Retesalute: approvate le linee guida per la gestione delle politiche abitative. Un'emergenza che nel distretto ha 3 appoggi
Per affrontare l'emergenza abitativa e "darsi delle regole" uguali per tutti, facili da comprendere e attuare, calibrate sui bisogni delle persone (tanti nel tempo ma pur sempre molto simili) l'assemblea di Retesalute ha emanato delle linee guida distrettuali "per la gestione di interventi coordinati sulle politiche abitative".
Si tratta di un progetto che nasce dall'esperienza degli enti coinvolti (a partire dai comuni con gli assistenti sociali) e dalle esigenze di un territorio che presenta falle anche in quelle che un tempo erano isole felici, dove la casa era un must, e che ora si trovano a dover fare quadrare conti che...non tornano.
Un progetto che scatta nel momento di emergenza ma che, tra le finalità, ha anche quella di riportare il soggetto e la sua famiglia a una condizione di autonomia e non di dipendenza, reintegrando i vari attori nella scala sociale attraverso azioni di sostegno lavorativo, al credito e appunto all'abitazione.
Le linee guida si propongono di offrire soluzioni organizzative "trasversali atte a migliorare l'attuale capacità dei singoli comuni di fronteggiare il problema abitativo".
Tra le cause che generano questa criticità, ne sono state individuate principalmente tre:
- l'assenza o l'insufficienza del reddito a derivate dalla perdita del lavoro o dalla contrazione delle entrate
- la presenza di importanti problematiche sociali, con utenti storici che hanno gravi condizioni di fragilità che li portano ad avere livelli minimi di autonomia
- condizioni strutturali che richiedono percorsi di accompagnamento e sostegno di lunga durata
I sistemi di intervento attuati dal distretto si rivolgono a chi mostra potenzialità e competenze spendibili sul mercato del lavoro, dunque con la possibilità di ricollocarsi, e ha una motivazione e una volontà alle spalle per uscire dalla secca e ritrovare la propria autonomia.
Nessuna imposizione dall'alto (in questo caso dall'istituzione) ma un percorso concordato con i servizi sociali e la persona o la famiglia per rispettare gli obiettivi, compartecipare alle spese abitative in base alle proprie disponibilità, far fronte agli impegni di pagamento a breve e medio termine.
Tre le forme di abitazione che vengono incontro al problema "casa": abitazioni di emergenza, temporanee e stabili/definitive.
Il territorio ad oggi presenta un'offerta meramente di tipo temporaneo:
a) Villa Guarnazzola, Merate - Ente gestore: Associazione CAV di Merate. 10 appartamenti. Tempi di permanenza: 6 mesi + 6 mesi.
b) La Locanda del Samaritano, Osnago - Ente gestore: Associazione Il Pellicano, Osnago. 9 appartamenti. Tempi di permanenza: 3 mesi + 3 mesi.
c) Appartamento di Cernusco Lombardone e Casa Lina di Brivio - Ente gestore: coop. soc. L'Arcobaleno, Lecco. 2 appartamenti. Tempi di permanenza: max. 18 mesi.
Terminata la permanenza (che è soggetta a un monitoraggio e a un controllo continui), il soggetto ha l'obbligo di lasciare la dimora pena l'avvio di una procedura di sfratto per inadempienza.
La novità introdotta e relazionata nel corso dell'assemblea è l'istituzione di un fondo di garanzia finalizzato a sostenere le persone/famiglie fragili nell'accesso ad abitazioni in locazione del mercato privato (no alloggi in edilizia residenziale pubblica) o nel mantenimento dell'abitazione.
Sono state poi approvate forme di microcredito da un minimo di 1000 a un massimo di 2000 euro, con impegno alla restituzione, per avere accesso alle abitazioni o mantenere la locazione.
Si tratta di situazioni che non hanno più distinzione tra italiani e stranieri, giovani o anziani, single o famiglie. La perdita del posto di lavoro quindi di un reddito, porta all'impossibilità a ottemperare ai pagamenti di utenze, mutui, affitti e come conseguenza finale ha la perdita anche del tetto sopra la testa. Queste linee guida hanno lo scopo di dare un orientamento e un vademecum ai comuni che si trovano con casi piccoli e grandi, più o meno frequenti, con risorse limitate che non possono più essere ristrette nei confini ma devono aprirsi in solidarietà al territorio.
Si tratta di un progetto che nasce dall'esperienza degli enti coinvolti (a partire dai comuni con gli assistenti sociali) e dalle esigenze di un territorio che presenta falle anche in quelle che un tempo erano isole felici, dove la casa era un must, e che ora si trovano a dover fare quadrare conti che...non tornano.
Un progetto che scatta nel momento di emergenza ma che, tra le finalità, ha anche quella di riportare il soggetto e la sua famiglia a una condizione di autonomia e non di dipendenza, reintegrando i vari attori nella scala sociale attraverso azioni di sostegno lavorativo, al credito e appunto all'abitazione.
Le linee guida si propongono di offrire soluzioni organizzative "trasversali atte a migliorare l'attuale capacità dei singoli comuni di fronteggiare il problema abitativo".
Tra le cause che generano questa criticità, ne sono state individuate principalmente tre:
- l'assenza o l'insufficienza del reddito a derivate dalla perdita del lavoro o dalla contrazione delle entrate
- la presenza di importanti problematiche sociali, con utenti storici che hanno gravi condizioni di fragilità che li portano ad avere livelli minimi di autonomia
- condizioni strutturali che richiedono percorsi di accompagnamento e sostegno di lunga durata
I sistemi di intervento attuati dal distretto si rivolgono a chi mostra potenzialità e competenze spendibili sul mercato del lavoro, dunque con la possibilità di ricollocarsi, e ha una motivazione e una volontà alle spalle per uscire dalla secca e ritrovare la propria autonomia.
Nessuna imposizione dall'alto (in questo caso dall'istituzione) ma un percorso concordato con i servizi sociali e la persona o la famiglia per rispettare gli obiettivi, compartecipare alle spese abitative in base alle proprie disponibilità, far fronte agli impegni di pagamento a breve e medio termine.
Tre le forme di abitazione che vengono incontro al problema "casa": abitazioni di emergenza, temporanee e stabili/definitive.
Il territorio ad oggi presenta un'offerta meramente di tipo temporaneo:
a) Villa Guarnazzola, Merate - Ente gestore: Associazione CAV di Merate. 10 appartamenti. Tempi di permanenza: 6 mesi + 6 mesi.
b) La Locanda del Samaritano, Osnago - Ente gestore: Associazione Il Pellicano, Osnago. 9 appartamenti. Tempi di permanenza: 3 mesi + 3 mesi.
c) Appartamento di Cernusco Lombardone e Casa Lina di Brivio - Ente gestore: coop. soc. L'Arcobaleno, Lecco. 2 appartamenti. Tempi di permanenza: max. 18 mesi.
Terminata la permanenza (che è soggetta a un monitoraggio e a un controllo continui), il soggetto ha l'obbligo di lasciare la dimora pena l'avvio di una procedura di sfratto per inadempienza.
La novità introdotta e relazionata nel corso dell'assemblea è l'istituzione di un fondo di garanzia finalizzato a sostenere le persone/famiglie fragili nell'accesso ad abitazioni in locazione del mercato privato (no alloggi in edilizia residenziale pubblica) o nel mantenimento dell'abitazione.
Sono state poi approvate forme di microcredito da un minimo di 1000 a un massimo di 2000 euro, con impegno alla restituzione, per avere accesso alle abitazioni o mantenere la locazione.
Si tratta di situazioni che non hanno più distinzione tra italiani e stranieri, giovani o anziani, single o famiglie. La perdita del posto di lavoro quindi di un reddito, porta all'impossibilità a ottemperare ai pagamenti di utenze, mutui, affitti e come conseguenza finale ha la perdita anche del tetto sopra la testa. Queste linee guida hanno lo scopo di dare un orientamento e un vademecum ai comuni che si trovano con casi piccoli e grandi, più o meno frequenti, con risorse limitate che non possono più essere ristrette nei confini ma devono aprirsi in solidarietà al territorio.
- PER VISUALIZZARE LE LINEE GUIDA DISTRETTUALI PER LA GESTIONE DI INTERVENTI COORDINATI SULLE POLITICHE ABITATIVE CLICCA QUI
S.V.