Referendum: le ragioni del NO sono concrete. Eccome
Senza voler entrare in polemica con l'esimio Referente del Comitato Sì Adda meratese - Imbersago ancorché comitato laico, chissà perché, vorrei smentire la sua affermazione che il fronte del No sia a corto di argomenti. In verità e per assurdo, il problema è semmai l'opposto. MI spiego. Il fronte del Sì utilizza ampiamente degli slogan e delle semplificazioni che funzionano da un punto di vista comunicativo veloce senza entrare troppo nel merito. Quando invece si riesce ad approfondire questo tema complesso, ecco che i fatti prendono il sopravvento e l'essenza di questa riforma emerge in tutta la sua pericolosità. Questa è la forza del fronte del No. Intanto, meglio sarebbe chiamarla controriforma in quanto è una scommessa economica e politica che Renzi ed altri politici spregiudicati fanno, sperando che vada bene. Sulla pelle dei cittadini e catapultando all'indietro di settant'anni il Paese quando la democrazia in Italia ancora non era nata.
È bene rammentare che da cinque anni si succedono governi tecnici e questo già per sé è una forzatura antidemocratica: i cittadini subiscono di fatto le decisioni di un gruppo di politicanti cambia casacca senza essere passati dalle urne popolari e con il bene placido del Presidente della Repubblica. L'unico compito del governo tecnico per cui è nato, era fare una nuova legge elettorale e poi dimettersi: nulla di tutto questo è purtroppo accaduto. Ma veniamo a cosa si cela dentro questa controriforma costituzionale. Una ragione economica o meglio una scommessa: rivedere la Costituzione per attrarre investimenti nel tentativo di uscire da questa lunga recessione. Cosa c'entra questo con la riforma costituzionale? È la 'governabilità' a dovere garantire questo esito. La Costituzione "renziana" è il punto di arrivo di una restaurazione il cui fulcro consiste nel trasferire la sovranità dal popolo ai mercati. L'accentramento di poteri nel governo dovrebbe teoricamente ridurre i tempi decisionali (sebbene sia noto che i tempi di "produzione" di leggi in Italia non sia assolutamente al di sotto della media europea) che favoriscono l'ingresso di capitali stranieri in Italia. Vale la pena ricordare che un obiettivo analogo si pose in fase di discussione dell'abolizione dell'articolo 18. Risultato ? Da quando non è più in vigore gli investimenti in Italia sono stati praticamente nulli. Da un punto di vista politico invece se vince il Sì il Presidente della Repubblica potrà essere eletto solo dalla maggioranza creata a tavolino dall'Italicum. Questo aspetto centrale dice moltissimo dello spirito di una riforma che baratta decisionismo con democrazia. E aumenta il potere della maggioranza senza aumentare le garanzie delle minoranze. È qui il suo carattere pericolosamente totalitario: chi vince si prende tutto, e a chi perde non rimane alcuna tutela. Ecco perché la riforma non realizza ciò che promette. La verità è che il bicameralismo resta, ma è la democrazia parlamentare invece a sparire.
È bene rammentare che da cinque anni si succedono governi tecnici e questo già per sé è una forzatura antidemocratica: i cittadini subiscono di fatto le decisioni di un gruppo di politicanti cambia casacca senza essere passati dalle urne popolari e con il bene placido del Presidente della Repubblica. L'unico compito del governo tecnico per cui è nato, era fare una nuova legge elettorale e poi dimettersi: nulla di tutto questo è purtroppo accaduto. Ma veniamo a cosa si cela dentro questa controriforma costituzionale. Una ragione economica o meglio una scommessa: rivedere la Costituzione per attrarre investimenti nel tentativo di uscire da questa lunga recessione. Cosa c'entra questo con la riforma costituzionale? È la 'governabilità' a dovere garantire questo esito. La Costituzione "renziana" è il punto di arrivo di una restaurazione il cui fulcro consiste nel trasferire la sovranità dal popolo ai mercati. L'accentramento di poteri nel governo dovrebbe teoricamente ridurre i tempi decisionali (sebbene sia noto che i tempi di "produzione" di leggi in Italia non sia assolutamente al di sotto della media europea) che favoriscono l'ingresso di capitali stranieri in Italia. Vale la pena ricordare che un obiettivo analogo si pose in fase di discussione dell'abolizione dell'articolo 18. Risultato ? Da quando non è più in vigore gli investimenti in Italia sono stati praticamente nulli. Da un punto di vista politico invece se vince il Sì il Presidente della Repubblica potrà essere eletto solo dalla maggioranza creata a tavolino dall'Italicum. Questo aspetto centrale dice moltissimo dello spirito di una riforma che baratta decisionismo con democrazia. E aumenta il potere della maggioranza senza aumentare le garanzie delle minoranze. È qui il suo carattere pericolosamente totalitario: chi vince si prende tutto, e a chi perde non rimane alcuna tutela. Ecco perché la riforma non realizza ciò che promette. La verità è che il bicameralismo resta, ma è la democrazia parlamentare invece a sparire.
Franco Lana - segretario sezione Lega Nord Merate