Merate: lo sport e i suoi valori per educare i giovani a mettersi in gioco e superare le avversità
Nella serata di mercoledì il centro di aggregazione giovanile "La Scuderia", con il patrocinio del Comune e nell'ambito di "Merate per lo sport", ha organizzato un incontro dal titolo "Educare ed educarsi attraverso lo sport".
Presso il palazzetto sportivo di Via Matteotti, un pubblico non molto numeroso ha assistito al dibattito che ha visto Emanuele Arioli, esperto in psicologia dello sport e attività motorie, Cristian Andreoni, giocatore professionista che ha militato in Lega Pro, e il presidente della Polisportiva Oratorio San Giovanni Bosco Davide Crippa confrontarsi sui rischi di una pratica sportiva non corretta e sui valori che, invece, un'attività agonistica sana può trasmettere ai giovani.
"L'OSGB Merate è nato 30 anni fa ed il suo progetto educativo è rimasto lo stesso: quello di accogliere tutti i ragazzi e le ragazze che vogliono praticare sport", ha spiegato Davide Crippa. "Il risultato è certamente importante, ma non ci si deve arrivare ad ogni costo. In un incontro organizzato dalla nostra società mi è capitato di chiedere al mister Emiliano Mondonico come sia possibile far giocare tutti; la risposta, che condivido, è che non è sempre possibile ma un vero allenatore si distingue quando conosce per nome tutti i suoi ragazzi, li tratta allo stesso modo e ad ognuno trova un posto nella sua squadra".
Lo sport fatto in un certo modo è dunque inclusivo, oltre ad essere una scuola di valori. "Gli allenatori intelligenti lo sanno e devono aver ben chiara la loro responsabilità - ha aggiunto Emanuele Arioli - quella di essere figure educative insieme ai genitori e agli insegnanti. Puntare solo alla vittoria accresce nei giovani atleti una certa dose di paura di perdere ed elevati livelli d'ansia, portando all'abbandono della pratica sportiva o a prestazioni falsate per il timore di perdere".
Una testimonianza diretta è stata offerta da Cristian Andreoni, ex calciatore professionista della Reggiana che nell'ottobre del 2015, a soli 23 anni, è stato squalificato per 4 anni per doping. La sentenza del tribunale sportivo, ridotta a 2 anni in appello, ha punito l'ingenuità di Cristian che ha assunto quello che credeva essere un integratore acquistato su internet in un sito straniero e che poi, dalle analisi a cui sono tenuti gli atleti della federazione, si è rivelato essere un anabolizzante.
Cristian Andreoni, Emanuele Arioli e Davide Crippa
"Quello che mi è capitato ha interrotto un sogno che ho inseguito fin da quando sono bambino. Ciò che mi manca di più è far parte di un gruppo e farò di tutto per tornare in campo e prendermi la mia rivincita", ha detto il calciatore.
Proprio il suo esempio ha quindi dimostrato che da un errore, attraverso i suoi valori positivi, lo sport dà a tutti la possibilità di "rimettersi in gioco".
Matteo Fratangeli