Retesalute: altri comuni e aziende speciali chiedono di diventare soci e avere servizi

Il modello Retesalute piace perchè funziona. E a darne ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, è la richiesta avanzata nell'ultima assemblea da parte di diversi comuni sia della provincia che da fuori, di entrarvi a farne parte.
Come hanno spiegato il presidente Alessandro Salvioni e la direttrice Simona Milani, infatti, l'ente è è stato contattato per avviare un confronto con altre aziende speciali e municipalità così da valutare eventuali ampliamenti. Uno "studio" che, hanno precisato, sarà svolto senza andare a inficiare le ore di operatori e le risorse stanziate per le attività in corso.
La comunicazione ha avviato un dibattito tra gli amministratori presenti che hanno chiesto anzitutto la tutela dell'identità di Retesalute dei comuni soci. Una tutela che deve preservare le capacità decisionali e gestionali, senza ridurre il "peso" del meratese/casatese.
Con alcune mosse strategiche che potrebbero portare anche a dei miglioramenti e con l'attenzione a non inglobare comuni troppo grossi (anche se, ha precisato il presidente Salvioni, non ci sono comunque rischi di sovraccarico di lavoro che non possa essere sostenuto), l'assemblea ribadendo la volontà a mantenere salva la propria identità ha dato mandato al Cda per valutare queste ipotesi di ampliamento. Unico contrario il voto di Paderno d'Adda.
Gli inserimenti, comunque, di eventuali altri comuni saranno solo per l'ente strumentale e non relativi all'ente capofila.
S.V.
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