Merate, Mandic: caratteristiche e rimedi all’emicrania con la neurologa Vaccaro

È iniziato con ... l'emicrania il ciclo di incontri di cultura della salute organizzato dall'Azienda Socio-Sanitaria Territoriale di Lecco in collaborazione con AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) Merate. Numerose persone hanno seguito la conferenza della neurologa Manuela Vaccaro che ha esordito con dei dati statistici: «l'emicrania si manifesta a partire dall'infanzia e dall'adolescenza fino circa al compimento dei 70 anni e colpisce il 9.5% degli uomini e il 25% delle donne. L'emicrania è un tipo di cefalea che si presenta mediamente con cinque attacchi mensili che durano dalle 4 alle 72 ore. Il dolore deve presentare almeno due delle seguenti caratteristiche: dolore unilaterale, dolore pulsante, con intensità medio-severa e in aumento con l'attività fisica routinaria. Ci possono essere effetti collaterali quali nausea o vomito, fotofobia, fonofobia e osmofobia» ha spiegato la dottoressa Vaccaro la quale ha proseguito chiarendo che vi può essere una fase prodromica con l'alterazione dell'appetito, dei ritmi sonno - veglia, dell'umore e del comportamento. «L'aura colpisce circa il 15% degli emicranici e si può manifestare con disturbi visivi positivi, come per le macchie luminose, o negativi, più raramente con disturbi sensitivi, ad esempio il formicolio, o di linguaggio».


Dopo aver riassunto le ipotesi legate all'insorgenza dell'emicrania tra cui l'ipereccitabilità neuronale, la neurologa ha preso in considerazione i fattori ambientali, i livelli ormonali, il metabolismo, l'alternanza tra sonno e veglia e la presenza di stress, considerando che in alcuni casi vi è una familiarità di suscettibilità all'emicrania. Quando si soffre di emicrania ci si deve rivolgere prima al medico di base che potrà prescrivere una visita al Centro Cefalee, soprattutto quando la frequenza degli attacchi di emicrania è medio-alta, la cefalea è cronica o a rischio di cronicizzazione, quando è necessario un approfondimento diagnostico e se le terapie prescritte al paziente non hanno un effetto positivo. «Al Centro Cefalee vengono analizzate le età in cui si sono verificati i primi attacchi, le caratteristiche e la sede del dolore, i sintomi, la frequenza e la durata degli attacchi e i farmaci già assunti - ha proseguito la dottoressa Vaccaro - Poi il paziente dovrà produrre un prospetto mensile annotando gli episodi e le loro caratteristiche, così da poter valutare la frequenza, gli eventuali fattori scatenanti e l'efficacia della terapia di profilassi. Generalmente vengono prescritti degli esami se la cefalea sembra dipendere da un'altra patologia, se i primi attacchi si verificano dopo i 50 anni, se ci sono delle alterazioni nelle caratteristiche degli episodi o se si manifestano congiuntamente agli sforzi fisici».

Successivamente la neurologa ha affrontato le tipologie di cefalea, partendo da quella tensiva. Questa si manifesta con una frequenza abbastanza elevata, in prevalenza nelle donne e comunque in persone di età compresa tra i 20 e i 50 anni. La cefalea tensiva si riconosce per la localizzazione bilaterale del dolore che generalmente è gravativo, di intensità medio-lieve e non influenzato dall'attività fisica routinaria. La cefalea a grappolo è invece meno frequente e colpisce soprattutto gli uomini con sintomi di ostruzione nasale, gonfiore delle palpebra, sudorazione del viso, restringimento della pupilla e necessità di spostarsi in continuazione. In genere i grappoli, ovvero i periodi in cui si verificano gli attacchi, si ripetono nel medesimo periodo dell'anno e nella stessa fascia oraria. Vi è poi la nevralgia trigeminale che si distingue per il dolore, simile ad una scossa elettrica, a carico dell'omonimo nervo.

La dottoressa Manuela Vaccaro

«Ci sono due tipi di terapia - ha spiegato la dottoressa Vaccaro - sintomatica e di profilassi. La prima prevede l'assunzione di farmaci all'insorgere dell'attacco, rispettando le dosi indicate e possibilmente aiutandosi con accorgimenti supplementari quali sdraiarsi, restare al buio in caso di fotofobia e in silenzio in caso di fonofobia. I farmaci possono essere i triptani, i FANS e gli analgesici. La profilassi viene preferita nei casi di alta frequenza di emicrania che comportano un'importante disabilità o con patologie associate. Si possono utilizzare beta - bloccanti, antagonisti serotoninergici, calcio - antagonisti, antidepressivi triciclici e antiepilettici».

Rispondendo alle diverse domande poste dal nutrito pubblico, la neurologa ha precisato che la terapia deve comunque essere personalizzata in base alle caratteristiche del paziente e a quelle della relativa emicrania.


Federica Conti
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