Merate: la regione nega la ''contrattualizzazione'' di 15 posti per il CDD. Ora il rischio è che a pagare siano solo i comuni

Quando nel novembre dello scorso anno il direttore generale dell'Azienda di Tutela della Salute di Monza e Brianza, dr. Massimo Giupponi aveva presenziato all'inaugurazione del Centro Diurno Disabili di Merate, aveva affermato che come ATS non si sarebbe sottratto alle prospettive della struttura, garantendone il supporto anche per il futuro.

Il taglio del nastro del nuovo CDD, nel novembre 2016


E infatti come una doccia fredda, in una lettera inviata nei giorni scorsi all'assemblea distrettuale e a Retesalute è stata data comunicazione che, per quest'anno, non ci sarà la contrattualizzazione dei 15 posti attualmente "scoperti" di cui tanto si attendeva notizia. Il CDD, infatti, è stato pensato per 30 utenti. Dal territorio la domanda è molto forte. Attualmente tutte le strutture sono sature tanto che alcune persone sono state dirottate fuori provincia. L'accreditamento (che significa la compartecipazione alla spesa da parte della Regione) è stato garantito per 15 con la prospettiva di arrivare a coprire tutta la domanda. Per offrire comunque l'opportunità di questo servizio, indispensabile ai disabili e alle loro famiglie, i comuni avevano deciso di attivare dei moduli, cioè dei progetti ad hoc il cui costo è stato ripartito tra le municipalità, nell'attesa di un SI da Regione/ATS. La risposta che è arrivata, però, ha deluso le aspettative ma soprattutto ha aperto scenari a cui si dovrà trovare una soluzione.

La struttura di Via Fratelli Cernuschi, interamente finanziata dal comune di Merate e ora divenuta un polo di riferimento per il territorio


La presenza di posti accreditati nei CDD/CSE in rapporto alla popolazione è risultata omogenea e conforme al resto del territorio e quindi non si è ritenuto necessario procedere con ulteriori contrattualizzazioni, rimbalzando il problema alle amministrazioni. Il costo medio di un utente, per 11 mesi, in una struttura si aggiorna attorno ai 20mila euro. La retta è ripartita tra Comune (41%, 516 euro al mese), Regione Lombardia (48%) e il restante 11% (155 euro) è carico delle famiglie. Ben si comprende che se per 15 posti saranno gli enti locali a doversene occupare, la spesa lieviterà alle stelle. "Gli unici che stanno mettendo di più in termini di risorse sono i comuni che fanno davvero una buona solidarietà, molto di più di quanto ci è richiesto. Per quest'anno è andata così, riformuleremo la richiesta al prossimo giro" ha commentato Adele Gatti, presidente dell'assemblea dei sindaci.




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S.V.
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