Coltivare la canapa industriale: idea innovativa che recupera una coltura storica

La legge sulla filiera agroindustriale della canapa è finalmente in vigore e riconosce che la coltivazione di questa coltura, limitatamente alle varietà iscritte nel catalogo comune europeo, può essere svolta senza alcuna autorizzazione (se state pensando a quella per uso ricreativo mi spiace deludervi, qui si parla d'altro!).

Un risultato importante, portato avanti insieme ai colleghi della Commissione Agricoltura, che libera gli agricoltori italiani dai vincoli di coltivazione che hanno relegato il settore ad un ritardo competitivo di decenni. Ora ci sono le condizioni per coprire il gap che si è creato con gli altri Paesi dove la coltivazione della canapa industriale non si è mai interrotta, sostenendo gli imprenditori che vogliono investire in questo settore e nelle filiere ad esso connesse, presenti anche nel territorio lecchese.

Si tratta di una grande opportunità sia per la crescita economica del Paese che per promuovere un modello di sviluppo ecosostenibile, in quanto si tratta di una coltura a basso impatto ambientale che favorisce la green economy. Non dimentichiamo che questa coltura in passato ha rappresentato una delle voci principali della nostra economia, siamo stati a lungo tra i primi al mondo in termini quantitativi (fino agli anni ‘40 con quasi 100mila ettari eravamo il secondo maggior produttore di canapa al mondo dietro soltanto all'Unione Sovietica), comunque imbattibili nella qualità del prodotto realizzato, e che tutt'ora coinvolge numerose filiere, dall'agro-alimentare al tessile fino ad arrivare all'edilizia. Secondo i dati di Coldiretti negli ultimi tre anni i terreni coltivati a canapa in Italia sono aumentati del 200% e oggi raggiungono quasi i tremila ettari.

Da oggi tutti coloro che vorranno investire nella coltivazione della canapa sanno di poter contare su una legge che organicamente ne disciplina l'attività ed il finanziamento: una risposta concreta ad un settore andato in crisi soprattutto per la politica aggressiva delle multinazionali, l'espansione del petrolio e dei suoi derivati, a cui si è aggiunto un errato pregiudizio che ha legato tale coltura al tema delle droghe, scoraggiandone la coltivazione.

Ora gli agricoltori e gli operatori della filiera possono finalmente lavorare con serenità, così come avviene per le altre colture, grazie alla semplificazione e la maggior tutela per chi decide di coltivare una coltura che, per pregiudizio e scarsa conoscenza, viene ancora spesso scambiata per canapa utilizzata per i suoi effetti psicotropi.

Sono previste specifiche risorse, pari a 700 mila euro annui, per il miglioramento delle condizioni di produzione e di trasformazione della canapa, di cui una quota sarà dedicata alla ricerca per la realizzazione dei primi processi di trasformazione. Particolare attenzione sarà prestata anche alla ricostruzione del patrimonio genetico e all'individuazione di processi di meccanizzazione innovativi.

Coltivare la canapa industriale è oggi un'idea innovativa che allo stesso tempo permette di recuperare una coltura storica.

On. Veronica Tentori, Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo
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