Mandic: accessi stabili al Pronto Soccorso. Il problema è la carenza di posti letto nei reparti, tra tagli e disagi all'utenza
Il mese di agosto, in queste prime tre settimane, non ha presentato particolari criticità dal punto di vista degli accessi, per il Pronto soccorso del Mandic: le emergenze sono state evase senza problemi così come le attese dei pazienti, in linea con gli altri anni, anche se la gestione del personale, con la rotazione per le ferie e l'organico all'osso, ha messo a dura prova l'organizzazione del primario dr. Giovanni Buonocore.
Alle 12 di oggi e con uno spettro indietro di 24 ore, su 70 accessi 11 sono stati i ricoveri. Questo significa che, a fronte di un numero di arrivi in PS non particolarmente elevato (vacanze, aziende chiuse, ...) restano stabili e aumentano i casi di coloro, soprattutto anziani, che hanno bisogno di un ricovero per difficoltà respiratorie, complicanze dovute al binomio caldo-età.
E il problema che si è presenta è la difficoltà a "piazzare" nei reparti i malati, salvo farli attendere ore per un posto letto che si liberi, oppure dirottarli altrove (escludendo l'opzione di parcheggiarli nel corridoio).
Come è accaduto l'altro giorno quando un 82enne è andato a Lecco perchè non c'era più posto al Mandic oppure in rianimazione dove 3 pazienti non hanno potuto essere dimessi in un reparto più "leggero" perchè tutti occupati.
Esiste un piano per la gestione del sovraffollamento in PS, a firma della dottoressa Patrizia Monti, che stima il fabbisogno medio giornaliero di posti letto come segue, per un totale di 17:
4 in area medica, 2 in area chirurgica, 1 in ortopedia, 1 in UCC, 2 in cardiologia, 2 in neurologia, 3 in pediatria, 1 in rianimazione, 1 in SPDC (servizio psichiatrico diagnosi e cura).
In base al numero di utenti in attesa, al tempo di attesa, al numero e tipo di postazioni di PS occupate, al tempo di attesa per i posti letto dedicati ai pazienti da ricoverare e al raggiungimento di una percentuale stabilità di accessi, vengono stabilite delle modalità di gestione dei casi con l'allerta dei livelli 1, 2, 3. Questi livelli, distinti per gravità, prevedono ad esempio la sospensione di attività sui codici azzurri e verdi finchè persistono i gialli e i rossi, il reperimento di barelle aggiuntive per il PS, l'attivazione di codici di priorità per il laboratorio analisi, diagnostica di immagine, la convocazione di medici consulenti, il dislocamento di personale aggiuntivo, l'informazione ai pazienti in attesa dell'allungamento dei tempi, la sospensione dei ricoveri previsti in elezione, la rivalutazione dei pazienti degenti in tutti i reparti di area non critica per eventuali dimissioni anticipate.
Tutto questo però funziona se non c'è la strozzatura delle disponibilità nei reparti di posti letto che, in estate, poi sono pure ridotti e lo resteranno, in molti casi come pediatria e ortopedia, sino alla prima settimana di ottobre. Costringendo chi è nel settore "ricettivo" di urgenza a continue richieste e rimbalzi da un reparto all'altro, fino a decisioni drastiche come appunto il trasferimento a Lecco, con disagi per paziente e famiglie.
Alle 12 di oggi e con uno spettro indietro di 24 ore, su 70 accessi 11 sono stati i ricoveri. Questo significa che, a fronte di un numero di arrivi in PS non particolarmente elevato (vacanze, aziende chiuse, ...) restano stabili e aumentano i casi di coloro, soprattutto anziani, che hanno bisogno di un ricovero per difficoltà respiratorie, complicanze dovute al binomio caldo-età.
E il problema che si è presenta è la difficoltà a "piazzare" nei reparti i malati, salvo farli attendere ore per un posto letto che si liberi, oppure dirottarli altrove (escludendo l'opzione di parcheggiarli nel corridoio).
Come è accaduto l'altro giorno quando un 82enne è andato a Lecco perchè non c'era più posto al Mandic oppure in rianimazione dove 3 pazienti non hanno potuto essere dimessi in un reparto più "leggero" perchè tutti occupati.
Esiste un piano per la gestione del sovraffollamento in PS, a firma della dottoressa Patrizia Monti, che stima il fabbisogno medio giornaliero di posti letto come segue, per un totale di 17:
4 in area medica, 2 in area chirurgica, 1 in ortopedia, 1 in UCC, 2 in cardiologia, 2 in neurologia, 3 in pediatria, 1 in rianimazione, 1 in SPDC (servizio psichiatrico diagnosi e cura).
In base al numero di utenti in attesa, al tempo di attesa, al numero e tipo di postazioni di PS occupate, al tempo di attesa per i posti letto dedicati ai pazienti da ricoverare e al raggiungimento di una percentuale stabilità di accessi, vengono stabilite delle modalità di gestione dei casi con l'allerta dei livelli 1, 2, 3. Questi livelli, distinti per gravità, prevedono ad esempio la sospensione di attività sui codici azzurri e verdi finchè persistono i gialli e i rossi, il reperimento di barelle aggiuntive per il PS, l'attivazione di codici di priorità per il laboratorio analisi, diagnostica di immagine, la convocazione di medici consulenti, il dislocamento di personale aggiuntivo, l'informazione ai pazienti in attesa dell'allungamento dei tempi, la sospensione dei ricoveri previsti in elezione, la rivalutazione dei pazienti degenti in tutti i reparti di area non critica per eventuali dimissioni anticipate.
Tutto questo però funziona se non c'è la strozzatura delle disponibilità nei reparti di posti letto che, in estate, poi sono pure ridotti e lo resteranno, in molti casi come pediatria e ortopedia, sino alla prima settimana di ottobre. Costringendo chi è nel settore "ricettivo" di urgenza a continue richieste e rimbalzi da un reparto all'altro, fino a decisioni drastiche come appunto il trasferimento a Lecco, con disagi per paziente e famiglie.
S.V.