Merate: il prof. Stefano Motta e la sua fatica tinta di...giallo

L'ispirazione la trae macinando chilometri e chilometri in bicicletta oppure camminando senza sosta sui monti perchè, al prof. Stefano Motta, dirigente scolastico dell'istituto Villoresi di Merate, è la fatica che porta le idee.

Il prof. Stefano Motta con le sue produzioni


Sui quaderni, rigorosamente Moleskine o simili, si appunta modello Chatwin, con penne di più colori, quanto mente e immaginazione gli fanno prefigurare e poi batte a PC le prime bozze che legge rigorosamente a voce alta (per capire l'effetto della voce e il ritmo che assume la frase) e con musica a tutto volume (per evitare di coinvolgere l'intera famiglia nelle sue scritture ed essere così defenestrato). Ha provato a scrivere l'inizio e la fine e poi il resto del libro, ha fatto tante partenze false ma non ha mai cestinato del tutto un'idea e la notte è uno dei momenti in cui riesce a produrre con maggiore risultato. Nel mondo della scuola i suoi libri su Eneide, Odissea, Orlando furioso ecc. rivisti e adattati agli studenti delle medie sono tra i più gettonati dagli insegnanti ma al grande pubblico è conosciutissimo per avere approfondito la figura di Alessandro Manzoni e dei personaggi dei "Promessi sposi", per averli raccontati sotto forma di fumetto e averne romanzato l'amore. Questa volta però con Teka edizioni, il prof. Motta ... si tinge di giallo e dopo cinque anni rispolvera quella bozza lasciata nel cassetto per mille ragioni, prima fra tutte il desiderio di curarne tutti i dettagli anche estetici a partire dalla copertina. "Volevo che fosse un oggetto bello, anche nella copertina. Quindi con una carta particolarmente ricercata, speciale" ha raccontato "non avevo fretta che uscisse e volevo dedicare del tempo anche ai dettagli". Si presenta con la copertina rigorosamente metà gialla e metà nera, l'ultima sua fatica "Sybil" partorito sullo spunto di un articolo di Pietro Citati pubblicato da Repubblica nel 2008 dove si teorizzava come Sherlock Holmes potesse avere anticipato il male del Novecento, intrecciando il famoso detective con la lente e lo scrittore irlandese "Coltissimo e squisitissimo, Sherlock Holmes ha modi alla Oscar Wilde" si legge nel testo. Motta ha fatto lo stesso: nel suo volume ha deciso di far incontrare Gray e Holmes, senza però uscire dal canovaccio del giallo. Rispettando dunque le spiegazioni che tale romanzo richiede, dando un perchè ai movimenti e alle azioni dei personaggi, partendo dall'indagine passando per l'analessi (o flash back) fino ad arrivare alla soluzione del problema. Un testo storico perchè ambientato in un ambiente vero, reale, fatto di tempi, distanze da percorrere, luoghi da vedere e toccare non solo con la fantasia, e anche un poco scientifico perchè Motta ha passato mesi a studiare i veleni, gli alcaloidi vegetali, gli acidi per le decomposizioni senza dunque lasciare nulla al caso e immedesimandosi totalmente nei suoi personaggi. È una trama che incuriosisce, appassiona, lascia immaginare e ipotizzare al lettore stesso la soluzione. Ma l'ultima parola è la sua. Sempre. Quella del protagonista. Dunque...non resta che leggerlo.
S.V.
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