Insediato il gruppo di miglioramento attività di Pronto soccorso. Ma i dati sono “medie” e la Regione non garantisce il turn over

Individuare le criticità di sistema e dei singoli Pronto Soccorso. E' questo l'obiettivo principale del "Gruppo di miglioramento attività di pronto soccorso", insediatosi la scorsa settimana alla presenza dell'assessore regionale alla sanità Gallera, che vede la collaborazione dell'Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della Brianza, la Direzione Welfare della Regione, l'Azienda Regionale Emergenza Urgenza(AREU), le Aziende Socio-Sanitarie Territoriali (ASST) di Monza, Vimercate e Lecco, le strutture private accreditate, i medici di base, quelli del servizio di guardia medica, l'Ordine dei medici, il Consiglio di Rappresentanza (CdR) dei Sindaci e Cittadinanza attiva.

 

Oliviero Rinaldi, Giulio Gallera, Massimo Giupponi, Emanuele Amodio (epidemiologo)

I rappresentanti di tutti questi organismi, tra i quali il direttore generale dell'ATS Giupponi e quello dell'ASST di Lecco Manfredi, analizzeranno i flussi di accesso nei 9 Pronto Soccorso presenti sul territorio della AST che nel 2016, in media, hanno registrato 1091 accessi giornalieri per un totale di 398.054 casi.

Massimo Giupponi e Stefano Manfredi, rispettivamente direttori generali di ATS e ASST


L'ATS della Brianza presenta attività di PS con caratteristiche relativamente eterogenee per volumi di attività, processi e risultati. Il dicembre 2016 è stato caratterizzato da un incremento del 10% dei volumi e della complessità assistenziale. I codici rossi e gialli hanno registrato un aumento del 20%. Gli elementi di criticità conseguenti ci sono stati forniti dalla cronaca recente.

 

Il primario del Pronto Soccorso del Mandic, dr. Giovanni Buonocore

Il "gruppo", che al proprio interno, però (e stranamente) non vede impegnati direttamente di Direttori dei PS, dovrebbe individuare e condividere azioni di miglioramento attivabili "da subito" nel sistema, monitorare l'accesso ai PS al fine di individuare precocemente gli elementi di criticità su cui intervenire "tempestivamente". Assegnate al medio e lungo periodo risultano invece le azioni di miglioramento relative all'informazione, accesso e continuità delle cure.

L'ATS ha fornito al gruppo una prima serie di dati che riguardano la percentuale media dei vari codici: 1,90% rossi, 16,55% gialli, 64,32% verdi e 17,23 bianchi, oltre alla media dei tempi di attesa: 11 minuti per i rossi, 32 per i gialli, 73 per verdi e 72 per i bianchi. In questi casi il "range" indica la media registrata nella struttura con tempi di attesa minori e la media della struttura con tempi di attesa più lunghi.



Diciamo subito che si tratta di medie del tutto avulse dalle specifiche situazioni. Per esempio dubitiamo che i codici bianchi a Merate e Lecco attendano mediamente 72 minuti. La cronaca quotidiana, dice ben altro. Tuttavia proviamo anche noi a inserirci nel solco del "gruppo di lavoro" con qualche proposta concreta.

La prima delle quali, giusto per restare in tema è quella di riportare nella media le strutture con i tempi di attesa più lunghi con particolare riferimento ai codici verdi e bianchi. Perché, come dicevamo, i due PS di Merate e Lecco non ci sembrano posizionati vicini alla media "raccontata" dalle slide del gruppo di lavoro.

Per farlo c'è una soluzione abbastanza semplice: riportare nella media le risorse economiche e umane a disposizione delle singole strutture di pronto soccorso, prendendo a riferimento non il territorio della ATS ma quello della Regione intera.

Dal 2009 vige in Lombardia un sistema di classificazione e remunerazione delle funzioni di emergenza-urgenza per le strutture dotate di Pronto Soccorso (PS), Dipartimento Emergenza Urgenza (DEA) e Dipartimento Emergenza Urgenza e Accettazione (EAS). Il nuovo metodo prevede di attribuire alle Aziende la funzione, ritenuta " non tariffabile", sulla base della quantificazione dei costi minimi di esercizio delle varie tipologie di struttura (PS, DEA o EAS) valorizzando a costi standard le figure professionali necessarie per l'assolvimento dei requisiti minimi previsti dalla stessa normativa regionale.

Teoricamente, in base alla loro classificazione e al loro volume di attività, le strutture di emergenza urgenza dovrebbero disporre di risorse umane e economiche in grado di garantire la qualità dei servizi prevista e richiesta dalle normative regionali e nazionali.

La realtà è purtroppo diversa. La ex Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco, ora ASST, si è vista riconoscere e mantiene tuttora due strutture di emergenza, il pronto soccorso di Lecco classificato" EAS" e quello di Merate classificato " DEA". La scelta è stata confermata anche all'interno del Piano di Organizzazione Aziendale approvato recentemente dalla Direzione Strategica che fa capo a Stefano Manfredi. I Dea sono finanziati dalla Regione a titolo di funzioni non tariffate con cifre che vanno oltre i tre milioni di euro l'anno; oltre i quattro milioni sono le cifre garantite alle strutture classificate EAS.

Questa forma di finanziamento dovrebbe assicurare una certa omogeneità in termini di qualità ed appropriatezza delle prestazioni in tutto l'ambito regionale. Se invece si confrontano, per esempio, il rapporto medici-infermieri con gli accessi ai servizi le disparità sono note e resistono nel tempo, in particolate se il confronto avviene tra le strutture delle grosse città e la periferia.

La prima questione che il "gruppo" dovrebbe affrontare è proprio questa: perché nelle strutture di Lecco e Merate è difficile perfino garantire il turn over rispetto a una dotazione organica ritenuta da alcuni al di sotto di quella presa a riferimento dalla Regione per determinare la remunerazione delle funzioni? Perché la Regione Lombardia, alla pari di altre Regioni, quali il Veneto , non stabilisce a livello centrale quali debbano essere i requisiti minimi delle Strutture di emergenza sia dal punto di vista strutturale che dal punto di vista delle dotazioni organiche minime, lasciando alla totale discrezionalità alle direzioni generali il compito di garantire i requisiti stessi?

Altra questione importante riguarda l'utilizzo delle risorse legate alle funzioni non tariffate. Perché in alcuni casi l'organizzazione standard prefigurata dalle modalità di finanziamento non viene garantita? La Regione non trasferisce alle Aziende il dovuto o all'interno delle Aziende stesse queste risorse dal carattere "vincolato" vengono utilizzate per "supportare" altri servizi.

All'attenzione del "gruppo" vogliamo portare anche un maggiore impegno per i problemi strutturali. In particolare per le esigenze della attività di Osservazione Breve, ritenuta indispensabile per la riduzione dei ricoveri.

Nel lecchese permangono forte differenziazioni tra la situazione che si registra al Manzoni rispetto al Mandic. Nel presidio meratese il problema si trascina da troppo tempo. Per anni la necessità di disporre di spazi idonei per la valorizzazione di questo servizio è stata condizionata dagli interventi di ristrutturazione dei reparti. La soluzione sarebbe dovuta arrivare con lo spostamento del Reparto di Psichiatria nella nuova sede. L'operazione avrebbe permesso lo spostamento, nella ex sede di questo reparto, della Direzione medica di Presidio per assegnare al Pronto Soccorso gli spazi adiacenti occupati dalla equipe del dottor Gedeone Baraldo al piano terra del padiglione chirurgico.

Le condizioni ora ci sono tutte, ma non si hanno più notizie di questo progetto, fondamentale per la classificazione del Mandic come ospedale di Primo livello secondo le regole nazionali.

Un capitolo a parte meritano le azioni di miglioramento di medio e lungo periodo (informazione, accesso e continuità delle cure). Qualche suggerimento lo daremo anche per questo risultato atteso. In questo caso di dovrà necessariamente parlare di "Citta della salute e INRCA.

 

1/continua

Claudio Brambilla
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