Novate: il racconto di Andrea, rinato dalla vita di tossicodipendenza a una fatta di lavoro
Domenica 15 gennaio, in chiusura della messa delle 10 di Novate, dopo l'elenco degli avvisi per le prossime attività, è intervenuto Andrea, un giovane che ha raccontato di essersi rivolto alla comunità riabilitativa per tossicodipendenti "Lautari" di Como all'età di 21 anni, di viverci e collaborare con la stessa da ormai cinque anni: "Ho perso mio padre quando avevo solo quattro anni e da quel momento mia madre ha iniziato a bere - ha raccontato - Sono cresciuto frequentando la parrocchia, mi rivedo nei bambini che hanno recitato il Padre Nostro sull'altare oggi, ma con me a Messa non veniva nessuno e nemmeno ad accompagnarmi al catechismo, a scuola o agli incontri di scout. Ovunque andavo ero solo. I miei amici avevano famiglie che invidiavo, ho iniziato a credere di essere io quello sbagliato, di essere nato per errore. All'età di sedici anni ho conosciuto una compagnia di ragazzi con il mio stesso problema, non mi sentivo in difetto o diverso da loro ma li vedevo più sicuri e più forti di me. Ho scoperto più tardi che la loro forza veniva dalle droghe che assumevano. Quel mondo di droghe da gioco diventa dipendenza perché ti sembra di superare tutte le difficoltà, senza nemmeno affrontarle, ne scappi soltanto. Mi sono ritrovato a vivere per quelle droghe, distruggendo tutto quello che avevo intorno: ho perso lavoro, amici, ragazza. Ho sempre vissuto con mia mamma, alla quale non ho mai perdonato l'assenza durante gli anni della mia infanzia. Mio fratello viveva già fuori casa, o meglio, via da una situazione insopportabile, quando a ventuno anni, dopo aver bevuto, ho scaricato tutta la mia rabbia e l'odio picchiando mia madre".
La prima Lettura di domenica riportava un passo dal libro dei Numeri nel quale Mosè viene punito perché, piuttosto che parlare alla roccia come ordinatogli dal Signore, la prende a bastonate per farne uscire l'acqua necessaria alla comunità rivoltasi contro Aronne. Nella predica, quasi a preparare la comunità alla testimonianza "a sorpresa", è stato sottolineato come la roccia non sia altro che una metafora delle persone più difficili da tollerare, le quali, attraverso il dialogo, possono rivelarsi a loro volta fonte di bene. Un chiaro esempio di quanto predicato alla comunità novatese è stato dato da Andrea , il quale oggi lavora con costanza per la comunità Lautari, fondata nel 1992, riconosciuta dalla Regione Lombardia e abilitata attraverso certificazione dell'ASL di Brescia per offrire un percorso pedagogico-riabilitativo gratuito ed efficiente grazie a un'équipe di operatori (composta da psicologi, medici, psichiatri, educatori, maestri di lavoro, assistenti sociali), attività di restauro, falegnameria, allevamento, vinicola, meccanica ed edile e un percorso di educazione personalizzato che culmina con il reinserimento sociale . "Venuto a conoscenza del mio stile di (non) vita mio fratello si è deciso a mettermi davanti a una scelta: o perdi anche la tua famiglia o ti rivolgi a un centro di recupero - ha proseguito Andrea - In comunità ho incontrato centinaia di ragazzi simili a me e con il supporto di psicologi educatori ho smesso di drogarmi da cinque anni. Tutti i giorni cerchiamo di vivere meglio mantenendoci con agricoltura e artigianato. Fuori non ho niente, mentre in comunità -dove ora sono uno dei responsabili- posso aiutare i nuovi ragazzi che arrivano, ciascuno di loro costa alla comunità circa 40 euro al giorno per vitto alloggio e cure necessarie, il lavoro che svolgiamo non basta, la mia testimonianza è un invito a partecipare attivamente affinché anche altre persone in difficoltà, possano sperimentare questa rinascita". La testimonianza è stata seguita da applausi e offerte da parte dei numerosi presenti.
Andrea e Alex
La prima Lettura di domenica riportava un passo dal libro dei Numeri nel quale Mosè viene punito perché, piuttosto che parlare alla roccia come ordinatogli dal Signore, la prende a bastonate per farne uscire l'acqua necessaria alla comunità rivoltasi contro Aronne. Nella predica, quasi a preparare la comunità alla testimonianza "a sorpresa", è stato sottolineato come la roccia non sia altro che una metafora delle persone più difficili da tollerare, le quali, attraverso il dialogo, possono rivelarsi a loro volta fonte di bene. Un chiaro esempio di quanto predicato alla comunità novatese è stato dato da Andrea , il quale oggi lavora con costanza per la comunità Lautari, fondata nel 1992, riconosciuta dalla Regione Lombardia e abilitata attraverso certificazione dell'ASL di Brescia per offrire un percorso pedagogico-riabilitativo gratuito ed efficiente grazie a un'équipe di operatori (composta da psicologi, medici, psichiatri, educatori, maestri di lavoro, assistenti sociali), attività di restauro, falegnameria, allevamento, vinicola, meccanica ed edile e un percorso di educazione personalizzato che culmina con il reinserimento sociale . "Venuto a conoscenza del mio stile di (non) vita mio fratello si è deciso a mettermi davanti a una scelta: o perdi anche la tua famiglia o ti rivolgi a un centro di recupero - ha proseguito Andrea - In comunità ho incontrato centinaia di ragazzi simili a me e con il supporto di psicologi educatori ho smesso di drogarmi da cinque anni. Tutti i giorni cerchiamo di vivere meglio mantenendoci con agricoltura e artigianato. Fuori non ho niente, mentre in comunità -dove ora sono uno dei responsabili- posso aiutare i nuovi ragazzi che arrivano, ciascuno di loro costa alla comunità circa 40 euro al giorno per vitto alloggio e cure necessarie, il lavoro che svolgiamo non basta, la mia testimonianza è un invito a partecipare attivamente affinché anche altre persone in difficoltà, possano sperimentare questa rinascita". La testimonianza è stata seguita da applausi e offerte da parte dei numerosi presenti.
E.C.