Cernusco: bullismo diretto, indiretto e cyber. Genitori e insegnanti a lezione dagli esperti

Per "sbullonarsi", termine che potrebbe e dovrebbe entrare nel gergo comune quanto prima, nel senso di liberarsi dal bullismo, si parte anche da assemblee serali come quella che si è tenuta mercoledì 3 maggio nell'aula video della scuola media di Cernusco, una riunione dove gli esperti in materia hanno cercato di sensibilizzare e informare gli insegnanti e i (purtroppo pochi) genitori presenti.

Il professor Carlo Gioria, esperto in orientamento formativo e professionale


Per capire il fenomeno, si può invece partire dai dati raccolti dal professor Carlo Gioria, esperto in orientamento formativo e professionale, uno di quelle figure di riferimento appena citati che saranno i relatori durante tutti gli incontri previsti dal progetto itinerante "Sbulloniamoci", organizzato dal Centro Territoriale di Supporto (il CTS), dalla Provincia e dall'Ufficio Scolastico Territoriale (UST)di Lecco.

Marinella Maldini, consigliere provinciale con delega all’istruzione


Non a caso, infatti, subito dopo le presentazioni fatte dal dirigente scolastico Giordano Cereda, chi per prima ha preso parola è stata Marinella Maldini, consigliere provinciale con delega all'Istruzione, spiegando come "il progetto vede particolarmente coinvolta la Provincia, non solo perché siamo i responsabili degli edifici scolastici, ma soprattutto perché ci piace entrare nel merito della formazione dei ragazzi collaborando con gli enti prescelti, con le scuole, l'UST, e visto che di solito cerchiamo di mettere tutti insieme le forze".
Il professor Gioria ha quindi dato un'illustrazione generale dei dati raccolti attraverso un questionario compilato da studenti, genitori e insegnanti delle scuole di Lecco. "Ho dovuto indagare a fondo per capire che cosa sia veramente il bullismo - ha esordito - Sono convinto che sia un problema non indifferente. Nel questionario vengono evidenziati non solo i problemi di quando il ragazzo è a scuola ma anche di quando è in altri contesti, contesti amicali piuttosto che famigliari".

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All'indagine, in tutto, hanno partecipato 1996 studenti (898 delle medie, 1097 delle superiori), 1598 genitori e 381 docenti. Da una prima lettura dei risultati, Gioria ha individuato, anche se in proporzioni non esagerate, la presenza delle tre principali tipologie di bullismo: quello diretto, che vede il bullo fisicamente protagonista dell'azione di prevaricazione verso il più debole, quello indiretto, che avviene quando il bullo trama qualcosa alle spalle della sua vittima e il bullismo 2.0, che esiste da quando la tecnologia ha dilagato nelle vite dei più giovani, detto anche cyberbullismo.

La dottoressa Ilaria Folci, docente di pedagogia per l’Università Cattolica di Milano


I dati raccolti dal professor Gioria, parlano di un certo timore nel raccontare di aver subito atti di bullismo, mentre sono più numerosi gli studenti che lo hanno visto accadere. Di questi, circa il 40% ha raccontato di aver consolato la vittima, il 15% ne è rimasto indifferente. Emerge, inoltre, che gli atti di bullismo avvengono soprattutto nel tragitto da scuola a casa. I dati illustrati da Carlo Gioria sono stati l'appiglio per quasi tutte le discussioni della serata. La dottoressa Ilaria Folci, docente di pedagogia all'Università Cattolica di Milano, ha preso spunto proprio da questo ultimo aspetto parlando delle strategie che attua chi è vittima, "ad esempio - ha spiegato - cominciando a fare percorsi sempre alternativi e diversi per evitare il bullo", proseguendo col dire che "l'ambiente poco sorvegliato è il preferito dai bulli, perché il gusto di dare fastidio ad altri è proprio quello di farsi vedere dai loro pari, ma di tener nascosta la loro identità di fronte agli adulti. Dove c'è meno controllo, meno sorveglianza, il bullismo prolifera".


Biagio Di Liberto, docente dell’IIS Badoni di Lecco

Biagio Di Liberto, docente dell'istituto Badoni di Lecco, esperto di cyberbullismo, ha riportato di fenomeni, tanto interessanti quanto sconcertanti, come quelli che vedono, in certi casi, "bambini di tre anni alle prese con le prime app". "I nostri figli entrano in contatto con applicazioni che non sono minimamente filtrate - ha aggiunto Di Liberto - Non sono applicazioni killer, ma sono applicazioni dai contenuti molto pesanti, con sollecitazioni visive ed uditive che coinvolgono inconsciamente i livelli di attenzione portando alla confusione, ed è una condizione che viviamo soprattutto nelle nostre case".
Tra i diversi aspetti toccati mercoledì sera, sono stati evidenziati quali soluzioni al bullismo soprattutto una maggiore informazione tra gli insegnanti e i genitori, coloro che devono monitorare i figli cercando di capire che cosa accade, se sono vittime oppure, se non lo sono, magari potrebbero essere loro stessi i bulli. Nelle serate del 9 e del 16 maggio, a Lecco, si svolgeranno delle serate formative per docenti.
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A.S.
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