Merate: l'astronomo Antonello spiega i mutamenti climatici legati alla storia

Si è tenuto nella serata di venerdì 11 febbraio il secondo incontro promosso dall'associazione culturale "La semina" di Merate, nell'ambito di un ciclo che analizza l'aspetto climatico mediante diverse discipline. Il filo conduttore della serata è stato l'influenza dei cambiamenti climatici sulla civiltà.

Il prof. Elio Antonello e il presidente de "La semina" Pierangelo


Relatore il prof. Elio Antonello, astronomo INAF e dell'osservatorio astronomico di Brera e presidente società italiana di archeoastronomia. Dopo un breve riassunto della precedente conferenza, nella quale l'astronomo aveva spiegato come l'aspetto climatico, regolato dall'astronomia, sia strettamente collegato all'evoluzione dell'uomo, si è passati subito a spiegare i vari andamenti climatici che si sono susseguiti durante la storia terrestre. «Dobbiamo anzitutto notare - ha esordito - che i deserti sono per la maggior parte posizionati nelle due fasce tropicali. Ora siamo in un periodo dove, tutto sommato, si sta bene. L'era glaciale è finita, ma dobbiamo ricordare che durante la fase successiva a questa vi fu un brusco crollo delle temperature detto younger dryas. Sono diverse le ipotetiche cause di questi avvenimenti: può essere stato causato sia da un blocco del conveyor belt oceanico, sia a causa di un impatto di una cometa o una meteora oppure a causa di vulcani. Con il proseguire del riscaldamento, inoltre, è aumentato il livello del mare di circa 20 centimetri l'anno: una parte del golfo Persico, ad esempio, prima dell'innalzamento era all'asciutto».
Tutte queste variazioni, ha ricordato poi l'esperto, sono regolate da fenomeni astronomici: sia tramite il normale movimento terrestre, sia anche per fenomeni legati all'attività solare o lunari, soprattutto in merito alle variazioni dei monsoni asiatici, responsabili, secondo alcuni studi, della sopravvivenza di un quarto della popolazione mondiale. «Queste variazioni monsoniche - ha proseguito - possono anche dipendere dai cosiddetti iceberg calving, cioè dal distacco di grosse porzioni di ghiacciai che si staccano e vanno a finire nel mare».


La relazione si è quindi focalizzata sulle diverse crisi di instabilità climatica che si sono susseguite nel corso del tempo. «Un primo episodio di aridità potrebbe risalire al 6200 a.c.; in questo periodo abbiamo infatti, sulla base delle stime fatte dai carotaggi, un abbassamento delle temperature, segno di un possibile indebolimento dei monsoni dettato probabilmente dall'iceberg calving. In questo periodo, a dimostrazione dell'influenza del clima sulla civiltà, si ha un abbandono dei grossi siti neolitici. In questo periodo, inoltre, la ceramica era diffusa dalla Mesopotamia al Mediterraneo». Una seconda crisi climatica si ha nel 3900 a.c., con il blocco dei monsoni. «Conseguentemente al blocco monsonico del 3900 a.c. - ha continuato - si hanno dei bacini lacustri in Arabia completamente disseccati. Dal Sahara, inoltre, le persone sono costrette a emigrare verso il Nilo, dove si pratica l'agricoltura e la popolazione aumenta. Di conseguenza si rende necessaria l'istituzione di una qualche forma di governo: ecco che nascono così i Faraoni».

Il relatore


Un terzo periodo di aridità causato anch'esso dal blocco monsonico lo si ha nel 2220 a.c., di cui si ha testimonianza anche in Italia. «Dove c'erano i villaggi si è creata una situazione di siccità: ne è testimonianza la sabbia trovata all'interno dei carotaggi effettuati, datati col metodo del carbonio 14. La popolazione è quindi costretta a emigrare verso sud. Questo fenomeno è evidente anche in Italia, dove in alcune caverne delle alpi Apuane si vede un determinato periodo di abbandono. È un periodo, secondo alcuni studi cinesi, anche di instabilità climatica in generale, causata sia da aridità ma anche da inondazioni. Alcuni scritti mesopotamici parlano di scarse piene di Tigri ed Eufrate, che comportano ovviamente delle difficoltà. È in questo periodo che si verifica la fine dell'impero Akkad, dell'antico regno in Egitto e il crollo della civiltà neolitica cinese, con ripercussioni anche in India».


Avvicinandoci al presente, arriviamo nell'epoca del Re Sole. In questo periodo vi fu infatti una piccola glaciazione, che, ha detto scherzando Antonello, non viene ricordata per le grosse ripercussioni sulla civiltà ma piuttosto perché il sovrano di Francia non poté bere il vino in quanto, appena messo nel bicchiere, esso ghiacciava. In chiusura, quindi, la risposta a una domanda: possono ricapitare delle crisi climatiche? «Certamente - ha risposto l'astronomo - ed essendo l'ultima avvenuta nel 1600-1700 potremmo dire di stare tranquilli ancora per un po', dato che generalmente queste crisi avvengono ogni mille anni circa. Bisogna però ricordare che l'uomo sta modificando in qualche modo il clima, bisogna valutare quindi anche questo aspetto antropico: magari i tempi si possono accorciare». Risposte che si potranno dare, secondo l'astronomo, solamente facendo collaborare la cultura scientifica con quella umanistica, per capire davvero il perché di alcuni avvenimenti storici.
Stefano Riva

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