Don Marco: le origini a Paderno, il cuore in Palestina

Venticinquesimo di ordinazione, nel 2016, per don Marco Riva, che il sacerdote padernese, ha festeggiato domenica 10 luglio a Paderno d'Adda. Ovvero nel paese brianzolo in cui è nato e cresciuto, fino a quando, come molti guanelliani, ha lasciato l'Italia per la missione. Dopo diciotto mesi in Egitto, da quasi 25 anni don Marco vive a Nazareth, dove dirige la Holy Family School, casa di accoglienza per bambini disabili arabi israeliani. Ben 204 i piccoli, anche molto gravi, che, dal mattino al pomeriggio, vivono, con Abu Na Marco (come lo chiamano in Israele) padre John, indiano, e il valtellinese fratel Carlo, nell'istituto che li ospita a duecento metri dalla basilica dell'Annunciazione. Don Marco è anche parroco di Mouqueible, paesino ai confini con Jenin, Palestina Dei 4200 abitanti di Mouqueible, i cristiani cattolici sono circa centotrenta. A loro, nell'ottobre 2009, i padernesi avevano donato le campane della piccola chiesa. Per accompagnarle nel viaggio verso la Terra Santa, una delegazione con l'ex sindaco Valter Motta aveva raggiunto Israele.


Per benedirle nel piccolo paese della Palestina (fino a trent'anni fa frazione di Jenin) erano arrivati invece il patriarca di Gerusalemme, monsignor Fwad, e monsignor Marcuzzo, vescovo di Nazareth. "La nostra giornata comincia alle cinque con la preghiera - spiega don Marco - dalle 7,30 apriamo la scuola, agli insegnanti, che sono tutti locali e ai nostri piccoli ospiti, musulmani e cristiani. I programmi sono personalizzati, ma ci sono momenti comuni e attività di gruppo. I nostri bambini sono portatori di handicap, anche gravi. Non possiamo fare miracoli, ma i miglioramenti quelli sì, li vediamo. Cerchiamo di mantenere le capacità mentali e fisiche già acquisite, cercando di evitare che la situazione peggiori. La nostra proposta, ovvero l'accoglienza, non è rivolta solo ai bambini. Le famiglie, contesto in cui i piccoli vivono, è infatti importantissimo. L'affetto è una componente fondamentale della "cura". Cerchiamo di impegnarci perchè, ognuno per la propria parte, trovi fiducia in se stesso. La scuola - conclude il missionario guanelliano - è finanziata dal Ministero dell'Educazione, della Sanità e delle Opere Sociali. I bambini rimangono da noi anche nel pomeriggio. Io sono un dipendente dello Stato, che mi ha affidato la cura di questi bambini. Sono anche parroco di Mouqueible e assistente delle religiose di Terra Santa, che sono ben 1200. Durante la settimana sono in istituto. Il venerdì e il sabato in parrocchia. La domenica con la religiose". "La situazione in Israele non è mai completamente tranquilla - spiega ancora don Marco che mercoledì sera ha incontrato i suoi concittadini - ci sono momenti non facili. Spesso i media locali danno notizia di violenze, ma non sempre tutto questo arriva anche sui giornali o le televisioni italiane. Direi che per leggere questa realtà molto difficile, dovremmo conoscere le situazioni nella loro complessità. Del resto il conflitto tra Autonomia Palestinese e Israele è sempre latente. Non possiamo accettare che tutto questo continui così, ma la soluzione non sembra comunque vicina. Sono necessarie scelte coraggiose, che vadano verso la convivenza, dove ognuno trovi la possibilità di vivere in pace e con dignità".

"Tornerebbe in Italia?" è la nostra ultima domanda. Don Marco non ha bisogno di pensare. Dice. "Qui ci sono le mie origini, la mia famiglia, gli affetti, ma da quasi venticinque anni vivo con i bambini di Nazareth. La fatica non manca, ma la mia storia personale e pastorale è cresciuta con loro. Non potrei lasciarli".

S.P.
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