Merate, Finder pompe: la multinazionale americana apre a forme di ammortizzatori sociali conservativi per i lavoratori
Questa mattina le rappresentanze sindacali, nella persona di Domenico Alvaro per la CGIL e di Lorena Silvani per la CISL, hanno parlato con i lavoratori della Finder pompe Dover Corporation e hanno esposto loro gli esiti dell'incontro avuto lunedì con i rappresentanti dell'azienda.
Come già anticipato la multinazionale americana, ricevute le istanze presentate la scorsa settimana dopo l'annuncio dei 39 licenziamenti, ha mostrato segnali di apertura, dicendosi disponibile a mettere in atto forme di ammortizzatori sociali di tipo conservativo. Questi ultimi sono stati richiesti per tutti i lavoratori (o almeno a reparti), quindi per un numero maggiore di addetti rispetto agli esuberi annunciati.
La comunicazione relativa ai licenziamenti, calata improvvisamente come una mannaia sulla testa dei lavoratori e delle loro famiglie, aveva portato a una serie di ore di sciopero, con anche un picchetto all'esterno dell'azienda, alla presenza delle istituzioni, in primis il sindaco Andrea Massironi che si era detto disponibile a sedersi a un tavolo per trovare una forma di conciliazione ed eventualmente fare da mediatore. "L'azienda si è impegnata anche in forma scritta a seguire un percorso che possa prevedere degli ammortizzatori sociali di tipo conservativo come la cassa integrazione straordinaria o il contratto di solidarietà" hanno spiegato i delegati RSU della FIOM M. M. e Roberto Fumagalli "la possibilità di licenziamento è prevista su base volontaria, a fronte di possibili incentivi. Non siamo ancora arrivati a un accordo ma l'azienda ha preso atto e ha manifestato la volontà di portare avanti un percorso differente rispetto a quello iniziale. L'impegno che i delegati italiani si erano presi di chiedere alla casa madre americana una trattativa che non prevedesse il licenziamento collettivo, è stato mantenuto e l'azienda si è detta disposta a prendere in considerazione le procedure con gli ammortizzatori. Il prossimo 22 marzo avremo un altro incontro per definire dettagli più tecnici e capire in quale direzione andare. Si vuole vedere se ci sono risorse economiche per eventuali uscite volontarie dall'azienda e ci diranno poi se gli esuberi sono e restano 39 o se ci possono essere margini di valutazione. In base a tutto ciò si potranno anche valutare altre strade come possibili prepensionamenti".
Si distende un poco, dunque, il clima per i lavoratori della Finder anche se la situazione, non avendo raggiunto dei punti fermi, resta incerta. Le trattative, in corso, operate dalle rappresentanze sindacali sembrano quantomeno avere allontanato lo spettro di licenziamenti dietro l'angolo e ora si deve continuare sulla strada ipotizzata e che vede l'azienda disposta quantomeno ad accordare delle forme di tutela ai lavoratori.
Come già anticipato la multinazionale americana, ricevute le istanze presentate la scorsa settimana dopo l'annuncio dei 39 licenziamenti, ha mostrato segnali di apertura, dicendosi disponibile a mettere in atto forme di ammortizzatori sociali di tipo conservativo. Questi ultimi sono stati richiesti per tutti i lavoratori (o almeno a reparti), quindi per un numero maggiore di addetti rispetto agli esuberi annunciati.
La comunicazione relativa ai licenziamenti, calata improvvisamente come una mannaia sulla testa dei lavoratori e delle loro famiglie, aveva portato a una serie di ore di sciopero, con anche un picchetto all'esterno dell'azienda, alla presenza delle istituzioni, in primis il sindaco Andrea Massironi che si era detto disponibile a sedersi a un tavolo per trovare una forma di conciliazione ed eventualmente fare da mediatore. "L'azienda si è impegnata anche in forma scritta a seguire un percorso che possa prevedere degli ammortizzatori sociali di tipo conservativo come la cassa integrazione straordinaria o il contratto di solidarietà" hanno spiegato i delegati RSU della FIOM M. M. e Roberto Fumagalli "la possibilità di licenziamento è prevista su base volontaria, a fronte di possibili incentivi. Non siamo ancora arrivati a un accordo ma l'azienda ha preso atto e ha manifestato la volontà di portare avanti un percorso differente rispetto a quello iniziale. L'impegno che i delegati italiani si erano presi di chiedere alla casa madre americana una trattativa che non prevedesse il licenziamento collettivo, è stato mantenuto e l'azienda si è detta disposta a prendere in considerazione le procedure con gli ammortizzatori. Il prossimo 22 marzo avremo un altro incontro per definire dettagli più tecnici e capire in quale direzione andare. Si vuole vedere se ci sono risorse economiche per eventuali uscite volontarie dall'azienda e ci diranno poi se gli esuberi sono e restano 39 o se ci possono essere margini di valutazione. In base a tutto ciò si potranno anche valutare altre strade come possibili prepensionamenti".
Si distende un poco, dunque, il clima per i lavoratori della Finder anche se la situazione, non avendo raggiunto dei punti fermi, resta incerta. Le trattative, in corso, operate dalle rappresentanze sindacali sembrano quantomeno avere allontanato lo spettro di licenziamenti dietro l'angolo e ora si deve continuare sulla strada ipotizzata e che vede l'azienda disposta quantomeno ad accordare delle forme di tutela ai lavoratori.
S.V.