Servizi sociali: Lecco 'riferimento funzionale e organizzativo'. Manovra del PD provinciale per gestire il business milionario

Il blitz è avvenuto, come usa dire, di notte, quando ormai l'attenzione si era sopita. Sei cartelle e mezza senza firme ma con il logo bene in evidenza del Consiglio di Rappresentanza di Lecco, l'organismo istituzionale cui sono affidate le attribuzioni comunali in ordine all'integrazione delle funzioni sanitarie e sociali. La "bomba" è inserita a pagina sei: "Il nuovo documento (piano unico di zona ndr) dovrebbe essere assunto attraverso un accordo di programma sottoscritto dagli 88 comuni e dagli enti pubblici interessati. Si ritiene opportuno che l'ente capofila, sia un comune (con priorità per il comune capoluogo) che si assuma il riferimento funzionale e organizzativo per l'ufficio del piano unico evitando strutture organizzative specifiche, onerose e potenzialmente autoreferenziali".

In queste poche righe è riassunta tutta la nuova strategia di una parte del PD lecchese, quella che ha a Valmadrera il quartier generale per ripetere, molto più in grande stile, l'operazione Lario Reti Holding, assumere cioè dopo il controllo del servizio idrico integrato anche quello dei servizi alla persona. Un business milionario che oltre a far circolare denaro alimenta facili clientele attraverso assunzioni, per così dire, mirate.

Ma vediamo di capire meglio che cosa sta agitando e mettendo in fibrillazione i sindaci lecchesi, almeno quelli non subalterni al PD.

Come dicevamo all'inizio, con un tempismo a dir poco sospetto da Lecco è partito un segnale importante in merito alla volontà di mantenere ed espandere su tutto il territorio della nuova Azienda Socio-Sanitaria territoriale (ASST) il sistema di potere nel campo socioassistenziale favorito dalla co-progettazione che caratterizza il Distretto socio-sanitario lecchese, sistema alternativo alla esperienza di Retesalute, l'azienda dei comuni del meratese-casatese.

A pochi giorni dalla approvazione da parte della Giunta regionale del Regolamento di funzionamento della Conferenza dei Sindaci, del  nuovo consiglio di rappresentanza dei Comuni della Agenzia Territoriale della Salute (ATS), dell'Assemblea dei Sindaci di Distretto e dell'ambito distrettuale viene veicolata una bozza di proposta di evoluzione del welfare territoriale spudoratamente "leccocentrica".

A parte il logo del Consiglio di Rappresentanza il documento non  porta in calce firme, ma una sua attenta lettura  porta facilmente agli estensori. Un ruolo marginale dovrebbe averlo svolto il Presidente dell'organismo Felice Baio di Brivio prossimo a lasciare la carica.

Il nuovo "Consiglio di Rappresentanza" (CdR) dovrà  essere l'espressione non più di 88 bensì di 143 Comuni della ATS Monza e Brianza. Sarà composto da cinque membri appartenenti ad ambiti distrettuali diversi (Monza, Vimercate e Lecco). Tutto fa prevedere che ci saranno due rappresentanti per due ASST  mentre una resterà con rappresentanza singola, probabilmente però con il ruolo di presidente.

Il "CdR", per legge, dovrà formulare proposte per l'organizzazione territoriale dell'attività  sociosanitaria e socioassistenziale, partecipare alla definizione dei piani sociosanitari territoriali all'interno della cabina di regia prevista a livello di ATS, partecipare alla verifica dei programmi di competenza di ATS e ASST, promuovere l'integrazione delle prestazioni e soprattutto "esprimere il proprio parere sulla finalizzazione e sulla distribuzione territoriale delle risorse finanziarie".

Riccardo Mariani, assessore alle politiche sociali del Comune di Lecco, ex sindaco di estrema sinistra di Mandello del Lario, ora organico al PD di Virginio Brivio, con un Felice Baio sempre più defilato, svolge di fatto le funzioni di Presidente ad "interim", mossa letta come una anticipazione su chi rappresenterà il lecchese al tavolo del futuro "CdR".

C'è chi ritiene Mariani - già balzato agli onori della cronaca per l'incredibile giravolta sulla questione acqua pubblica - il vero ispiratore, su mandato di Virginio Brivio, della proposta che, per molti addetti, ai lavori mette nero su bianco le aspettative di Ruggero Plebani considerato da anni il vero regista del sistema welfare lecchese.

Massimo Giupponi


La bozza non prende in minima considerazione l'ipotesi che veniva avanzata sull'asse Merate-Casatenovo di dare forma ad un soggetto giuridico rappresentativo dei Comuni della Provincia di Lecco, capace di garantire un ruolo effettivo agli enti locali nei confronti delle attività programmatorie che la  riforma mette in capo alla ATS, come, peraltro,  indicato dal neo direttore generale dell'ATS della Brianza Massimo Giupponi.

Prevede il mantenimento come  "ambiti distrettuali" degli attuali  Distretti di Lecco, Merate e Bellano, per favorire anche la pluralità di forme gestionali. Come dire Retesalute non si tocca, ma deve restare confinata nel meratese con compiti possibilmente limitati alla gestione.

Per quanto  riguarda il livello politico-istituzionale il documento suggerisce una via lecchese in alternativa alla Azienda speciale proposta dai meratesi: un accordo di Programma sottoscritto dagli 88 Comuni  e dagli altri enti pubblici interessati. Ovviamente i proponenti ritengono opportuno che l'ente capofila sia un Comune, con priorità  per il Comune capoluogo (omettono, forse per pudore, di scrivere direttamente "Lecco").

In pratica il modello lecchese (gestori della programmazione compresi) verrebbe esteso a tutto il territorio della ASST.  

Come sia potuta circolare una simile proposta da parte di un CdR di fatto scaduto e all'insaputa dei sindaci dei meratese e del casatese resta un mistero.

John Patrick Tomalino


Qualche dubbio, in realtà, viene avanzato in merito al ruolo di Adele Gatti. Il suo silenzio viene messo in relazione alla possibilità di mantenere il ruolo che attualmente riveste a livello  di ambito distrettuale. Da tempo, del resto, la sindaca di Airuno, sola, "mollata" ormai anche dall'ex sodale, il sindaco di Viganò, si scaglia contro Retesalute accusata di essere un'azienda immobile e costosa. Accuse che mai sono state rintuzzate dal presidente dell'Azienda Speciale Pubblica e da suo vice, i "latitanti" Alessandro Salvioni (Robbiate) e Emilio Vulmaro Zanmarchi (Merate).

Inoltre stupisce il timing della "sparata". A poco più di un mese dalle elezioni che interessano parecchi Comuni  e alla  vigilia  della elezione dei nuovi organismi di rappresentanza ai vari livelli dei Sindaci  non è opportuno lasciare ai nuovi  eletti proposte che avranno una validità di cinque anni?

O siamo di fronte all'ennesima dimostrazione di come il  PD  utilizzi queste forme di rappresentanza per  calcoli di bottega interna?

Alessandro Salvioni


Il ruolo degli Enti Locali e delle loro forme associative  avranno un rilievo fondamentale nell'avvio e nel consolidamento della riforma sociosanitaria locale lombarda.  Lo dimostra l'attenzione riservata dalla ATS al progetto sperimentale della integrazione ospedale Mandic-Territorio. Il documento proposto dai sostenitori del modello lecchese in sette pagine non trova lo spazio per fare un riferimento agli ospedali e alla governance necessaria per  interloquire con ATS e ASST.   L'unico obiettivo sembra quello di consolidare Consolida, il consorzio di cooperative che ora gestisce per il lecchese i servizi.

Emilio Zanmarchi


L'aria che tira, insomma, è ancora una volta intrisa di sospette manovre finalizzate alla gestione di servizi pubblici ad elevato valore aggiunto. E ancora una volta prende il via da quel centro di potere che ormai è diventato il direttorio di Valmadrera cui si è aggiunto in modo prepotente proprio Riccardo Mariani. Di lui, si ricordano le filippiche contro le manovre di Lario Reti, quando sedeva accanto a Andrea Robbiani, ex sindaco di Merate, nelle assemblee pubbliche. Pareva un pasdaran e del resto la sua estrazione di estrema sinistra ne suggellava ruolo e carisma. Poi, un bel giorno, ha cambiato idea, anzi l'ha capovolta e con lui la maggioranza di Mandello che non si è chiesta perché il giorno prima il Sindaco fosse un feroce avversario di Lario Reti e il giorno dopo uno dei più accesi sostenitori. Un po' il percorso fatto da Marco Canzi di Olgiate, ma con assai più clamore. E ritorni. Difatti, come se fosse servita una cartina di tornasole, decaduto da sindaco è stato immediatamente arruolato nelle file di Virginio Brivio e catapultato addirittura sulla poltrona di assessore alle politiche sociali, casa e lavoro.

A questo punto spetta ai meratesi e casatesi rispondere. Andrea Massironi, Filippo Galbiati, Alessandro Salvioni, John Patrick Tomalino, Emilio Vulmaro Zanmarchi sono tutti chiamati in causa per difendere il modello distrettuale incentrato sull'Asp Retesalute. Ben sapendo che alcuni sindaci - come fecero per l'acqua pubblica - daranno più ascolto al partito lecchese che alle ragioni dei propri territori. Le manovre per conquistare il dominio sul servizio idrico sono costate ai cittadini il prezzo più alto della Lombardia con un incremento nel quinquennio del 126%. A sindaci come Bruno Crippa, Paolo Brivio, Dorina Zucchi, Roberta Trabucchi, Ugo Panzeri non sono bastati questi numeri per porre fine alle manovre di occupazione del servizio idrico. C'è rischio che si pieghino anche sul socio-assistenziale e sanitario. Costi quel che costi.
Claudio Brambilla
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