Retesalute: gli stanziamenti sul 'Dopo di noi''. 179mila euro al distretto di Merate. Con una sessantina di potenziali utenti
Nel corso dell'ultima assemblea di Retesalute Flavio Donina dell'Ufficio di Piano ha tratteggiato le caratteristiche di questa normativa, complessa e tutta da "studiare".
Anzitutto le cifre:
Come si evidenzia dagli stanziamenti il vero problema è la sostenibilità dei progetti del dopo di noi poiché la legge nazionale dovrebbe garantire la continuità del finanziamento ma chiaramente il condizionale è d'obbligo e in questo Paese le incognite sono sempre dietro l'angolo.
I destinatari individuati dalla legge sono persone con disabilità grave (art. 3 comma 3 della legge 104), con un'età compresa tra i 18 e i 64 anni, privi di sostegni famigliari (senza genitori o parenti in grado di assisterli). Con la dgr 6674/2017 la Regione Lombardia ha definito il programma per la realizzazione di tali interventi chiedendo agli ambiti di stendere una traccia locale.
I comuni hanno ora il compito di raccogliere le domande dei cittadini che ne faranno richiesta e tra novembre e dicembre si procederà con la valutazione delle istanze, la redazione del progetto e l'avvio di tali interventi a partire da gennaio 2018.
I tempi molto ristretti hanno costretto i comuni a correre nella preparazione delle domande e a fare anche uno studio sul potenziale bacino destinatario di tali fondi.
Dal 2015 su Monza e Brianza esiste un'anagrafe dinamica della disabilità e dal 2016 è attiva anche nel lecchese.
Per l'ambito di Merate la popolazione con disabilità rappresenta l'1,37% del totale, pari a 1.643 unità. Di questi 1042 sono portatori di una disabilità grave e coloro che hanno un'età compresa tra i 18 e i 64 anni sono 261. Sul totale 59 sono minorenni e 721 hanno meno di 65 anni.
Le persone che frequentano i centri diurni sono 150 a cui vanno aggiunte 10 persone con disabilità grave impegnate in un percorso di lavorativo e che potrebbero essere interessate al dopo di noi.
La ricognizione sui centri effettuata da Retesalute ha dato una mappa divisa in due.
Da una parte i dati ottenuti dai servizi diurni: 40 persone in possesso dei potenziali requisiti per beneficiare della misura della legge, 4 senza requisiti e una persona che vive già in autonomia.
I dati invece raccolti dai servizi sociali parlano di 68 soggetti idonei, 14 senza i requisiti della disabilità, 13 alloggiati in casa propria e nessuno in housing.
Nel distretto di Merate, infatti, non sono segnalate persone disabili che vivano con la forma di housing o co-housing oppure in gruppi appartamento che sono invece le forme che la legge del dopo di noi vuole promuovere.
Si tratta di percorsi di deistituzionalizzazione dove l'utente viene portato fuori dalla struttura e inserito in un ambito non più di istituto ma di "casa".
In questo senso nel distretto di Lecco ci sono già alcune realtà portate a esempio: "Passo dopo passo", "Casa gruppo amici", appartamenti dell'Afin, "La rosa" di Nibionno.
La documentazione presentata per ciascun "caso" avrà una sola domanda con diversi allegati a seconda dell'intervento che si chiede di realizzare. Si possono infatti domandare, per la parte strutturale, contributi per l'eliminazione delle barriere architettoniche, soluzioni per la domotica, messa a norma degli impianti, ecc.
Per quanto riguarda gli interventi gestionali, invece, la rilevanza è di natura educativa: percorsi di accompagnamento all'autonomia, supporto alla residenzialità,...
Dei 179mila euro stanziati il 57% sarà destinato agli interventi gestionali e il 43% a quelli infrastrutturali di cui il 78% per le ristrutturazioni e il 22% a sostegno del canone di locazione.
La valutazione sulla persona dovrà tenere conto delle limitazioni dell'autonomia, dei sostegni forniti dalla famiglia, della situazione ambientale generale.
Bisogna cioè capire se la persona è adatta per il dopo di noi oppure va indirizzata verso una residenza sanitaria per disabili.
Nel primo caso poi il distretto dovrà individuare l'ammontare delle risorse e dare dei punteggi tramite una commissione.
Fatto 100 il giudizio complessivo, il peso dato a ogni indice è il seguente: 35 per il livello di autonomia, 35 per il sostegno dato dalla famiglia, 15 per i canoni abitativi, 15 per le condizioni economiche generali.
La domanda, così come indicato sui vari siti istituzionali, va presentata al comune. Qui il servizio sociale fa una valutazione e compila la scheda trasmettendola all'ambito il quale comunica all'ASST i dati attivando la procedura che prevede la convocazione dell'unità di valutazione multidimensionale. Terminato tutto questo processo, una volta ottenuta la fotografia esaustiva del "caso" si procede a costruire il progetto individuale.
Un lavoro macchinoso, per nulla semplice, che deve avvenire in tempi ristretti e che non ha mancato di suscitare qualche rimbrotto da parte degli amministratori proprio per questi modi di operare da parte della Regione che non tengono conto dei già pesanti carichi di lavoro in capo agli enti locali.