Da Traiano ad Adriano, nell'agosto di 1900 anni fa quando Roma significava la metà del mondo
La successione di Traiano, per quanto la sua morte non fosse attesa come imminente, era stata da tempo pianificata con discrezione da egli stesso e dal suo entourage, nel quale avevano un ruolo predominante la moglie Plotina e la sorella Ulpia Marciana.
Biblioteca di Adriano ad Atene e Tempio di Adriano ad Efeso
La loro scelta era caduta sull'allora 42enne Publio Elio Adriano allora governatore della Siria. Adriano, appartenente ad una famiglia patrizia italica stanziatasi in Spagna, era cresciuto militarmente e politicamente alla corte di Traiano, ed era sposato con sua nipote Vibia Sabina. Il loro matrimonio era stato concertato proprio da Plotina e da Ulpia Marciana ed aveva avuto il significato di una adozione "de facto" da parte di Traiano che non aveva eredi diretti
È molto probabile che l'adozione formale (requisito allora indispensabile per la successione al soglio imperiale) venne invece annunciata quando la morte di Traiano era già avvenuta ma non ancora resa pubblica; con un escamotage volto ad evitare colpi di mano da parte di fazioni militari scarsamente fedeli alla corte traianea.
Fu quindi nel pieno delle " feriae Augusti" ( Ferragosto ) di 1900 anni fa, che Publio Elio Adriano, non si sa quanto desideroso di farlo, entrò nell' esercizio del potere imperiale aggiungendo quello di Traiano come suo terzo nome.
Villa Adriana a Tivoli
Il nuovo sovrano ereditò un impero vastissimo che andava dalla Scozia al Golfo Persico e dalle coste atlantiche dell'Africa al Danubio ed al Mar Caspio. Il suo primo impegno fu quello di consolidare, dove possibile, le conquiste del suo predecessore e di governare gli oltre 80 milioni di abitanti dell'impero più vasto mai esistito. Adriano, che era uomo di raffinata cultura, fortemente influenzato dal pensiero ellenistico, desiderava adempiere a questo compito esercitando il massimo di tolleranza possibile verso tutte le classi sociali, compresi gli schiavi, e favorendo contemporaneamente il benessere di tutti i popoli dell'impero.
Egli era convinto di poter ben governare anche attingendo a quanto di valido era stato comunque fatto da ognuno dei suoi predecessori compresi quelli maggiormente discussi.
Il vallo di Adriano
Per mutuare questi suoi intenti fece incidere sul retro delle monete coniate per commemorare la sua investitura, le parole " Libertas" o "Felicitas". Marguerite Yourcenar nel suo avvincente romanzo "Le memorie di Adriano" arriva ad aggiungere a queste anche " Humanitas" chiudendo un triangolo ideale che ben sintetizza il pensiero dell'imperatore.
Nei suoi 21 anni di regno Adriano cerco' nelle sue azioni di rifarsi costantemente a questi principi, forse non riuscendovi sempre pienamente.
Il suo governo, a cui seguirono quelli di Antonino Pio e Marco Aurelio ( definiti insieme a lui "imperatori buoni") rappresentò un periodo sostanzialmente felice per i popoli dell'impero ( fatta esclusione per i giudei che furono quasi sterminati a causa delle loro ripetute e sanguinose ribellioni).
Una cosa, tra le molte, per cui Adriano si distinse fu l'intuizione di spostare, non solo idealmente, le ormai inutili mura difensive di Roma ai confini dell'Impero, costruendo il Vallo di Adriano in Scozia, le strutture difensive sul Danubio, fondando nuove città ed arricchendo quelle già esistenti nelle lontane provincie orientali ed africane, ed infine disponendo gran parte delle risorse militari lungo le migliaia di chilometri di confine non più con intenti di conquista, ma per difendere e preservare ciò che Roma era diventata e rappresentava in termini di cultura, benessere, conoscenze tecniche e scientifiche.
Tutto questo si poté realizzare anche grazie ai lunghi viaggi che intraprese in tutte le provincie imperiali che gli permisero di conoscere meglio i luoghi e la gente che li abitavano ed a quest'ultimi di conoscere lui e di sentirsi parte integrante dell'impero.
Tempio di Venere a Roma
La stessa Roma fu sottoposta ad un intenso programma di modernizzazione e restauro come nel caso del Pantheon che venne ricostruito dopo un incendio o il maestoso Tempio di Venere e Roma che venne creato ex novo, associando la dea della bellezza alla personificazione della città eterna.
In alcuni casi volle essere egli stesso il progettista o quanto meno l'ispiratore di queste opere, un esempio paradigmatico è lo straordinario complesso residenziale di Tivoli noto come Villa Adriana, luogo dove amava vivere quando era " in sede" e nella quale aveva voluto riprodurre monumenti ed edifici che aveva ammirato nei suoi viaggi nelle provincie imperiali; quasi a volersi sentire idealmente in quei luoghi anche stando a casa.
L'età Adrianea, fu di fatto una vera e propria rivoluzione dolce per Roma e per il suo impero che acquisirono in quel periodo molti dei preziosi connotati con cui passeranno alla storia.
Nella estate del 117 d.C. sulle rive del Mediterraneo si gettavano le basi di un'età d'oro di cui ancora vi è traccia nelle nostre vite.
La nostra situazione attuale purtroppo non gode della stessa luce, allora rappresentavamo la metà del mondo conosciuto, ora siamo, senza averlo chiesto, nel meccanismo della globalizzazione e dove vi erano 80 milioni di abitanti ora ve ne sono almeno dieci volte tanto.
Il pantheon
Ciononostante, l'intuizione e la lungimiranza di uomini come Adriano possono ancora fare da guida, con le dovute proporzioni, a tante nostre scelte. L' amore per l'arte, per il bello, per il viaggio, per una qualità di vita che non sia solo volgare accaparramento di risorse ma consapevolezza dei veri beni materiali ed immateriali da preservare, da difendere e da tramandare ci può arrivare anche da un torrido agosto di circa 2000 anni fa.
" ...Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo. Volevo che le città fossero splendide, piene di luce, irrigate d'acque limpide, popolate da esseri umani il cui corpo non fosse deturpato né dal marchio della miseria o della schiavitù, né dal turgore d'una ricchezza volgare...."
da "Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar