Accadeva 30 anni fa/58, 1-30 giugno: un omicidio scuote la città, accoltellato e bruciato Sandro Viscardi, per tutti Gatin

La notte del 27 maggio la città si sveglia al lacerante suono della sirena posta sopra Palazzo Tettamanti che ieri annunciava l'arrivo dei bombardieri nemici e oggi richiama i pompieri alla casermetta di Piazza Riva Spoleti. C'è stato un incendio al Pozzetto, è andato a fuoco un vecchio cascinale di via Oreste Bonfanti, la zona più antica della città, ancora composta da cascinali in stato di abbandono e casupole contadine. In una di queste vive, anzi viveva, Alessandro Viscardi, più conosciuto come "gatin" o "veles" per i suoi lunghi monologhi in francese. Gatin, che avrebbe compiuto 59 anni il successivo 7 luglio, viveva solo, era spesso ubriaco, si improvvisava di volta in volta vigile urbano, cantastorie, netturbino. Ma non faceva del male a nessuno, viveva con la pensione di invalidità. Non chiedeva aiuto a nessuno né ai servizi sociali né alla parrocchia; anzi quando il parroco bussava per la benedizione natalizia veniva respinto in malo modo. Qualcuno aveva pensato che, ubriaco più del solito si fosse addormentato con la sigaretta in bocca e il pagliericcio avesse preso fuoco. E per tutta la giornata del 27 questa fu la tesi più accreditata. Ma l'autopsia su quei poveri resti divorati dalle fiamme, ordinata dal dottor Luigi Bocciolini, sostituto procuratore della repubblica al medico legale Marco Motta fece emergere un'altra verità, spaventosa: Sandro Viscardi era stato ammazzato con quattro coltellate, tutte mortali, la prima alla gola, le altre tre al cuore. Una ferocia inaudita. L'assassino aveva pianificato tutto: dopo l'omicidio aveva sparso kerosene in giro per casa e sul cadavere del povero Gatin, forse per cancellare eventuali tracce. Ma non aveva rubato nulla: furono trovate infatti parecchie banconote da 50mila lire, tanto che gli inquirenti esclusero dopo le prime indagini che l'omicidio fosse stato commesso da un rapinatore. Alessandro Viscardi era l'ultimo residente in quel grande cascinale abbandonato. E da lì non se ne voleva andare. Con la sua morte tempo dopo partirono i lavori di demolizione e ricostruzione di uno stabile moderno che ancora oggi costeggia il lato sinistro della strada scendendo verso via De Gasperi. L'assassino non fu mai individuato.

I vigili del fuoco mentre depongono della bara i resti di Gatin

La Dc lecchese, dopo lunghi mesi di guerra intestina, in vista dell'importante tornata elettorale per le politiche del 14 giugno, si ricompatta affidando la gestione del partito a un triumvirato: il ciellino Mauro Panzeri prende il posto di Domenico Galbiati, candidato alla Camera, a capo della segreteria; presidente del partito in sostituzione di Cesare Golfari, candidato al Senato, viene nominato il commercialista Guido Puccio; Costantino Anghileri, della corrente di minoranza capeggiata da Ezio Citterio di Lomagna, viene nominato vice segretario unico. Così il quadro politico si ricompone e la battaglia elettorale entra nel vivo. Sui manifesti elettorali comparirà nelle ultime due settimane una scritta destinata ad avere sei anni dopo ben altri successi: "Forza Italia".......

Cesare Golfari e Domenico Galbiati


Il calcio cittadino è in festa: dopo sette anni di attesa la squadra si aggiudica il girone e passa in prima categoria, battendo l'Usmate per 3-1 davanti a un pubblico di poco inferiore a mille unità. Lo squadrone meratese era composto da Ciofi, Casati, Airoldi, Scajoli, Aldeghi, Pesola, Quartieri, Gaiardelli, Rocca, Tarlotti, Ponzoni, Motta, Bolognini, allenati da Angelo Vergani. La partita si disputò sul campo di Trezzo Sull'Adda e al fischio dell'arbitro partì la carovana di auto a clacson spiegati alla volta di Merate. Altri tempi. Oggi è andato in disuso anche il tradizionale carosello di fine campionato di serie A. E forse è meglio così.

Mezza Brianza si stringe attorno ai suoi sei nuovi sacerdoti. Una consacrazione così numerosa non si verificava da anni. Sabato 13 giugno in Duomo vengono consacrati ben 43 diaconi sei dei quali sono provenienti dalle parrocchie di Besana, Cremella, Monticello, Sartirana e Merate. Sono Massimo Zappa e Guido Nava della parrocchia Sant'Ambrogio, Isidoro Capaldi della parrocchia dei SS. Pietro, Marcellino e Erasmo di Besana Brianza, Alberto Pirovano della parrocchia SS Redentore di Cortenuova di Monticello, Massimo Ripamonti della parrocchia SS. Sisino, Martirio e Alessandro di Cremella e Davide Caldirola della parrocchia san Pietro apostolo di Sartirana.

E venne finalmente il giorno delle elezioni politiche, domenica 14 giugno 1987. La Dc resta il primo partito ma scende rispetto al 1983 dal 38 al 35%. Peggio fa il Pci che dal 20 passa al 15,6%. A tutto vantaggio del Psi di Craxi che dall'11,8 sale al 16,8%. Nel lecchese sono eletti: al Senato Cesare Golfari, dopo un lungo periodo di assenza e alla Camera Guido Alborghetti del Pci. Tra i tanti candidati a Camera e Senato citiamo Giuseppe Conti (Pci) attuale sindaco di Garlate, Piero Fiocchi di Lecco (Pli) senatore, Pierluigi Polverari (Psi) ripescato grazie alla scelta del Senato di Francesco Forte, Domenico Galbiati (Dc), Enrica Ceppi (Dp) e Franca Alessio (radicali).

Piero Fiocchi e Pierluigi Polverari

Giuseppe Conti e Guido Alborghetti

 

Finita la maratona delle politiche si torna alle vicende locali con Alberico Fumagalli, consigliere comunale di Merate in quota Psi che lancia un allarme destinato a far discutere l'Aula e la città nei mesi che verranno: molti commercianti del centro tra via Carlo Baslini e via Sant'Ambrogio hanno ricevuto l'avviso di fine locazione, lo sfratto in pratica. Che sta succedendo? C'è una manovra dietro per terziarizzare le aree centrali della città o un'operazione simile a un "cartello" per alzare contemporaneamente i canoni di affitto? Gli assessori, Andrea Colombo titolare del commercio, primo fra tutti, assicurano che non ci sono in atto manovre speculative per favorire banche, assicurazioni, punti di informatica e telefonia a scapito di fruttivendoli, macellai, salumieri, panettieri che costituiscono l'ossatura viva del commercio. Nel tempo alcuni avvisi di sfratto saranno ritirati ma l'assalto degli sportelli bancari diventerà sempre più evidente.

Alberico Fumagalli

Il Consiglio comunale di Merate è investito di un'altra questione destinata a diventare deflagrante: la questione Lega Lombarda. In città la Lega di Bossi alle politiche ha ottenuto 658 voti. A presentare una interrogazione è - curiosamente - Renato Crippa del Movimento Sociale Italiano che domanda alla Giunta quali accorgimenti intenda adottare per evitare che il voto di protesta crei una frattura di carattere razziale mascherata di sociale tra la gente di Merate e i tanti immigrati. Una interrogazione decisamente interessante e per di più proveniente dall'estrema destra. La Giunta non aveva ovviamente alcuna possibilità di adottare accorgimenti particolari, il fenomeno leghista si era già manifestato a Brivio con scritte antisemite e a sfondo razziale ma anche contro il Governo e la classe dirigente. L'unico a prendere sul serio il nuovo movimento fu Mario gallina, allora segretario cittadino della Dc che invitò gli amici di partito a riflettere su questo voto di protesta. Ma l'onda lunga si era ormai alzata.

Renato Crippa

 

Continua/58

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