sul da farsi, Putin dal canto suo ad un certo punto ha incominciato a correre in soccorso al suo alleato, Bashar Al-Assad, segnando una delle grandi svolte di questo conflitto'', ha spiegato il giornalista. L'inizio del supporto dell'aviazione russa all'esercito del regime siriano arrivò nei primi mesi del 2015, quando Assad e il suo regime incominciavano a perdere il controllo su molte città. Il dottor Bernardelli ha raccontato di come ''da quel momento i ribelli, che erano presi di mira dalle bombe russe, attendevano il momento in cui i loro alleati, tra cui gli americani, intervenissero o quantomeno mandassero delle armi per contrattaccare il nemico''.
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Questa svolta non avvenne, anche se un colpo di scena molto importante, come ha spiegato il dottor Bernardelli, accadde nel novembre dello stesso anno, quando un aereo dell'aviazione russa entrò in territorio turco e venne abbattuto. Nonostante gli scontri diplomatici tra le due potenze, il fatto non ebbe rilevanti conseguenze. Probabilmente Erdogan sarebbe rimasto un alleato dei ribelli se alcuni componenti del suo esercito non avessero tentato quel colpo di stato nel luglio del 2016 e l'America non avesse deciso di smettere di sostenere i ribelli (''troppo divisi e poco affidabili'' ha commentato il dr Bernardelli) per dare il loro appoggio ai curdi, che occupano un ruolo altrettanto fondamentale nell'intricato assetto del conflitto siriano. ''Da quel momento Erdogan svolta di 180°, incominciando a pensare che innanzitutto dovrebbe pensare a fermare l'avanzata dei curdi, nei quali si alimentano sempre di più sentimenti di autonomia'' ha proseguito il giornalista. Ed è esattamente l'atteggiamento del presidente turco lo stesso che hanno praticamente sempre rispettato anche le altre forze militari che hanno avuto un ruolo nella guerra di Siria. ''Ognuno ha soprattutto combattuto per difendere i propri interessi'', ha commentato il dr. Bernardelli, ed è proprio per questo aspetto che l'ISIS ha fatto il suo gioco. Fondamentalmente, lo Stato Islamico non è stata nemmeno l'unica formazione del radicalismo islamico presente nel conflitto, ma di sicuro, come ha spiegato il giornalista ospite del CC Lazzati, è stata quella che meglio di altre ha saputo utilizzare il suo brand, per terrorizzare l'occidente. Di fatto, non si è trattato altro che di un'illusione.''Sono stati certamente abili a farsi conoscere attraverso i loro canali, anche i social talvolta - ha commentato il dottor Bernardelli - Ogni volta rivendicano l'attacco terroristico e noi siamo portati a pensare che l'ordine sia arrivato dalle loro roccaforti. Ma non è affatto così, non sono altro che 15mila miliziani che le forze coinvolte in questo conflitto non hanno avuto l'interesse di eliminare. Ora che non servono più a nessuno, sono stati fatti fuori''. E' di pochi giorni fa, infatti, la notizia della liberazione di Raqqa, una delle cosiddette roccaforti dello Stato Islamico. Attualmente, Assad ha recuperato molto terreno. Gli ultimi bilanci del conflitto parlano di almeno 350mila persone morte, altre 6milioni in fuga dal loro luogo di origine. Appena 4mila e 500 giunte in Italia, quasi 500mila hanno fatto richiesta d'asilo in Germania, un milione in Libano. Eppure i giornali italiani continueranno a parlare di invasione, senza nemmeno troppo chiedersi che fine abbia fatto padre Paolo dell'Olio (menzionato da De Bernardi nella serata di venerdì nel centro parrocchiale di Osnago), scomparso in Siria durante una delle sue missioni e del quale non si hanno più notizie dal 2013.
A.S.