Sanità/4: i lombardi classificati in base alla domanda di salute in 5 fasce. Arriva il Gestore e il piano assistenziale individuale
Nella quarta parte del nostro viaggio dentro la sanità che cambia affrontiamo uno dei temi centrali della riforma: la presa in carico del paziente da parte del "gestore". Un passaggio cruciale perché se non avviene in modo assolutamente equilibrato può suonare come la campana a morto per più di una struttura pubblica. La sanità lombarda modello Lega, infatti, prosegue nel solco del modello Formigoni, cioè un'offerta di prestazioni da parte di pubblico e privato sostanzialmente paritetica che però non tiene conto dei lacci e lacciuoli che costringono il primo soggetto a correre con una gamba soltanto contro il secondo che invece è libero di giocare con le regole del mercato.
Detto questo vediamo che cosa ci aspetta. Nel territorio meratese, i Presidi Socio-Sanitari territoriali (PreSST) sono stati individuati a Merate, nell'area occupata ora dagli ex poliambulatori che dovrebbero essere ristrutturati da molto tempo e non si capisce ancora perché non apra il cantiere, e dentro l'Inrca di via Monteregio a Casatenovo. Fuori dall'Istituto di ricerca e cura il PreSST non avrebbe alcun senso. Perché questo centri, aperti tutto l'anno, giorno e notte, devono disporre di tutta l'offerta sanitaria per la media e bassa intensità con al proprio interno professionisti dei servizi sociali, dell'assistenza primaria, della medicina specialistica, personale infermieristico e infermieri di famiglia. Il PreSST, così come è stato pensato è un Centro di erogazione di servizi socio-sanitari che prende in carico il paziente per accompagnarlo e indirizzarlo verso le strutture di cui ha bisogno in base alla propria situazione clinica. La presenza di medici di base, della guardia medica e di medici specialisti con la disponibilità della diagnostica leggera, come abbiamo già scritto diventa un supporto fondamentale nello snellimento del lavoro del pronto soccorso, occupandosi dei codici minori.
A sostegno della necessità di avviare quanto prima i PreSST è arrivata la determinazione della Giunta regionale che ha adottato una serie di atti in materia di "presa in carico e cronicità". I nuovi indirizzi tendono quasi a ribaltare il rapporto attuale tra il cittadino e il servizio sanitario. In futuro, infatti, la risposta assistenziale non dovrà essere centrata solo sulla malattia, ma programmata in funzione della domanda di salute, diversificata per tipologie specifiche di pazienti e personalizzata in base ai bisogni individuali e al contesto familiare e sociale. Di fatto un nuovo modello di "governance".
Il nuovo modello di gestione individua il "gestore" responsabile della presa in carico con modalità di remunerazione dell'intero percorso.
Il sistema evolverà verso modelli "predittivi" dei bisogni, cioè verso l'individuazione dei profili, che consentiranno di definire i "Piani Assistenziali individuali" (PAI), veri e propri patti di cura, sempre più corrispondenti alla domanda di salute della persona. Il modello di presa in carico prevede la correlazione tra diverse variabili: cronicità principale e numero di co-morbilità, età anagrafica, indice di fragilità, condizioni economiche e sociali.
La Regione, in base ai dati di cui dispone, cioè tutte le cartelle cliniche, le prescrizioni farmaceutiche e tutto ciò che rientra nel profilo del singolo cittadino, opererà la stratificazione della popolazione, da assegnare alle ATS di competenza, oltre alla definizione dei requisiti specifici per la presa in carico ed i criteri per l'idoneità dei "gestori".
I cittadini lombardi saranno classificati, in base alla loro domanda di salute, su cinque livelli di stratificazione.
1° Livello: vi rientrano circa 150 mila lombardi con problemi di fragilità clinica e/o funzionale con bisogni prevalenti di tipo ospedaliero, residenziale, assistenziale a domicilio.
2° Livello: saranno circa un milione e 300 mila cittadini con cronicità polipatologica e prevalenti bisogni extra-ospedalieri ad alta richiesta di accessi ambulatoriali integrati e fragilità sociosanitarie di grado moderato.
3° Livello: si stima che saranno così classificati circa un milione e 900mila lombardi con cronicità in fase iniziale, prevalentemente mono-patologica e fragilità sociosanitarie in fase iniziale, a richiesta medio-bassa di accessi ambulatoriali integrati e domiciliari.
4° livello: di questa fascia dovrebbero far parte all'incirca 3 milioni di cittadini, classificati come soggetti " non cronici " che usano i servizi in modo sporadico.
5° Livello: sono 3 milioni e mezzo che non usano i servizi, ma sono comunque potenziali utenti.
Determinati i bisogni e la pertinenza prevalente per ogni categoria la Regione ha provveduto a definire tariffe specifiche per la presa in carico dei pazienti da parte dei Gestori. In termini economici si parla di centinaia di milioni di euro da erogare ai Gestori a questo titolo.
Per il primo e secondo livello vengono definite pertinenti per i bisogni richiesti le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private accreditate. Per il terzo, quarto e quinto livello si fa riferimento in modo generico alle strutture territoriali e ai medici di medicina generale.
Le scelte delle strutture pertinenti spetteranno ai Gestori che opereranno in ogni ATS. Naturalmente di estrema importanza sarà il compito di valutare e selezionare i Gestori sulla base dei requisiti definiti dalla Giunta regionale.
A conferma del principio di parità che sostiene la sanità lombarda i Gestori accreditati potranno essere soggetti pubblici o privati. Il cittadini potranno esercitare la libertà di scelta, parità tra pubblico e privato, nella individuazione del soggetto Gestore da cui farsi prendere in cura attraverso la sottoscrizione del Patto di Cura per l'attuazione del "Piano assistenziale individuale". Le patologie relative ai livelli 1, 2 e 3 che progressivamente saranno oggetto di presa in carico sono 62, un dato che rende evidente quali e quanti interessi economici caratterizzeranno l'evoluzione di questo modello, dando per scontato che I Gestori faranno riferimento per l'attuazione del PAI, alle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche o private di loro riferimento.
Quale ruolo potranno avere i PreSST, nella formulazione proposta, di Merate e Casatenovo nel settore della presa in carico della cronicità e della fragilità? Le linee guida regionali ipotizzano un Centro Servizi a supporto del Gestore e del paziente per la gestione delle prestazioni sanitarie e sociosanitarie previste dal PAI, dell'agenda sanitaria, il supporto a eventuali servizi di telemedicina e alle richieste personali con medico responsabile della presa in carico. Al fine di massimizzare l'efficienza del modello di Centro Servizi, la Giunta provvederà a definire un proprio modello.
Se questo è il quadro che si prospetta è necessario per il nostro territorio che queste funzioni e questi compiti trovino collocazione nei PreSST. Altre soluzioni fuori dai presidi potrebbero mettere in serio rischio il sistema ospedale (Mandic) - Territorio qui sperimentato sin dagli anni ottanta. In altre parole un centro servizi del tutto estraneo alle strutture esistenti ne può pregiudicare non solo la crescita ma persino il mantenimento delle condizioni attuali. A questo punto è necessario che a partire da Retesalute ci si metta in gioco. I sindaci suonino la tromba al presidente Alessandro Salvioni che sembra del tutto assente rispetto a questi grandi temi. E scenda in campo con maggior decisione anche Stefano Manfredi, numero uno dell'ASST di Lecco.
L'Azienda Socio-Sanitaria territoriale (ex Azienda ospedaliera) ASST e Retesalute intendono candidarsi al ruolo di Gestore? Speriamo di sì. Con loro in prima fila e con un Centro Servizi parte integrante del PreSST il sistema sociosanitario meratese può aggiungere altre eccellenze a quelle riconosciute.
4/ continua
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A sostegno della necessità di avviare quanto prima i PreSST è arrivata la determinazione della Giunta regionale che ha adottato una serie di atti in materia di "presa in carico e cronicità". I nuovi indirizzi tendono quasi a ribaltare il rapporto attuale tra il cittadino e il servizio sanitario. In futuro, infatti, la risposta assistenziale non dovrà essere centrata solo sulla malattia, ma programmata in funzione della domanda di salute, diversificata per tipologie specifiche di pazienti e personalizzata in base ai bisogni individuali e al contesto familiare e sociale. Di fatto un nuovo modello di "governance".
Il nuovo modello di gestione individua il "gestore" responsabile della presa in carico con modalità di remunerazione dell'intero percorso.
Il sistema evolverà verso modelli "predittivi" dei bisogni, cioè verso l'individuazione dei profili, che consentiranno di definire i "Piani Assistenziali individuali" (PAI), veri e propri patti di cura, sempre più corrispondenti alla domanda di salute della persona. Il modello di presa in carico prevede la correlazione tra diverse variabili: cronicità principale e numero di co-morbilità, età anagrafica, indice di fragilità, condizioni economiche e sociali.
La Regione, in base ai dati di cui dispone, cioè tutte le cartelle cliniche, le prescrizioni farmaceutiche e tutto ciò che rientra nel profilo del singolo cittadino, opererà la stratificazione della popolazione, da assegnare alle ATS di competenza, oltre alla definizione dei requisiti specifici per la presa in carico ed i criteri per l'idoneità dei "gestori".
I cittadini lombardi saranno classificati, in base alla loro domanda di salute, su cinque livelli di stratificazione.
1° Livello: vi rientrano circa 150 mila lombardi con problemi di fragilità clinica e/o funzionale con bisogni prevalenti di tipo ospedaliero, residenziale, assistenziale a domicilio.
2° Livello: saranno circa un milione e 300 mila cittadini con cronicità polipatologica e prevalenti bisogni extra-ospedalieri ad alta richiesta di accessi ambulatoriali integrati e fragilità sociosanitarie di grado moderato.
3° Livello: si stima che saranno così classificati circa un milione e 900mila lombardi con cronicità in fase iniziale, prevalentemente mono-patologica e fragilità sociosanitarie in fase iniziale, a richiesta medio-bassa di accessi ambulatoriali integrati e domiciliari.
4° livello: di questa fascia dovrebbero far parte all'incirca 3 milioni di cittadini, classificati come soggetti " non cronici " che usano i servizi in modo sporadico.
5° Livello: sono 3 milioni e mezzo che non usano i servizi, ma sono comunque potenziali utenti.
Determinati i bisogni e la pertinenza prevalente per ogni categoria la Regione ha provveduto a definire tariffe specifiche per la presa in carico dei pazienti da parte dei Gestori. In termini economici si parla di centinaia di milioni di euro da erogare ai Gestori a questo titolo.
Per il primo e secondo livello vengono definite pertinenti per i bisogni richiesti le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private accreditate. Per il terzo, quarto e quinto livello si fa riferimento in modo generico alle strutture territoriali e ai medici di medicina generale.
Le scelte delle strutture pertinenti spetteranno ai Gestori che opereranno in ogni ATS. Naturalmente di estrema importanza sarà il compito di valutare e selezionare i Gestori sulla base dei requisiti definiti dalla Giunta regionale.
A conferma del principio di parità che sostiene la sanità lombarda i Gestori accreditati potranno essere soggetti pubblici o privati. Il cittadini potranno esercitare la libertà di scelta, parità tra pubblico e privato, nella individuazione del soggetto Gestore da cui farsi prendere in cura attraverso la sottoscrizione del Patto di Cura per l'attuazione del "Piano assistenziale individuale". Le patologie relative ai livelli 1, 2 e 3 che progressivamente saranno oggetto di presa in carico sono 62, un dato che rende evidente quali e quanti interessi economici caratterizzeranno l'evoluzione di questo modello, dando per scontato che I Gestori faranno riferimento per l'attuazione del PAI, alle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche o private di loro riferimento.
Quale ruolo potranno avere i PreSST, nella formulazione proposta, di Merate e Casatenovo nel settore della presa in carico della cronicità e della fragilità? Le linee guida regionali ipotizzano un Centro Servizi a supporto del Gestore e del paziente per la gestione delle prestazioni sanitarie e sociosanitarie previste dal PAI, dell'agenda sanitaria, il supporto a eventuali servizi di telemedicina e alle richieste personali con medico responsabile della presa in carico. Al fine di massimizzare l'efficienza del modello di Centro Servizi, la Giunta provvederà a definire un proprio modello.
Se questo è il quadro che si prospetta è necessario per il nostro territorio che queste funzioni e questi compiti trovino collocazione nei PreSST. Altre soluzioni fuori dai presidi potrebbero mettere in serio rischio il sistema ospedale (Mandic) - Territorio qui sperimentato sin dagli anni ottanta. In altre parole un centro servizi del tutto estraneo alle strutture esistenti ne può pregiudicare non solo la crescita ma persino il mantenimento delle condizioni attuali. A questo punto è necessario che a partire da Retesalute ci si metta in gioco. I sindaci suonino la tromba al presidente Alessandro Salvioni che sembra del tutto assente rispetto a questi grandi temi. E scenda in campo con maggior decisione anche Stefano Manfredi, numero uno dell'ASST di Lecco.
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