Indagine Pasimafi: torna libero il ragionier Corno, il dottor Fanelli resta ai domiciliari

Giulio Corno
È tornato libero il ragioner Giulio Corno, presidente dell'Ordine dei consulenti del lavoro di Lecco destinatario, lo scorso 8 maggio, di un'ordinanza di custodia cautelare - richiesta dalla Procura di Parma ed emessa dal Gip per 19 medici e imprenditori operanti nel settore della commercializzazione e della promozione di farmaci e di dispositivi medici - nell'ambito dell'indagine "Pasimafi".
Nella mattinata di ieri, assistito dall'avvocato Renato Cogliati del Foro di Lecco, si è recato a Parma per comparire di fronte al Pubblico ministero Giuseppe Amara, titolare dell'inchiesta che ha fatto emergere un presunto "sistema corruttivo realizzato per incamerare patrimoni illeciti attraverso l'asservimento agli interessi commerciali di alcune case farmaceutiche interessate a creare una propria "zona" di influenza su pubblici ufficiali, per la promozione e la diffusione illecita dei loro prodotti", che avrebbe tra i suoi principali promotori il dottor Guido Fanelli (originario di Olgiate Molgora), a capo della struttura complessa di Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica dell'Azienda ospedaliera universitaria di Parma.
"Abbiamo chiesto e ottenuto dal giudice la revoca della misura cautelare, dopo aver chiarito la posizione del mio assistito" ha spiegato l'avvocato Cogliati. "Non mi è possibile entrare nei dettagli poiché siamo in una fase preliminare. Il signor Corno è libero".
L'operazione ha portato al sequestro preventivo di due società "di comodo" allestite per il presunto riciclaggio del provento delle attività illecite e al sequestro, ai fini della confisca, di quasi mezzo milione di euro indicato dagli inquirenti quale prezzo per la commissione del reato di corruzione. Sono state eseguite inoltre 52 perquisizioni presso le abitazioni dei professionisti ritenuti coinvolti e presso le sedi di importanti società e note aziende farmaceutiche. L'indagine ha fatto emergere un "giro" di attività commerciali fittizie che, attraverso prestanome, avrebbero incamerato e monetizzato le somme elargite dalle ditte farmaceutiche attraverso l'emissione di documentazione fittizia. Cifre che poi - in base all'impianto accusatorio da dimostrare - venivano reinvestite in beni di ingente valore (autovetture o yacht, come il "Pasimafi" del dottor Fanelli da cui l'intera indagine trae il nome), ovvero stornate su conti esteri protetti, in modo da rendere estremamente difficoltosa l'identificazione e la provenienza dei flussi di denaro.
Anche il dottor Guido Fanelli, al pari del ragioniere lecchese, si era avvalso della facoltà di non rispondere in occasione dell'interrogatorio di garanzia di fronte al Gip Maria Cristina Sarli del Tribunale emiliano.
"Al momento non ci sono novità, il nostro assistito resta agli arresti domiciliari" ha commentato l'avvocato Salvatore Coniglio, che lo assiste unitamente al collega Mario Bonati.
I reati contestati nell'ambito dell'operazione vanno dall'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio (attuata nel campo della sperimentazione sanitaria e nella divulgazione scientifica per favorire le attività commerciali di imprese farmaceutiche nazionali ed estere), all'abuso d'ufficio, peculato, truffa aggravata e trasferimento fraudolento di valori.

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