Lomagna: la comunità albanese si racconta. Storie di fatica, rinascita e riscatto. E una tradizione fatta di usi e costumi
È giunta al quarto appuntamento la rassegna "Un pezzo di me, un pezzo di noi", organizzata dall'Amministrazione Comunale in collaborazione con la Parrocchia SS. Pietro e Paolo e con varie associazioni locali volta a compiere un vero e proprio percorso alla scoperta di paesi di cui, a volte, si conosce davvero troppo poco. Sabato 22 aprile è stata la volta dell'Albania, raccontata grazie ad alcuni cittadini lomagnesi e non che hanno prestato la loro voce al racconto di un paese vicino a noi.
Dopo i saluti introduttivi del consigliere Cristina Citterio, del sindaco Stefano Fumagalli e del parroco don Lorenzo Radaelli, la parola è passata a Besida, che ha fatto una panoramica su geografia, politica e cultura del cosiddetto "paese delle Aquile". «L'Albania - ha esordito - si estende per un territorio di circa 29mila chilometri quadrati, a tratti pianeggiante ma per la maggior parte montuoso. Ha un clima tipicamente mediterraneo sulle coste, mentre all'interno il clima si può classificare come continentale. Sono quasi tre milioni gli abitanti, anche se gli albanesi nel mondo sono numerosi: se ne contano circa 500mila solamente in Italia e altrettanti in Grecia». Un territorio che offre paesaggi bellissimi, non solo sulle coste, che si estendono per quasi 500 chilometri, ma anche per le montagne, che offrono una bellezza rara. Culla della civiltà illirica, ha ricoperto il centro culturale e religioso dell'impero bizantino, fino al quindicesimo secolo, quando cadde sotto il dominio dell'impero ottomano. Dichiara l'indipendenza il 28 novembre 1912, e gli viene successivamente riconosciuta nel 1913 dalla Conferenza di Londra.
Sotto dominio comunista dal 1944 al 1990, come spiegato da Besida da allora l'Albania sta facendo dei passi in avanti: è ora infatti membro dell'ONU, della NATO ed è candidata ad entrare nell'Unione Europea. «L'istruzione in Albania - ha poi proseguito - è obbligatoria dai 5 ai 15 anni, e nel paese si registra un tasso di alfabetismo pari al novanta percento. Oltre all'albanese, in alcune scuole viene studiata anche la lingua italiana. Sono inoltre attivi molti atenei, alcuni dei quali internazionali».
Diverse poi le città che offrono un patrimonio artistico-culturale non indifferente, come la capitale Tirana, Durazzo, che si porta alle spalle ben tremila anni di storia, oltre a Berazi, detta "La città delle mille finestre", e Argirocastro, dichiarate patrimonio UNESCO. Molto variegate anche le religioni: circa il settanta percento della popolazione albanese è musulmana, mentre la religione cattolica e la religione ortodossa sono praticate da circa il venti percento della popolazione.
Numerosi sono le personalità illustri di origine albanese, tra le quali Madre Teresa di Calcutta, che si dichiarava «albanese di sangue, indiana di cittadinanza ma appartenente al mondo». Dopo il bellissimo racconto di Besida, è stata la volta delle testimonianze. Toma Genc, residente a Lomagna da cinque anni, ha alle spalle un passato davvero difficoltoso, che ora è riuscito a superare. «Sono arrivato a Bari con il gommone - ha iniziato così il suo racconto, visibilmente commosso - e il ricordo di quel giorno è ancora vivo in me: ogni volta che al telegiornale sento la notizia di uno sbarco mi tornano in mente quei momenti. Sono poi andato a Milano, dove ho dormito nell'ex-fabbrica dell'Iveco per qualche tempo, mangiando una volta ogni due giorni. Grazie all'aiuto di alcuni parenti che avevo qui, sono poi riuscito a trovare lavoro. Ora è ventuno anni che sono qui, e da poco tempo ho ottenuto la cittadinanza».
VIDEO
La parola è poi passata a Eglantina, che in Albania aveva una laurea in giurisprudenza e un lavoro da impiegata. «Sono venuta in Italia per raggiungere mio marito. Avendo già un parente qui, non è stato difficile ottenere i documenti. Dopo circa otto mesi dal mio arrivo ho trovato lavoro, prima in un'impresa di pulizie, poi come operaia metalmeccanica e infine come mediatrice culturale per varie associazioni, grazie a un bando promosso da Regione Lombardia. Nel mentre, studiando, sono riuscita a laurearmi in scienze giuridiche presso l'Università dell'Insubria di Como».
Dopo Eglantina è stata Rudina a portare un pezzo della sua esperienza, raccontando anche attraverso immagini e video il suo matrimonio. Rudina si è sposata, secondo la tradizione albanese, nel 2001. I festeggiamenti, come da programma, sono durati tre giorni. Molto curioso il fatto che la sposa, nelle tradizionali fotografie, non sorrida: questo per simboleggiare il distacco della famiglia materna e l'ingresso in un nuovo nucleo famigliare. Vengono poi fatti alcuni riti tipici della tradizione: l'abito della sposa viene bagnato con della grappa, per "scacciare il malocchio", mentre la sposa intinge le mani in acqua e zucchero, per simboleggiare la dolcezza che la sposa deve avere nei confronti della famiglia. Viene poi anche bruciato il fazzoletto del marito, segno della fine del celibato: l'uomo deve ora essere un buon padre e un buon marito.
Dopo un lungo applauso, la serata è terminata con balli tipici della tradizione albanese e assaggi di prelibatezze locali cucinate per l'occasione.
Dopo i saluti introduttivi del consigliere Cristina Citterio, del sindaco Stefano Fumagalli e del parroco don Lorenzo Radaelli, la parola è passata a Besida, che ha fatto una panoramica su geografia, politica e cultura del cosiddetto "paese delle Aquile". «L'Albania - ha esordito - si estende per un territorio di circa 29mila chilometri quadrati, a tratti pianeggiante ma per la maggior parte montuoso. Ha un clima tipicamente mediterraneo sulle coste, mentre all'interno il clima si può classificare come continentale. Sono quasi tre milioni gli abitanti, anche se gli albanesi nel mondo sono numerosi: se ne contano circa 500mila solamente in Italia e altrettanti in Grecia». Un territorio che offre paesaggi bellissimi, non solo sulle coste, che si estendono per quasi 500 chilometri, ma anche per le montagne, che offrono una bellezza rara. Culla della civiltà illirica, ha ricoperto il centro culturale e religioso dell'impero bizantino, fino al quindicesimo secolo, quando cadde sotto il dominio dell'impero ottomano. Dichiara l'indipendenza il 28 novembre 1912, e gli viene successivamente riconosciuta nel 1913 dalla Conferenza di Londra.
Sotto dominio comunista dal 1944 al 1990, come spiegato da Besida da allora l'Albania sta facendo dei passi in avanti: è ora infatti membro dell'ONU, della NATO ed è candidata ad entrare nell'Unione Europea. «L'istruzione in Albania - ha poi proseguito - è obbligatoria dai 5 ai 15 anni, e nel paese si registra un tasso di alfabetismo pari al novanta percento. Oltre all'albanese, in alcune scuole viene studiata anche la lingua italiana. Sono inoltre attivi molti atenei, alcuni dei quali internazionali».
Il racconto di Besida
Diverse poi le città che offrono un patrimonio artistico-culturale non indifferente, come la capitale Tirana, Durazzo, che si porta alle spalle ben tremila anni di storia, oltre a Berazi, detta "La città delle mille finestre", e Argirocastro, dichiarate patrimonio UNESCO. Molto variegate anche le religioni: circa il settanta percento della popolazione albanese è musulmana, mentre la religione cattolica e la religione ortodossa sono praticate da circa il venti percento della popolazione.
Toma Genc
Numerosi sono le personalità illustri di origine albanese, tra le quali Madre Teresa di Calcutta, che si dichiarava «albanese di sangue, indiana di cittadinanza ma appartenente al mondo». Dopo il bellissimo racconto di Besida, è stata la volta delle testimonianze. Toma Genc, residente a Lomagna da cinque anni, ha alle spalle un passato davvero difficoltoso, che ora è riuscito a superare. «Sono arrivato a Bari con il gommone - ha iniziato così il suo racconto, visibilmente commosso - e il ricordo di quel giorno è ancora vivo in me: ogni volta che al telegiornale sento la notizia di uno sbarco mi tornano in mente quei momenti. Sono poi andato a Milano, dove ho dormito nell'ex-fabbrica dell'Iveco per qualche tempo, mangiando una volta ogni due giorni. Grazie all'aiuto di alcuni parenti che avevo qui, sono poi riuscito a trovare lavoro. Ora è ventuno anni che sono qui, e da poco tempo ho ottenuto la cittadinanza».
VIDEO
La parola è poi passata a Eglantina, che in Albania aveva una laurea in giurisprudenza e un lavoro da impiegata. «Sono venuta in Italia per raggiungere mio marito. Avendo già un parente qui, non è stato difficile ottenere i documenti. Dopo circa otto mesi dal mio arrivo ho trovato lavoro, prima in un'impresa di pulizie, poi come operaia metalmeccanica e infine come mediatrice culturale per varie associazioni, grazie a un bando promosso da Regione Lombardia. Nel mentre, studiando, sono riuscita a laurearmi in scienze giuridiche presso l'Università dell'Insubria di Como».
Eglantina e Rudina
Dopo Eglantina è stata Rudina a portare un pezzo della sua esperienza, raccontando anche attraverso immagini e video il suo matrimonio. Rudina si è sposata, secondo la tradizione albanese, nel 2001. I festeggiamenti, come da programma, sono durati tre giorni. Molto curioso il fatto che la sposa, nelle tradizionali fotografie, non sorrida: questo per simboleggiare il distacco della famiglia materna e l'ingresso in un nuovo nucleo famigliare. Vengono poi fatti alcuni riti tipici della tradizione: l'abito della sposa viene bagnato con della grappa, per "scacciare il malocchio", mentre la sposa intinge le mani in acqua e zucchero, per simboleggiare la dolcezza che la sposa deve avere nei confronti della famiglia. Viene poi anche bruciato il fazzoletto del marito, segno della fine del celibato: l'uomo deve ora essere un buon padre e un buon marito.
Dopo un lungo applauso, la serata è terminata con balli tipici della tradizione albanese e assaggi di prelibatezze locali cucinate per l'occasione.
Stefano Riva