Airuno: la donna e le sue ''trasformazioni'' attraverso i ...cambi d'abito nelle epoche

Da sinistra: Luciana Pessia, Rita Mauri, Manuela Beretta, Lucia Codurelli, Adele Gatti

Una serata curiosa e interessante quella andata in scena ieri, venerdì 3 giugno, presso la palestra comunale di Airuno: dopo l'inaugurazione della mostra fotografica e oggettistica dal titolo "La trasformazione dell'abbigliamento femminile nel corso del XX secolo", infatti, la Pro Loco, con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale, ha proposto una conferenza - o meglio, una chiacchierata - con Manuela Beretta, ex airunese, ora residente a Brivio, ed esperta di storia dell'arte. L'ospite della serata, introdotta dall'assessore alla cultura Luciana Pessia e dal sindaco Adele Gatti, ha tenuto una piacevole presentazione multimediale dal titolo "Quello che i vestiti (non) dicono. Capricci e conquiste della donna del 900 raccontate dalla moda".


Luciana Pessia, assessore alla cultura del Comune di Airuno, il sindaco Adele Gatti, Rita Mauri, la curatrice della mostra


"Quella di stasera vuole proporsi come una chiacchierata amichevole, durante la quale cercherò di attirare la vostra attenzione con alcune divertenti suggestioni, che spesso trarranno origine dal confronto di grandi attrici e modelle con alcune semplici donne airunesi, che magari voi stessi riconoscerete"
ha affermato Manuela Beretta, ex insegnante di arte, attualmente impegnata all'interno della Cooperativa "Brig" e all'Università Cattolica di Milano.

"Come emerge bene da questi eloquenti scatti d'epoca, la moda di inizio '900 risente ancora molto di quella del secolo scorso: gli abiti dividevano nettamente il corpo femminile in due, costringendo le donne a camminare in un modo piuttosto goffo e sgraziato, senza libertà, un po' come accadeva in Oriente, in quei luoghi esotici e lontani che rappresentavano il modello più ammirato dell'epoca. Negli Stati Uniti, invece, inizia ad emergere l'icona della "Gibson Girl", della donna libera ed emancipata, dal nome dell'illustratore Charles Gibson, autore di alcune vignette che ritraevano una nuova idea di bellezza femminile, molto più indipendente e determinata. Un modello italiano di "Gibson Girl" può essere identificato nella figura di Luisa Spagnoli, che già nel 1907 fondò la sua prima azienda di moda a Perugia ed ebbe una vita decisamente movimentata per l'epoca, per certi aspetti quasi scandalosa. Gli anni '20, invece, sono i cosiddetti "anni ruggenti": dopo la grande tragedia della Prima Guerra Mondiale, si percepisce un po' ovunque una grande voglia di riscatto e di divertimento, e anche nel piccolo paese di Airuno si può iniziare a seguire la moda, anche se naturalmente in modo più sotterraneo e "silenzioso". Siamo nell'epoca della "flapper", la ragazza libera e spigliata, che può finalmente vestire abiti più comodi e agili, come suggeriva anche Coco Chanel, che ai tempi era già un'icona della moda".

 


Gli abiti d'epoca, insieme agli accessori e agli oggetti della vita quotidiana, sono anche in mostra ad Airuno, grazie all'impegno dell'instancabile Rita Mauri, volontaria della Pro Loco.


"Sono più di 10 anni che lavoriamo al recupero della memoria storica del nostro paese, analizzando infiniti documenti e materiali d'archivio" ha spiegato quest'ultima. "L'idea di concentrarci sulla moda femminile è nata con l'obiettivo di organizzare qualcosa di speciale in occasione dei 70 anni del primo voto delle donne, un anniversario più che degno di essere celebrato a dovere: è stata un'epoca straordinaria, in cui è maturata una rivoluzione ben visibile, un'evoluzione palese. Nell'esposizione abbiamo voluto dare spazio all'intero universo rosa, dagli abiti agli accessori alla lingerie, passando per gli oggetti che denotano il "sapere" femminile, come le macchine da cucire e gli strumenti per il ricamo, ma senza dimenticare quelli legati alle fatiche della vita domestica, come le pentole e le prime lavatrici a manovella".


"Gli anni '30, complice l'avvento del regime fascista, sono caratterizzati da grandi ristrettezze economiche" ha proseguito Manuela Beretta. "Gli imperativi di questi tempi sono la sobrietà e l'eleganza controllata, anche se iniziano a imporsi icone come Marilyn Monroe, di una raffinatezza e di una sensualità irripetibile e irraggiungibile. In Italia, però, le cose vanno un po' diversamente: il modello predominante è quello della donna "custode del focolare", contadina e madre, ben lontana dall'eleganza e dagli agi tipici delle grandi città francesi e statunitensi. La tendenza continua anche nei primi anni '40, quando la guerra costringe molte donne ad "arrangiarsi", magari ad adattare per sé i vestiti dei mariti inviati al fronte e a dipingersi le gambe per fingere di indossare le collant, che non potevano di certo permettersi.


Nel 1946, però, si assiste al primo fenomeno "esplosivo" del secolo, con la nascita del vero e proprio bikini, naturalmente fonte di grandi scandali; ad Airuno, nel frattempo, le donne iniziano a indossare i pantaloni, una grande conquista che le riempì di entusiasmo per un nuovo, straordinario senso di libertà. Negli anni '50, poi, a farla da padrone è ancora il modello americano, che, grazie anche alla forza propulsiva del cinema, comincia a diffondere l'idea della "pin-up", in contrasto con la casalinga "tuttofare", madre e moglie perfetta, più assimilabile all'icona della "ragazza della porta accanto" impersonata da Audrey Hepburn piuttosto che dall'inarrivabile Marilyn. Gli anni '60, infine, vedono il predominio dello stile inglese, della moda "di strada", simbolo di contestazione e di desiderio di stupire: il 1963, del resto, è l'anno della minigonna, criticata e osteggiata un po' ovunque, persino dalla grande Coco Chanel".


Alla serata "in rosa", non ha voluto mancare Lucia Codurelli, deputata al Parlamento Italiano dal 2006 al 2013 e attualmente attiva a favore dei diritti delle donne.

Lucia Codurelli e Manuela Beretta


"Dopo l'acquisizione del diritto di voto, le donne italiane si sono rese protagoniste già con il primo referendum, quello che portò al definitivo trionfo della Repubblica" ha affermato quest'ultima. "In quell'occasione, oltre l'89% di esse si presentò alle urne, e l'Assemblea Costituente contò ben 21 "quote rosa", che si rivelarono fondamentali per la stesura di molti degli articoli principali della nostra Carta. Le donne hanno sempre combattuto molte battaglie, e purtroppo- o per fortuna- continuano a farlo: bisogna ricordare che i nostri diritti non sono acquisiti per sempre, bensì vanno difesi strenuamente ogni giorno, lottando per un mondo più giusto, in grado di valorizzare la diversità e l'ineliminabile complementarietà uomo-donna".

L'iniziativa organizzata presso la palestra comunale di Airuno si è conclusa con un ricco rinfresco.


Benedetta Panzeri

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