Merate: i neutrini di Dozio in mostra alla Biennale
I "neutrini" di Angelo Dozio alla Biennale Arte di Venezia. Dal 13 maggio il pittore meratese, parteciperà alla kermesse che accoglie i grandi artisti di tutto il mondo, e lo farà con trenta opere, anche dell'ultimo periodo, quali i neutrini. "A Venezia porterò anche qualcosa di particolare, che, credo, sia stato dipinto per la prima volta. Una tela ovale con un solo neutrino, elemento che alcuni scienziati sono riusciti a fotografare. Per dipingerlo ho adeguato la forma della tela al soggetto che avrei rappresentato".
Meratese doc, Dozio è conosciuto in mezza Europa. Le sue opere sono esposte anche al Mondrian (Olanda) e al "Reyna" di Madrid, dove si può vedere anche "Guernica" di Picasso. Il Manzoni di Lecco accoglie "orizzonti" che Dozio definisce "un balcone sull'universo".
"La ricerca non finisce mai, gli scienziati lo ripetono ogni giorno - spiega Dozio dallo studio di Brugarolo, frazione meratese - vale anche per l'arte. Quando nel 2008, cominciai a dipingere i neutrini, volevo sperimentare, ma raggiunsi risultati che vennero definiti importanti. Decisi di continuare. E' una strada che seguo da dieci anni".
"A due passi da casa, dove adesso c'è una fabbrica - ricorda l'artista - prima c'era un piccolo lago. Le rondini scendevano radenti sull'acqua. Quelle traiettorie mi affascinavano. Provai a dipingerle. Fu il primo capitolo della mia storia di pittore astratto. Seguirono le "curve" e gli "orizzonti". Ad ispirarmi era sempre la natura, ma dipingevo per linee geometriche. Approdai alle poesie, linee spezzate di colore diverso. Incrociando orizzontali e verticali gli spazi si chiudevano. Ero arrivato ai "labirinti". Per uscirne dovetti guardare verso l'alto, e scoprire l'infinito. Invece delle linee dipingevo gli spazi che le separavano. Con "New York" e le "zolle" ero tornato alla fase materica. Le tele erano di spessore enorme; le dipingevo lasciandole in balia degli eventi atmosferici. Volevo cogliere quell'attimo, unico e irripetibile".
E' il 2007. Dozio cerca una nuova strada, che definisce il "nulla", ma subito dopo vuole trovare qualcosa che lo superi. "Mi ricordavo degli studi di Rubbia sui neutrini, che non si vedono, ma esistono. Dopo lo studio di una fotografia, scelsi sei colori. Accostandoli, creavo sulla tela uno sciame di cerchi che nella realtà non esistevano. Nella pittura cinetica, per vedere immagini diverse dello stesso soggetto, a spostarsi deve essere l'osservatore. Con i neutrini accade il contario. A muoversi sono le le sfere, appena accennate, che si riproducono da quelle dipinte".
Meratese doc, Dozio è conosciuto in mezza Europa. Le sue opere sono esposte anche al Mondrian (Olanda) e al "Reyna" di Madrid, dove si può vedere anche "Guernica" di Picasso. Il Manzoni di Lecco accoglie "orizzonti" che Dozio definisce "un balcone sull'universo".
"La ricerca non finisce mai, gli scienziati lo ripetono ogni giorno - spiega Dozio dallo studio di Brugarolo, frazione meratese - vale anche per l'arte. Quando nel 2008, cominciai a dipingere i neutrini, volevo sperimentare, ma raggiunsi risultati che vennero definiti importanti. Decisi di continuare. E' una strada che seguo da dieci anni".
"A due passi da casa, dove adesso c'è una fabbrica - ricorda l'artista - prima c'era un piccolo lago. Le rondini scendevano radenti sull'acqua. Quelle traiettorie mi affascinavano. Provai a dipingerle. Fu il primo capitolo della mia storia di pittore astratto. Seguirono le "curve" e gli "orizzonti". Ad ispirarmi era sempre la natura, ma dipingevo per linee geometriche. Approdai alle poesie, linee spezzate di colore diverso. Incrociando orizzontali e verticali gli spazi si chiudevano. Ero arrivato ai "labirinti". Per uscirne dovetti guardare verso l'alto, e scoprire l'infinito. Invece delle linee dipingevo gli spazi che le separavano. Con "New York" e le "zolle" ero tornato alla fase materica. Le tele erano di spessore enorme; le dipingevo lasciandole in balia degli eventi atmosferici. Volevo cogliere quell'attimo, unico e irripetibile".
E' il 2007. Dozio cerca una nuova strada, che definisce il "nulla", ma subito dopo vuole trovare qualcosa che lo superi. "Mi ricordavo degli studi di Rubbia sui neutrini, che non si vedono, ma esistono. Dopo lo studio di una fotografia, scelsi sei colori. Accostandoli, creavo sulla tela uno sciame di cerchi che nella realtà non esistevano. Nella pittura cinetica, per vedere immagini diverse dello stesso soggetto, a spostarsi deve essere l'osservatore. Con i neutrini accade il contario. A muoversi sono le le sfere, appena accennate, che si riproducono da quelle dipinte".
Sergio Perego