Airuno: con 'Italiani made in India' Aroti torna alle proprie origini, 'per fare ordine nei ricordi'
"Un viaggio alla scoperta di un passato dal sapore dolceamaro, una storia di riscatto, di legami forti e di una terra difficile, ma ricca di fascino ed emozionanti suggestioni".
Nei giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di intervistare la giovane Aroti Sirimoty Bertelli, trentenne airunese di origini indiane che ha partecipato al programma televisivo "Italiani made in India", in onda su Real Time: l'esperienza sul piccolo schermo è stata per lei l'occasione di tornare alle sue radici, in un viaggio dentro se stessa durante il quale ha potuto finalmente "fare ordine nei suoi ricordi", dopo aver abbandonato il suo paese natale "senza nemmeno avere avuto il tempo di sistemare le cose".
Mi sono trasferita qui all'età di nove anni, dopo essere stata adottata da una famiglia italiana senza figli. Non ricordo quasi nulla del villaggio in cui sono nata e cresciuta, tranne alcuni particolari che conservo con grande affetto, come le immense risaie e le enormi mandrie di elefanti. Io e i miei due fratelli, un maschio e una femmina, siamo stati abbandonati da nostra madre quando eravamo molto piccoli e dopo essere stati presi momentaneamente in carico da un'infermiera del posto siamo stati affidati a un orfanotrofio di Calcutta, gestito dalle suore di Madre Teresa, dove siamo rimasti per circa 4 anni: con il passare del tempo, purtroppo, ho perso di vista mia sorella, pertanto il mio fratellino Kamal rappresentava il mio unico legame con il passato. È per questo che, quando ho saputo che una famiglia italiana aveva intenzione di adottarmi, ho posto come condizione di restare insieme a lui, che quindi è partito con me alla volta dell'Italia. Fin dall'inizio, la relazione con i miei genitori adottivi è stata particolarmente difficile, forse per il mio carattere un po' diffidente, forse per il loro scarso interesse nei confronti del mio passato: non mi sono mai mancati i beni materiali, ma tra di noi si è subito palesato un "muro" insuperabile, che non mi ha permesso di costruire con loro un vero rapporto basato sull'amore e l'affetto. Al compimento dei miei 18 anni, quindi, sono stata affidata nuovamente alle suore di Madre Teresa di Milano, dove ho potuto continuare i miei studi di lingue straniere, per me come una sorta di "dono innato", e di moda, la mia più grande passione, che tuttora coltivo nel capoluogo lombardo, dove lavoro come stylist nel fine settimana. L'11 maggio 2013 è stato il giorno più lungo e triste della mia vita: mio fratello Kamal, infatti, è stato trovato morto fuori dalla casa dove vivevamo con i nostri genitori. Per me è stato uno shock fortissimo, che inizialmente mi ha riempito di una rabbia indescrivibile, non solo nei suoi confronti, ma anche verso me stessa, per non essere stata in grado di salvarlo dai suoi fantasmi: dopo aver superato il lutto, comunque, ho capito di non poterlo condannare per la sua scelta, sebbene mi abbia privato dell'unico vero, forte legame con il mio passato e le mie origini.
Ho deciso di fare il casting per il programma dopo una segnalazione da parte di un amico: la mia scelta, comunque, è maturata dopo lunghe riflessioni, condivise anche con il mio fidanzato Mario, che mi ha suggerito di affrontare questa forte esperienza da sola, per misurarmi con me stessa e con il mio passato. Nel complesso il viaggio in India è stato decisamente positivo e dopo essere tornata in Italia ho capito di essere finalmente riuscita a sistemare tutto ciò che avevo lasciato "in sospeso" nel mio animo, pronta a riprendere in mano la mia vita qui, con Mario. È stato un percorso che ho affrontato effettivamente da sola, ma durante il viaggio ho avuto modo di conoscere altri indiani alla ricerca delle loro radici; sono certa, comunque, di tornare in India al più presto, questa volta con il mio fidanzato, per condividere anche con lui i luoghi e le atmosfere del mio passato.
Attualmente vivo ad Airuno con Mario e sono impiegata in un grande studio legale di Milano, dove lavoro dal lunedì al venerdì: conduco una vita molto frenetica, tanto che spesso mi ritrovo a desiderare di avere a disposizione una giornata di 48 ore. Al sabato, inoltre, sono impegnata come fashion designer, una mia grande passione. Nonostante le mie difficoltà di adattamento, ora posso dire di avere un buon rapporto con l'Italia e con la sua cultura, anche se non dimentico le mie radici e amo "mescolare" i due mondi, per esempio attraverso la cucina e la moda. Del resto, ho sempre guardato alla diversità con curiosità e con un certo fascino, tanto che anche con Mario, un italiano "doc", ho vissuto fin da subito una relazione bellissima, cementificata grazie a una lenta e progressiva conoscenza reciproca.
Con un sincero ringraziamento ad Aroti per la sua disponibilità, ecco il link del sito in cui è possibile vedere una breve presentazione della puntata di "Italiani made in India" di cui è protagonista: http://it.dplay.com/italiani-made-in-india/stagione-1-aroti/.
Nei giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di intervistare la giovane Aroti Sirimoty Bertelli, trentenne airunese di origini indiane che ha partecipato al programma televisivo "Italiani made in India", in onda su Real Time: l'esperienza sul piccolo schermo è stata per lei l'occasione di tornare alle sue radici, in un viaggio dentro se stessa durante il quale ha potuto finalmente "fare ordine nei suoi ricordi", dopo aver abbandonato il suo paese natale "senza nemmeno avere avuto il tempo di sistemare le cose".
Aroti Sirimoty Bertelli
Quando e come sei arrivata in Italia? Come è stato il tuo approccio con la nostra cultura?Mi sono trasferita qui all'età di nove anni, dopo essere stata adottata da una famiglia italiana senza figli. Non ricordo quasi nulla del villaggio in cui sono nata e cresciuta, tranne alcuni particolari che conservo con grande affetto, come le immense risaie e le enormi mandrie di elefanti. Io e i miei due fratelli, un maschio e una femmina, siamo stati abbandonati da nostra madre quando eravamo molto piccoli e dopo essere stati presi momentaneamente in carico da un'infermiera del posto siamo stati affidati a un orfanotrofio di Calcutta, gestito dalle suore di Madre Teresa, dove siamo rimasti per circa 4 anni: con il passare del tempo, purtroppo, ho perso di vista mia sorella, pertanto il mio fratellino Kamal rappresentava il mio unico legame con il passato. È per questo che, quando ho saputo che una famiglia italiana aveva intenzione di adottarmi, ho posto come condizione di restare insieme a lui, che quindi è partito con me alla volta dell'Italia. Fin dall'inizio, la relazione con i miei genitori adottivi è stata particolarmente difficile, forse per il mio carattere un po' diffidente, forse per il loro scarso interesse nei confronti del mio passato: non mi sono mai mancati i beni materiali, ma tra di noi si è subito palesato un "muro" insuperabile, che non mi ha permesso di costruire con loro un vero rapporto basato sull'amore e l'affetto. Al compimento dei miei 18 anni, quindi, sono stata affidata nuovamente alle suore di Madre Teresa di Milano, dove ho potuto continuare i miei studi di lingue straniere, per me come una sorta di "dono innato", e di moda, la mia più grande passione, che tuttora coltivo nel capoluogo lombardo, dove lavoro come stylist nel fine settimana. L'11 maggio 2013 è stato il giorno più lungo e triste della mia vita: mio fratello Kamal, infatti, è stato trovato morto fuori dalla casa dove vivevamo con i nostri genitori. Per me è stato uno shock fortissimo, che inizialmente mi ha riempito di una rabbia indescrivibile, non solo nei suoi confronti, ma anche verso me stessa, per non essere stata in grado di salvarlo dai suoi fantasmi: dopo aver superato il lutto, comunque, ho capito di non poterlo condannare per la sua scelta, sebbene mi abbia privato dell'unico vero, forte legame con il mio passato e le mie origini.
Aroti con il fidanzato Mario Villa
Come descrivi la tua partecipazione a "Italiani made in India"? Che cosa ha comportato per te questa esperienza?Ho deciso di fare il casting per il programma dopo una segnalazione da parte di un amico: la mia scelta, comunque, è maturata dopo lunghe riflessioni, condivise anche con il mio fidanzato Mario, che mi ha suggerito di affrontare questa forte esperienza da sola, per misurarmi con me stessa e con il mio passato. Nel complesso il viaggio in India è stato decisamente positivo e dopo essere tornata in Italia ho capito di essere finalmente riuscita a sistemare tutto ciò che avevo lasciato "in sospeso" nel mio animo, pronta a riprendere in mano la mia vita qui, con Mario. È stato un percorso che ho affrontato effettivamente da sola, ma durante il viaggio ho avuto modo di conoscere altri indiani alla ricerca delle loro radici; sono certa, comunque, di tornare in India al più presto, questa volta con il mio fidanzato, per condividere anche con lui i luoghi e le atmosfere del mio passato.
Un momento del "dietro le quinte" del programma
Com'è ora la tua vita in Italia?Attualmente vivo ad Airuno con Mario e sono impiegata in un grande studio legale di Milano, dove lavoro dal lunedì al venerdì: conduco una vita molto frenetica, tanto che spesso mi ritrovo a desiderare di avere a disposizione una giornata di 48 ore. Al sabato, inoltre, sono impegnata come fashion designer, una mia grande passione. Nonostante le mie difficoltà di adattamento, ora posso dire di avere un buon rapporto con l'Italia e con la sua cultura, anche se non dimentico le mie radici e amo "mescolare" i due mondi, per esempio attraverso la cucina e la moda. Del resto, ho sempre guardato alla diversità con curiosità e con un certo fascino, tanto che anche con Mario, un italiano "doc", ho vissuto fin da subito una relazione bellissima, cementificata grazie a una lenta e progressiva conoscenza reciproca.
Con un sincero ringraziamento ad Aroti per la sua disponibilità, ecco il link del sito in cui è possibile vedere una breve presentazione della puntata di "Italiani made in India" di cui è protagonista: http://it.dplay.com/italiani-made-in-india/stagione-1-aroti/.
Benedetta Panzeri