Merate: venerdì conferenza politica con ''La Semina''
Venerdì 17 alle ore 20:45 la Semina ha organizzato una conferenza politica dal titolo:
relatore il prof. Paolo Segatti,
Docente di Sociologia Politica all'Università di Milano.
"GRANDE RECESSIONE E DESTINO DELLA DEMOCRAZIA"
(Europa e Italia nella crisi)
(Europa e Italia nella crisi)
relatore il prof. Paolo Segatti,
Docente di Sociologia Politica all'Università di Milano.
La sede sarà l'aula magna P. Borsellino degli Istituti Agnesi e Viganò, in via De Lodovichi 10 a Merate.
L'invito alla partecipazione è rivolto a studenti, professori e cittadinanza.
"E' un'importante occasione per noi tutti per riflettere sulla particolare situazione europea nel contesto di una crisi globale piuttosto complessa, nella quale si trova con non poche preoccupazioni anche il nostro paese" hanno commentato dal direttivo Semina "La serata ci permetterà di capire e approfondire gli aspetti sociali, economici, politici e culturali, che interagiscono in questo particolare momento".
Sinossi dell’intervento su
Grande Recessione e destino della democrazia
Sono passati quasi dieci anni dal fallimento della banca Lehman Brothers e dai primi segnali di una incipiente crisi finanziaria alla borsa di Wall Street. A giudicare dai dati macroeconomici sembra che alcuni paesi siano usciti dalla recessione. L’inflazione sta aumentando anche in Europa. Il livello di occupazione rimane tuttavia ancora alto in molti paesi, tra cui il nostro. L’ineguaglianza di reddito, la povertà sono salite, come anche la percezione che il futuro per molti e per molti delle nuove generazioni non sarà roseo. Sarà diverso da quello delle generazioni più anziane. Tutto questo indica che la Grande Recessione ha avuto e sta avendo enormi conseguenze sociali. Ma quali sono stato le sue conseguenze politiche? L’intervento si concentrerà su queste in particolare. Mettendo a fuoco anzitutto le sue conseguenze sul funzionamento della rappresentanza elettorale che costituisce il motore delle nostre democrazie. Parleremo a questo proposito della crisi dei vecchi partiti e del successo di nuove formazioni, spesso indicate come populiste. Parleremo delle cause di questo fenomeno discusse nell’opinione pubblica, ma anche delle motivazioni degli elettori individuate dagli studi sul comportamento di voto. Metteremo infine a fuoco le conseguenze della grande recessione sulla stabilità della democrazia. La tesi di fondo è che la Grande Recessione se ha sconquassato molti sistemi politici di per sé non è in grado di mettere in crisi la democrazia, finché le classi dirigenti continueranno a credere nella democrazia.
(Prof. Polo Segatti)
Sono passati quasi dieci anni dal fallimento della banca Lehman Brothers e dai primi segnali di una incipiente crisi finanziaria alla borsa di Wall Street. A giudicare dai dati macroeconomici sembra che alcuni paesi siano usciti dalla recessione. L’inflazione sta aumentando anche in Europa. Il livello di occupazione rimane tuttavia ancora alto in molti paesi, tra cui il nostro. L’ineguaglianza di reddito, la povertà sono salite, come anche la percezione che il futuro per molti e per molti delle nuove generazioni non sarà roseo. Sarà diverso da quello delle generazioni più anziane. Tutto questo indica che la Grande Recessione ha avuto e sta avendo enormi conseguenze sociali. Ma quali sono stato le sue conseguenze politiche? L’intervento si concentrerà su queste in particolare. Mettendo a fuoco anzitutto le sue conseguenze sul funzionamento della rappresentanza elettorale che costituisce il motore delle nostre democrazie. Parleremo a questo proposito della crisi dei vecchi partiti e del successo di nuove formazioni, spesso indicate come populiste. Parleremo delle cause di questo fenomeno discusse nell’opinione pubblica, ma anche delle motivazioni degli elettori individuate dagli studi sul comportamento di voto. Metteremo infine a fuoco le conseguenze della grande recessione sulla stabilità della democrazia. La tesi di fondo è che la Grande Recessione se ha sconquassato molti sistemi politici di per sé non è in grado di mettere in crisi la democrazia, finché le classi dirigenti continueranno a credere nella democrazia.
(Prof. Polo Segatti)