La Valletta: un ginnasta e 2 coach di calcio e basket per raccontare lo sport ai giovani

"Ora vorrei chiedere un minuto di silenzio, per l'incidente mortale avvenuto questo pomeriggio, poco distante da qui e che è costato la vita a un uomo". Ha iniziato così Ciccio Valenti la presentazione della serata svoltasi nel nuovo stadio Idealità della Valletta Brianza, per celebrare la festa dello sport e l'anniversario di fondazione della società Ars.

Giacomo Ciccio Valenti, Dan Peterson, Stefano Erario, Igor Cassina


Tre gli ospiti d'onore chiamati a "chiacchierare" col pubblico e a portare un pezzo della loro esperienza: Igor Cassina, medaglia d'oro olimpica per la ginnastica artistica, Stefano Erario, centrocampista dell'Italia e del Milan oggi allenatore ed infine Dan Peterson, il coach americano di basket, noto anche per i suoi commenti come "Hey mama, butta la pasta"; a condurre, appunto, Giacomo Ciccio Valenti che nelle due ore di conferenza ha interrogato, con lo spirito che lo contraddistingue, i tre relatori chiedendo loro principi e tecniche in qualità di allenatori o giocatori.

Igor Cassina

Il "Brianzolo dagli occhi blu" Igor, ha raccontato di sé come di un umile campione svalutato già in tenera età: "Non avevo i requisiti giusti per fare il ginnasta; non ero alto, non ero sciolto e il rapporto peso/potenza non era adeguato. I miei allenatori non mi seguivano e non credevano in me, ma sono gli stessi che in tutta la mia crescita professionale mi hanno accompagnato fino in fondo. Voglio che questo sia un esempio per le scuole , e per il coraggio nei bambini che non devono mollare mai anche se tutto sembra andarci contro".

Dan Peterson


Anche Dan Peterson ha ricordato un'infanzia sportiva difficile: "Non ero per niente bravo a giocare e il mio allenatore di basket mi tagliava fuori ogni volta. Per l'ultimo anno mi disse "Dan, quest'anno no, ma ti faccio giocare il prossimo" ed io: "Ma questo è il mio ultimo anno!!". Così, dato che nel frattempo avevo iniziato ad allenare ragazzini della "Gioventù Cristiana" (organizzazione simile all'Ars), ed ero bravo a farlo, il mio allenatore mi ha indirizzato verso questa professione dandomi la spinta di cui avevo bisogno."


Stefano Erario ha invece spiegato come oggi abbia raggiunto risultati migliori da allenatore grazie al metodo focalizzato sul perfezionamento tecnico e sulle "basi". Fondamentale, a suo parere, la "valorizzazione del giocatore". "Ci sono allenatori per i quali "a prescindere, si gioca così" come Arrigo Sacchi che nonostante abbia portato l'innovazione nel calcio con il pressing alto, non è stato "furbo" quanto Fabio Capello che è arrivato umilmente a distribuire le magliette e, essendo stato un giocatore a sua volta, sapeva quando staccare". Per coinvolgere il pubblico Ciccio Valenti ha chiesto di dare una dimostrazione di tiro: per Dan con una palla da basket e per Erario con una da calcio.

Stefano Erario


Passando poi alla sfera personale Dan Peterson ha spiegato che la sua filosofia era quella di non deve sgridare la squadra più di 3 e meno di 2 volte in una stagione, solo nei momenti giusti, con molta chiarezza e davanti a tutti, per ottenere sempre il 100% . "...È normale e naturale che l'allenatore si faccia sentire e si arrabbi (ma mai seriamente)" gli ha fatto eco Igor Cassina "soprattutto quando vede le possibilità e si accorge che dall'altra parte non c'è la voglia; solitamente mi impunto anche cercando di trasmettere nei miei giovani i valori della vita".


Alla domanda "Hai mai tagliato fuori qualcuno?", Stefano Erario ha risposto che solitamente, allenando la categoria juniores, si trova davanti ragazzi più o meno di 16 anni che arrivano da un altro tipo di allenamento, e pensano di "saper fare bene" o che il calcio è così come lo conoscono loro. Purtroppo, ha proseguito, "ad un certo punto ci sono le selezioni ed è normale prediligere chi è più invogliato e portato, con una certa capacità di mettersi in discussione. Il Barcellona insegna che prima di tutto bisogna saper giocare, a prescindere dal fisico, perché solo dando tempo al bambino si riesce a tirar fuori il talento, e poi la fortuna bisogna costruirsela".


Nell'ultima parte della serata, lo spazio è stato lasciato alle domande dei bambini e del numeroso pubblico: come bypassare la mancanza di voglia e come farla venire, come affrontare "il coefficiente con cui i genitori rovinano la passione ai figli che giocano" e ancora "perché nel campionato Italiano non riusciamo a portare i giovani?".


A chiudere l'interessante conferenza, la definizione di leader data dai tre ospiti. "E' colui che guarda negli occhi i giocatori, e che parla loro ogni singolo giorno per mantenere il contatto" ha tratteggiato il cestista dall'accento americano "e poi è colui che deve anche saper parlare con grande chiarezza senza mai dire delle "storie".


Due tipi di allenatori per Erario: quelli "silenziosi" e quelli che "si fanno sentire", che parlano molto in campo ma che così facendo riescono ad essere diretti e chiari, dando concretezza alle parole.
Infine Igor Cassina che sì, si sente un leader e la dimostrazione sono i suoi allievi che lo riconoscono e lo seguono come miglior esempio.
Martina Tampone
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.