ASST: Approvato in via definitiva il piano strategico aziendale. Da 44 a 50 le strutture semplici. Abolite le S.C. amministrative.
Dopo un lunghissimo soggiorno in Regione è stato finalmente definito il Piano Organizzativo Aziendale Strategico (POAS) dell’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale di Lecco (ASST).
Il piano era stato predisposto dal direttore generale, entrato in carica il 1° gennaio 2016, e trasmesso all’assessorato competente nel mese di ottobre. Dopo estenuante gestazione e confronti serrati il POAS è tornato con una serie di osservazioni formalizzate il 19 maggio scorso.
Osservazioni che per la gran parte hanno comportato modifiche di carattere formale alla proposta iniziale. Una buona parte dei rilievi, infatti, riguarda la richiesta di cambio di denominazione di alcune strutture aziendali al fine di ricondurle a congruità rispetto alla nomenclatura definita dal sistema di accreditamento.
L’Unità operativa complessa “Neuroradiologia” del Manzoni, ad esempio, cambia denominazione in UOC “ Radiologia diagnostica dell’immagine-Neuroradiologia”.
Quattro Strutture semplici proposte (chirurgia dell’orecchio, chirurgia uroginecologica, farmacia territoriale e approvvigionamento) non hanno ottenuto l’avvallo regionale e conseguentemente queste funzioni restano in carico alle Strutture complesse di riferimento.
La Regione non ha confermato inoltre la costituzione di due Strutture semplici dipartimentali, “screening oncologici” e “ cure subacute”. Gli screening restano quindi in carico al Prevention Process Owner mentre le cure subacute alla struttura semplice cure domiciliari e Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) che già esiste.
In termini numerici il raffronto tra la composizione dell’Azienda secondo il POA vigente frutto della gestione di Mauro Lovisari e la proposta di riorganizzazione per il prossimo triennio vistata dalla Regione evidenzia un aumento complessivo delle Strutture aziendali.
Le Strutture Complesse scendono da 64 a 62, da segnalare la soppressione alquanto discutibile della Direzione Amministrativa dei Presidi ospedalieri e Territoriali; le Strutture Semplici passano da 44 a 50. Aumento di tre unità anche delle Strutture Semplici Dipartimentali, da 11 a 14.
L’aspetto più qualificante della proposta Manfredi riguarda l’organizzazione dipartimentale. Spariscono di fatto i due Dipartimenti Funzionali Aziendali, mentre i Dipartimenti Gestionali passano da 10 a 13. I Dipartimenti Funzionali , uno di area chirurgica e l’altro medica , furono assegnati all’atto della loro costituzione a due professionisti meratesi, il chirurgo Piero Carzaniga e l’internista Massimo Vanoli. Il Dipartimento funzionale “Medico-pneumologico” fu affidato a Vanoli con lo scopo principale di favorire il progetto di portare questa specialità al Mandic. Il pensionamento del professionista e l’accordo raggiunto con l’INRCA hanno reso superfluo il mantenimento del Dipartimento.
E’ nota la differenza di compiti e conseguentemente di importanza che la normativa assegna alle varie tipologie di dipartimento. Solo i Dipartimenti Gestionali coordinano a tutti gli effetti le Strutture Complesse di appartenenza e attraverso il processo di budget assegnano alle stesse risorse umane ed economiche.
Il Piano Organizzativo in vigore nell’ultimo triennio assegnava ad un unico Dipartimento chirurgico gestionale le Chirurgie generali di Lecco e Merate oltre alle numerose Strutture Semplici e Dipartimentali afferenti all’area chirurgica.
Manfredi ha proposto e ottenuto la costituzione di due Dipartimenti gestionali. Un dipartimento di “Chirurgia d’urgenza e robotica” e uno denominato “Chirurgia elettiva e specialistica”.
Al primo, riservato a Melchiorre Costa, faranno capo la chirurgia generale di Lecco con la chirurgia d’urgenza e delle malattie polmonari, l’urologia e le ortopedie e traumatologia di Lecco e Merate.
Al secondo Dipartimento, con alla testa Piero Carzaniga, oltre alla chirurgia generale di Merate faranno capo le strutture complesse di otorinolaringoiatria e di oculistica oltre alla chirurgia laparoscopica, la chirurgia plastica e la breast unit.
L’approvazione del POAS proposto assume ancora maggiore rilevanza se collegato agli adempimenti in capo alla Regione in tema di adeguamento della rete ospedaliera alle disposizioni dell’Accordo Stato-Regioni in tema di razionalizzazione della rete stessa.
Le caratteristiche del POAS approvato risultano in linea con le aspettative emerse in sede di dibattito in merito alla classificazione dei presidi delineata dalle regole nazionali.
Manzoni e Mandic vedono confermate per i prossimi tre anni le loro ambizioni. Il primo di mantenere gran parte delle funzioni che di norma dovrebbero essere assegnate agli ospedali “hub” con bacini d’utenza superiori. E’ il caso, ad esempio, della Neurochirurgia e della Cardiochirurgia.
Per il Mandic l’attesa era anche maggiore. In gioco c’era il mantenimento delle caratteristiche di ospedale di primo livello. La conferma nel nuovo POAS di Strutture fondamentali per questa classificazione quali Rianimazione, Pronto soccorso elevato a Dipartimento di Emergenza Urgenza, Cardiologia con Unità di terapia intensiva, Neurologia e Radiologia dotata ora anche di Risonanza magnetica, pone la parola fine al dibattito sulle sorti del Presidio. Il Mandic resta un Presidio strategico.
Definite le sorti è auspicabile che la Direzione strategica possa ora concentrarsi sulle problematiche organizzative e gestionali dei Presidi per rendere sempre più riscontrabili gli enunciati del Piano di Organizzazione. Un esempio per tutti: il Pronto soccorso di Merate, cui sono stati destinati recentemente 900mila euro per l’ampliamento. Sono già attivi il codice azzurro, l’accesso rapido, i posti letto di osservazione breve (speriamo si eviti l’installazione dei totem per la compilazione della scheda perché se uno sta male non è certo nelle condizioni di compilare un modulo) ma il personale medico e infermieristico non viene adeguato al livello standard resteranno le code interminabili e i turni massacranti. Il gruppone di esperti riuniti per studiare modalità facilitanti l’accesso alla prestazione d’urgenza avrebbe dovuto scrivere al punto uno: adeguamento personale. Poi, sta bene tutto il resto.
Il piano era stato predisposto dal direttore generale, entrato in carica il 1° gennaio 2016, e trasmesso all’assessorato competente nel mese di ottobre. Dopo estenuante gestazione e confronti serrati il POAS è tornato con una serie di osservazioni formalizzate il 19 maggio scorso.
Osservazioni che per la gran parte hanno comportato modifiche di carattere formale alla proposta iniziale. Una buona parte dei rilievi, infatti, riguarda la richiesta di cambio di denominazione di alcune strutture aziendali al fine di ricondurle a congruità rispetto alla nomenclatura definita dal sistema di accreditamento.
Stefano Manfredi
L’Unità operativa complessa “Neuroradiologia” del Manzoni, ad esempio, cambia denominazione in UOC “ Radiologia diagnostica dell’immagine-Neuroradiologia”.
Quattro Strutture semplici proposte (chirurgia dell’orecchio, chirurgia uroginecologica, farmacia territoriale e approvvigionamento) non hanno ottenuto l’avvallo regionale e conseguentemente queste funzioni restano in carico alle Strutture complesse di riferimento.
La Regione non ha confermato inoltre la costituzione di due Strutture semplici dipartimentali, “screening oncologici” e “ cure subacute”. Gli screening restano quindi in carico al Prevention Process Owner mentre le cure subacute alla struttura semplice cure domiciliari e Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) che già esiste.
In termini numerici il raffronto tra la composizione dell’Azienda secondo il POA vigente frutto della gestione di Mauro Lovisari e la proposta di riorganizzazione per il prossimo triennio vistata dalla Regione evidenzia un aumento complessivo delle Strutture aziendali.
Le Strutture Complesse scendono da 64 a 62, da segnalare la soppressione alquanto discutibile della Direzione Amministrativa dei Presidi ospedalieri e Territoriali; le Strutture Semplici passano da 44 a 50. Aumento di tre unità anche delle Strutture Semplici Dipartimentali, da 11 a 14.
L’aspetto più qualificante della proposta Manfredi riguarda l’organizzazione dipartimentale. Spariscono di fatto i due Dipartimenti Funzionali Aziendali, mentre i Dipartimenti Gestionali passano da 10 a 13. I Dipartimenti Funzionali , uno di area chirurgica e l’altro medica , furono assegnati all’atto della loro costituzione a due professionisti meratesi, il chirurgo Piero Carzaniga e l’internista Massimo Vanoli. Il Dipartimento funzionale “Medico-pneumologico” fu affidato a Vanoli con lo scopo principale di favorire il progetto di portare questa specialità al Mandic. Il pensionamento del professionista e l’accordo raggiunto con l’INRCA hanno reso superfluo il mantenimento del Dipartimento.
Massimo Vanoli e Piero Carzaniga
Il Dipartimento Funzionale attualmente affidato a Piero Carzaniga da Funzionale passa a Gestionale. Un passaggio fondamentale se relazionato agli effetti che la scelta potrà avere rispetto alla organizzazione del Mandic.E’ nota la differenza di compiti e conseguentemente di importanza che la normativa assegna alle varie tipologie di dipartimento. Solo i Dipartimenti Gestionali coordinano a tutti gli effetti le Strutture Complesse di appartenenza e attraverso il processo di budget assegnano alle stesse risorse umane ed economiche.
Il Piano Organizzativo in vigore nell’ultimo triennio assegnava ad un unico Dipartimento chirurgico gestionale le Chirurgie generali di Lecco e Merate oltre alle numerose Strutture Semplici e Dipartimentali afferenti all’area chirurgica.
Manfredi ha proposto e ottenuto la costituzione di due Dipartimenti gestionali. Un dipartimento di “Chirurgia d’urgenza e robotica” e uno denominato “Chirurgia elettiva e specialistica”.
Al primo, riservato a Melchiorre Costa, faranno capo la chirurgia generale di Lecco con la chirurgia d’urgenza e delle malattie polmonari, l’urologia e le ortopedie e traumatologia di Lecco e Merate.
Melchiorre Costa
Al secondo Dipartimento, con alla testa Piero Carzaniga, oltre alla chirurgia generale di Merate faranno capo le strutture complesse di otorinolaringoiatria e di oculistica oltre alla chirurgia laparoscopica, la chirurgia plastica e la breast unit.
L’approvazione del POAS proposto assume ancora maggiore rilevanza se collegato agli adempimenti in capo alla Regione in tema di adeguamento della rete ospedaliera alle disposizioni dell’Accordo Stato-Regioni in tema di razionalizzazione della rete stessa.
Le caratteristiche del POAS approvato risultano in linea con le aspettative emerse in sede di dibattito in merito alla classificazione dei presidi delineata dalle regole nazionali.
Manzoni e Mandic vedono confermate per i prossimi tre anni le loro ambizioni. Il primo di mantenere gran parte delle funzioni che di norma dovrebbero essere assegnate agli ospedali “hub” con bacini d’utenza superiori. E’ il caso, ad esempio, della Neurochirurgia e della Cardiochirurgia.
Per il Mandic l’attesa era anche maggiore. In gioco c’era il mantenimento delle caratteristiche di ospedale di primo livello. La conferma nel nuovo POAS di Strutture fondamentali per questa classificazione quali Rianimazione, Pronto soccorso elevato a Dipartimento di Emergenza Urgenza, Cardiologia con Unità di terapia intensiva, Neurologia e Radiologia dotata ora anche di Risonanza magnetica, pone la parola fine al dibattito sulle sorti del Presidio. Il Mandic resta un Presidio strategico.
Definite le sorti è auspicabile che la Direzione strategica possa ora concentrarsi sulle problematiche organizzative e gestionali dei Presidi per rendere sempre più riscontrabili gli enunciati del Piano di Organizzazione. Un esempio per tutti: il Pronto soccorso di Merate, cui sono stati destinati recentemente 900mila euro per l’ampliamento. Sono già attivi il codice azzurro, l’accesso rapido, i posti letto di osservazione breve (speriamo si eviti l’installazione dei totem per la compilazione della scheda perché se uno sta male non è certo nelle condizioni di compilare un modulo) ma il personale medico e infermieristico non viene adeguato al livello standard resteranno le code interminabili e i turni massacranti. Il gruppone di esperti riuniti per studiare modalità facilitanti l’accesso alla prestazione d’urgenza avrebbe dovuto scrivere al punto uno: adeguamento personale. Poi, sta bene tutto il resto.