Mauro Lovisari: riflessioni e suggerimenti su pronto soccorso riorganizzazione medici di famiglia e gestione della cronicità

Ho letto, solo stamattina, l'articolo di fondo del Direttore Claudio Brambilla del 29/12/2016, molto critico verso la riforma della Sanità Lombarda che, a suo dire, è molto roboante a parole (dal curare al prendersi cura) e poco concreta nei fatti (almeno per quanto riguarda i Pronto Soccorsi).

Il Presidente Maroni, al momento della sua approvazione in Giunta, ha tenuto a precisare che non si tratta di una "riforma", ma di una "evoluzione" di un Sistema Sanitario giudicato dai più come uno dei migliori in Italia, e non solo.

In effetti, se paragoniamo l'efficacia clinica delle cure, la tecnologia in dotazione e di supporto ai clinici, i tempi d'attesa per ricoveri ed interventi della Lombardia rispetto alle altre Regioni italiane, non possiamo che giudicare eccellente il nostro sistema ospedaliero.

Il tema si fa più delicato e complesso non appena ci si allontana dagli Ospedali, e si fotografa la situazione delle cure sul territorio e al domicilio dei cittadini, cronici e non. Per i cronici si è sperimentata una nuova piattaforma gestionale tesa a stabilizzarne gli effetti negativi ed a bloccarne l'aggravamento, ma l'esperimento va esteso e perfezionato in assonanza alla riforma stessa. Per i cittadini mediamente sani, che devono accedere ai servizi di base, specialistici o diagnostici, o che devono risolvere un problema di primo soccorso o di piccola emergenza, nascono i problemi.

La situazione dei Pronto Soccorsi ospedalieri permane in uno stato di disagio atavico, dovuto allo scollegamento cristallizzato con i Medici che operano nel territorio, ossia nei luoghi più vicini a dove nasce il bisogno. E' là che occorre organizzare le risposte più semplici dell'emergenza, e le nuove ATS, Agenzie per la Tutela della Salute, hanno proprio questo preciso compito, fra i tanti presenti in agenda. Ma le risposte si ottengono se l'aggregazione fra Medici di Famiglia non rimane un auspicio, ma diventa obbligo; è così che possono nascere i Centri Aggregati di Medicina Territoriale, che possono garantire anche la Continuità Assistenziale, vero superamento di una guardia medica per lo più scadente, poco professionale, che non gode la fiducia dei cittadini, che preferiscono accedere, anche se impropriamente, ai Pronto Soccorsi. E non è tutto, per far questo occorre porsi anche il tema della formazione, sui temi della piccola emergenza, dei Medici di Famiglia; quale scuola migliore sarebbe quella di gestire i codici più semplici (come sostiene Brambilla) proprio nei P.S., accanto ai medici di P.S., fino a che non saranno realtà i PRESST, i POT e quant'altro di nuovo è previsto nella riforma?

La riforma Maroni, pardon, l'evoluzione del Sistema Sanitario Lombardo voluta dal Governatore, trova la sua centralità proprio in questo: rompere la cristallizzazione dello scollegamento e unire, coordinandole, le attività dei diversi professionisti, a favore del cittadino che esprime un bisogno di salute, e che ha diritto di ricevere risposte immediate, efficaci, soddisfacenti senza attendere ore ed ore, magari in situazioni di sofferenza fisica. Fine delle attese dei codici bianchi (casi meno gravi e risolvibili con una prescrizione farmaceutica o con una richiesta di prestazione diagnostica) nei Pronto Soccorsi: i codici bianchi e azzurri (casi meno gravi del paziente anziano) vengono trattati e risolti dai Centri Aggregati di Medicina Territoriale. Difficile? Può darsi, ma diamoci una mossa.

Il tema dell'attività (organizzata) dei Medici e dei Pediatri di Famiglia è strettamente legata con il buon funzionamento dei Pronto Soccorsi, perché è proprio la mancata "evoluzione" dell'organizzazione dell'attività nel territorio che manda ciclicamente in "tilt" i Pronto Soccorsi ad ogni epidemia influenzale, ad ogni periodo feriale, ad ogni "ponte" festivo.

Si stenta a credere che in una Regione come la nostra funzionino così bene le cure ospedaliere (ricoveri, diagnostica, interventi operatori) e così male i Pronto Soccorsi, che sono all'interno di quegli stessi Ospedali che sanno dare risposte sanitarie di qualità a tutti gli altri livelli! Non occorre andare molto lontano per trovare la soluzione, ma occorrono tempi tecnici per attuarla.

Per prima cosa i P.S. ospedalieri devono esaminare solo i codici "seri", quelli che meritano l'accesso in ospedale: codici gialli (grave stato di salute accertato) e rossi (pericolo di sopravvivenza). Codice giallo è anche il caso di una frattura e del conseguente trattamento (ricovero con intervento o applicazione del gesso con successiva dimissione). Ma allora non ci si può stupire al cittadino esce il fumo dalle orecchie se, dopo una lunga attesa per confermare la frattura, gli viene comunicato che la sala gessi è chiusa perché è tardi ed il personale è fuori servizio!

Il P.S. ospedaliero deve avere un funzionamento ottimale 24 ore su 24, senza se e senza ma.

Facile? Certamente no, ma occorre avere il coraggio di pianificare le giuste dotazioni di personale in un settore vitale e strategico come l'emergenza ospedaliera. Un Ospedale che ospita un DEA o un EAS non può non avere letti di osservazione breve (con relativo organico) e non può non avere sufficienti letti nei reparti medici e chirurgici a disposizione dei P.S., altrimenti continueremo ad assistere al gatto che si mangia la coda.

ATS ed ASST non devono guidare una "poderosa macchina del consenso", come la definisce il Direttore Brambilla, ma dimostrare che sanno pianificare una vera "evoluzione del sistema sanitario regionale", tagliando i costi impropri ed investendo nei gangli strategici della spesa, come i Pronto Soccorsi, promuovendo le aree di ricovero per intensità assistenziale, istituendo le aggregazioni territoriali di professionisti per dare le giuste risposte anche fuori dagli ospedali. Facile? Certamente no, ma non impossibile, soprattutto se gran parte delle risorse prodotte in Lombardia rimarranno a disposizione dei Lombardi e della loro Sanità.

Un'ultima annotazione, che vuole quasi essere un suggerimento per chi governa la cura delle cronicità, un suggerimento a costo zero, che toglierebbe tanto lavoro ai Medici di Famiglia, per permettere loro di organizzare le risposte alle piccole emergenze territoriali (codici bianchi ed azzurri): utilizzare la tessera sanitaria come una carta telefonica a ricarica annuale, per il consumo delle medicine (sempre le stesse) che bisogna assumere tutti i santi giorni nella stessa misura.

Se devo consumare due pillole al giorno per tenere sotto controllo la mia prostata, o la mia ipertensione, invece di passare dal mio medico una volta al mese per farmi prescrivere gli stessi farmaci, non è più facile "accreditarmi" la tessera sanitaria per le (365 + 365) pillole, scaricabili in farmacia ad ogni ritiro? Sarebbe tutto tempo guadagnato dal mio medico, che potrebbe così dedicarle alla piccola emergenza territoriale, in associazione con gli altri suoi colleghi, per rispondere 24 ore su 24 ai cittadini che esprimono un disagio di salute non tale da accedere al Pronto Soccorso.

Difficile? Credo di no, se saremo capaci di passare dalla teoria alla pianificazione seria del da farsi. Io continuo a sostenere che la cosa più difficile per "l'evoluzione del sistema" sarà far lavorare fianco a fianco chi non si è mai parlato per davvero per pianificare la cura a 360 gradi del cittadino: il Medico di Famiglia, il Medico Ospedaliero e lo Specialista Ambulatoriale.

Auguri a tutti i lettori di Merate on line: che l'anno 2017 sia l'anno della concretezza e della rifondazione e del rafforzamento dei P.S. dell'Asst di Lecco.

Mauro Lovisari - Ex direttore generale A.O. (ASST) Lecco
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