Dr. Lovisari: 2016, primo anno della nuova Azienda Socio-Sanitaria Territoriale di Lecco
Il primo anno di attività della nuova Asst di Lecco sta per concludersi e non posso esimermi, da ex Direttore della ex Azienda Ospedaliera, dall'esprimere alcune mie riflessioni riguardo al cambiamento in atto.
Ringrazio per l'ospitalità l'amico Claudio Brambilla, sempre attento ad un tema su cui nessuno ora esprime giudizi, ed approfitto per sottolineare due aspetti che ritengo fondamentali: il grado di implementazione della riforma evolutiva e le scelte attuate dalla nuova Direzione.
Innanzi tutto l'evoluzione del sistema: ribadisco il mio parere sulla giustezza di una riforma che vuole migliorare l'approccio verso chi esprime un bisogno di salute, ma confermo nello stesso tempo la mia convinzione che occorreranno tempi non brevi e maggiori risorse rispetto a quelle inizialmente previste, per implementarla. Passare davvero dal "curare" al "prendersi cura" non è come utilizzare un sinonimo, significa spendere di più e meglio rispetto al passato e, tenuto conto delle risorse invariate o decrescenti che arrivano dallo stato centrale, che i maggiori costi devono essere coperti da una "reingegnerizzazione del sistema". Tradotto in italiano: va riorganizzata l'attività, risparmiando nell'ospedalizzazione inappropriata e cioè evitando di ricoverare in Ospedale chi può essere curato in strutture esterne o al domicilio, prevedendo una diversa presenza territoriale, a livello di attività ambulatoriale, di ricovero breve e di assistenza al domicilio.
Tutto ciò, che risulta facile da dire, ma meno facile da attuare, comporta passaggi delicati in quanto bisogna far lavorare assieme persone che hanno sempre lavorato in modo autonomo; il Medico e l'Infermiere ospedaliero, che dovranno essere utilizzati anche nei Presidi Ospedalieri Territoriali (POT, bassa intensità di assistenza) e nei Presst (ex distretti socio sanitari), ma che attualmente operano in una realtà che sconta sovente carenze negli organici; Medici di Famiglia e Specialisti Ambulatoriali (Sumaisti), disabituati a lavorare in equipe ed a rispondere a protocolli che diventano non settoriali ma complessivi di intervento . Infine in presenza dei CREG che, pur votati all'assistenza programmata del paziente cronico, stanno trovando difficoltà notevoli, in una rete assistenziale piena di nodi, soprattutto dal punto divista informatico e digitale.
Il percorso per dare all'ATS un controllo globale delle attività espletate dai diversi attori sul cittadino preso in carico è lungo e pieno di ostacoli. Mi risulta, ma vorrei sbagliarmi, che è ancora un problema condividere le anagrafiche degli assistiti fra enti che si sono fusi e fra attività che sono passate (o stanno passando) da Asst ad ATS e viceversa. L'obiettivo sarà arrivare ad una rilevazione digitalizzata ed in tempo reale delle attività espletate, tramite l'utilizzo di software ad hoc e di device (pc, note, e.phone) resi disponibili a tutti i professionisti citati sopra; il percorso non mi pare né facile, né immediato.
Secondo punto: il giudizio sul passaggio dalla vecchia A.O. della Provincia di Lecco alla nuova Asst di Lecco. Due cose mi hanno particolarmente colpito, entrambe in senso positivo: la propensione alla trasparenza ed alla comunicazione e la coerenza rispetto alle scelte strategiche precedenti.
Trovo che il nuovo sito web aziendale sia fra i più belli e facili da usare nell'intera Regione; si è mantenuta la vecchia struttura, con le facce sorridenti dei singoli responsabili, ma si è migliorata la veste grafica e l'usabilità. Constato che si continua, più di prima con le News che sono più snelle e frequenti, ad informare chi ne ha bisogno: i dipendenti e collaboratori per accrescere il senso di appartenenza, ed i cittadini, per attrarli nelle strutture lecchesi e per accrescerne la fidelizzazione.
Ancora più positiva mi sembra la continuità data dalla nuova Direzione alle scelte aziendali ed agli obiettivi strategici individuati da chi li ha preceduti, per la semplice ragione che le scelte erano giuste.
La definizione specifica del ruolo dei singoli ospedali, con la conferma della centralità del Mandic e della essenzialità di scelte come la Risonanza Magnetica a Merate e il robot chirurgico Da Vinci a Lecco, la conferma della necessità di mantenere le Strutture Complesse e le relative posizioni di Primariato, la positività di scelte effettuate anni orsono, come la nuova Dialisi di Merate, la nuova unitaria collocazione della Psichiatria al Mandic, la collaborazione con Inail a Bellano.
Resta un solo nodo al fazzoletto: il nuovo reparto di Pneumologia del Mandic, da attuare in accordo con l'INRCA di Casatenovo, su cui mi sembra ci sia il consenso con ATS e Regione. Sarebbe un vero peccato, dopo aver fatto un così importante investimento, lasciare un intero piano ristrutturato, desolatamente vuoto.
Poiché non è ancora ufficialmente approvato il nuovo Poas (Piano di Organizzazione Aziendale Sociosanitario) è difficile spendere un giudizio esaustivo ma, come dice un vecchio adagio, se il buon giorno si vede dal mattino, viste le anticipazioni, potrebbe essere una bella giornata.
Attualmente, anche se in quiescenza, non sono solo un semplice "osservatore" della Vostra realtà; dal punto di vista politico coordino il Gruppo Sanità Monza e Brianza del mio Movimento, la Lega Nord, e, dal punto di vista professionale, dirigo una Start Up novarese che si occupa di Formazione dei giovani Chirurghi, per far si che essi possano prendere il testimone, con la massima cognizione di causa, dei più anziani che stanno lasciando le strutture ospedaliere nel prossimo quinquennio.
Credo, quindi, che resterò in qualche modo collegato alla sanità lecchese e soprattutto alla realtà meratese che, peraltro, resta un punto di riferimento importante per me e per i miei familiari. In effetti potrei fermarmi a Vimercate, ma qualcosa mi spinge a fare sempre qualche chilometro in più, per arrivare al Mandic. Un caro saluto ed un augurio particolare ai lettori del Vostro e. Giornale.
Ringrazio per l'ospitalità l'amico Claudio Brambilla, sempre attento ad un tema su cui nessuno ora esprime giudizi, ed approfitto per sottolineare due aspetti che ritengo fondamentali: il grado di implementazione della riforma evolutiva e le scelte attuate dalla nuova Direzione.
Innanzi tutto l'evoluzione del sistema: ribadisco il mio parere sulla giustezza di una riforma che vuole migliorare l'approccio verso chi esprime un bisogno di salute, ma confermo nello stesso tempo la mia convinzione che occorreranno tempi non brevi e maggiori risorse rispetto a quelle inizialmente previste, per implementarla. Passare davvero dal "curare" al "prendersi cura" non è come utilizzare un sinonimo, significa spendere di più e meglio rispetto al passato e, tenuto conto delle risorse invariate o decrescenti che arrivano dallo stato centrale, che i maggiori costi devono essere coperti da una "reingegnerizzazione del sistema". Tradotto in italiano: va riorganizzata l'attività, risparmiando nell'ospedalizzazione inappropriata e cioè evitando di ricoverare in Ospedale chi può essere curato in strutture esterne o al domicilio, prevedendo una diversa presenza territoriale, a livello di attività ambulatoriale, di ricovero breve e di assistenza al domicilio.
Tutto ciò, che risulta facile da dire, ma meno facile da attuare, comporta passaggi delicati in quanto bisogna far lavorare assieme persone che hanno sempre lavorato in modo autonomo; il Medico e l'Infermiere ospedaliero, che dovranno essere utilizzati anche nei Presidi Ospedalieri Territoriali (POT, bassa intensità di assistenza) e nei Presst (ex distretti socio sanitari), ma che attualmente operano in una realtà che sconta sovente carenze negli organici; Medici di Famiglia e Specialisti Ambulatoriali (Sumaisti), disabituati a lavorare in equipe ed a rispondere a protocolli che diventano non settoriali ma complessivi di intervento . Infine in presenza dei CREG che, pur votati all'assistenza programmata del paziente cronico, stanno trovando difficoltà notevoli, in una rete assistenziale piena di nodi, soprattutto dal punto divista informatico e digitale.
Il percorso per dare all'ATS un controllo globale delle attività espletate dai diversi attori sul cittadino preso in carico è lungo e pieno di ostacoli. Mi risulta, ma vorrei sbagliarmi, che è ancora un problema condividere le anagrafiche degli assistiti fra enti che si sono fusi e fra attività che sono passate (o stanno passando) da Asst ad ATS e viceversa. L'obiettivo sarà arrivare ad una rilevazione digitalizzata ed in tempo reale delle attività espletate, tramite l'utilizzo di software ad hoc e di device (pc, note, e.phone) resi disponibili a tutti i professionisti citati sopra; il percorso non mi pare né facile, né immediato.
Secondo punto: il giudizio sul passaggio dalla vecchia A.O. della Provincia di Lecco alla nuova Asst di Lecco. Due cose mi hanno particolarmente colpito, entrambe in senso positivo: la propensione alla trasparenza ed alla comunicazione e la coerenza rispetto alle scelte strategiche precedenti.
Trovo che il nuovo sito web aziendale sia fra i più belli e facili da usare nell'intera Regione; si è mantenuta la vecchia struttura, con le facce sorridenti dei singoli responsabili, ma si è migliorata la veste grafica e l'usabilità. Constato che si continua, più di prima con le News che sono più snelle e frequenti, ad informare chi ne ha bisogno: i dipendenti e collaboratori per accrescere il senso di appartenenza, ed i cittadini, per attrarli nelle strutture lecchesi e per accrescerne la fidelizzazione.
Ancora più positiva mi sembra la continuità data dalla nuova Direzione alle scelte aziendali ed agli obiettivi strategici individuati da chi li ha preceduti, per la semplice ragione che le scelte erano giuste.
La definizione specifica del ruolo dei singoli ospedali, con la conferma della centralità del Mandic e della essenzialità di scelte come la Risonanza Magnetica a Merate e il robot chirurgico Da Vinci a Lecco, la conferma della necessità di mantenere le Strutture Complesse e le relative posizioni di Primariato, la positività di scelte effettuate anni orsono, come la nuova Dialisi di Merate, la nuova unitaria collocazione della Psichiatria al Mandic, la collaborazione con Inail a Bellano.
Resta un solo nodo al fazzoletto: il nuovo reparto di Pneumologia del Mandic, da attuare in accordo con l'INRCA di Casatenovo, su cui mi sembra ci sia il consenso con ATS e Regione. Sarebbe un vero peccato, dopo aver fatto un così importante investimento, lasciare un intero piano ristrutturato, desolatamente vuoto.
Poiché non è ancora ufficialmente approvato il nuovo Poas (Piano di Organizzazione Aziendale Sociosanitario) è difficile spendere un giudizio esaustivo ma, come dice un vecchio adagio, se il buon giorno si vede dal mattino, viste le anticipazioni, potrebbe essere una bella giornata.
Attualmente, anche se in quiescenza, non sono solo un semplice "osservatore" della Vostra realtà; dal punto di vista politico coordino il Gruppo Sanità Monza e Brianza del mio Movimento, la Lega Nord, e, dal punto di vista professionale, dirigo una Start Up novarese che si occupa di Formazione dei giovani Chirurghi, per far si che essi possano prendere il testimone, con la massima cognizione di causa, dei più anziani che stanno lasciando le strutture ospedaliere nel prossimo quinquennio.
Credo, quindi, che resterò in qualche modo collegato alla sanità lecchese e soprattutto alla realtà meratese che, peraltro, resta un punto di riferimento importante per me e per i miei familiari. In effetti potrei fermarmi a Vimercate, ma qualcosa mi spinge a fare sempre qualche chilometro in più, per arrivare al Mandic. Un caro saluto ed un augurio particolare ai lettori del Vostro e. Giornale.
Dr. Mauro Lovisari