Sanità: la ''presa in carico del paziente'' è uno slogan, per gli spostamenti servono le onlus. Ecco chi sono e quanto costano
"D'ora in poi, le aziende ospedaliere dovranno accompagnare il percorso del paziente anche quando sarà uscito dalla struttura" e ancora "Si dovrà puntare a un riequilibrio dell'asse di cura ospedale-territorio in una logica di valorizzazione di entrambi i sistemi e di continuità assistenziale, a una reale integrazione tra sanitario e sociosanitario nella presa in carico della persona, a una messa a sistema di soluzioni per garantire la presa in carico e la continuità assistenziale delle cronicità e delle fragilità".
Sono alcuni degli slogan che il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, in più occasioni ha pronunciato (nella fattispecie a novembre in occasione della presentazione della riforma sociosanitaria regionale tenuta alla Asl di Pavia) con la volontà di enfatizzare i diversi punti della riforma, che mirano appunto a un'integrazione tra territorio e istituzione sanitaria.
Ma, a fronte dei numeri eccellenti della sanità lombarda che diventano oggetto di pomposi comunicati stampa, quale è la realtà del cittadino che, una volta uscito dall'ambito ospedaliero, fa ritorno alla sua casa e deve poi tornare ad avere accesso alle cure (medicazioni, visite, controlli...)? Dove e come il sistema si "prende in carico" la persona e ne garantisce la "continuità assistenziale delle cronicità e delle fragilità"?
Oggi l'accompagnamento in ospedale di un paziente con un mezzo medicalizzato ha un costo e viene offerto da diverse associazioni che si occupano di soccorso e che dunque dispongono di una unità mobile. A stabilirne i prezzi è una delibera regionale, la 2470 dell'11 maggio 2006 (CLICCA QUI), a firma dell'allora governatore Roberto Formigoni "Determinazioni in ordine alle quote massime di rimborsi tariffari per i servizi di trasporto sanitario che non rivestono carattere di emergenza-urgenza resi direttamente ai cittadini da parte di soggetti autorizzati all'esercizio dell'attività di trasporto sanitario".
Tale delibera risulta un adeguamento di un atto precedente, risalente al 1997 e dunque non più allineato ai prezzi di mercato, e le indicazioni tariffarie rappresentano "il corrispettivo valoriale delle spese sostenute dai soggetti per l'erogazione delle prestazioni". Si tratta degli importi massimi applicabili e attualmente, dopo 10 anni da tale delibera, la quasi totalità dei sodalizi applica il tetto consentito, per riuscire così a stare nei costi.
Come si vede dalla tabella un paziente meratese (comune sotto i 150mila abitanti) per un trasporto con ambulanza (con un autista e un operatore) spenderebbe 33,47 euro a forfait se il tragitto è ricompreso nei 15 km cui eventualmente vanno aggiunti 0.74 euro a chilometro. Nel caso il mezzo debba anche attendere il termine della visita e quindi riportarlo a casa la spesa diventa di 52,06 euro (entro i 15 km e con un attesa di un'ora).
Nel caso il trasporto fosse da effettuarsi tramite un centro mobile di rianimazione con la presenza a bordo di un medico specialista il costo sale a 89,24 euro/ora indipendentemente dal chilometraggio cui va aggiunto l'onorario del medico.
Se per l'associazione che fa il trasporto i soldi incamerati sono davvero al limite della copertura delle spese (se c'è un lavoratore dipendente a bordo del mezzo vanno tutti lì) e senza margini di "guadagno", per il paziente l'esborso non è da poco.
Trattandosi di cure e medicazioni che spesso si ripetono nel tempo, si arriva a cifre che spesso il malato fatica a coprire, se non a costo di grandi sacrifici o chiedendo aiuto alle famiglie.
Per un trasporto da Merate a Vimercate, andata e ritorno, il diritto fisso di chiamata comprensivo di un'ora di attesa è di 52 euro cui si aggiunge il costo al km che, in base a dove giunge il mezzo, può arrivare anche a 20/25 euro per un totale di 70/80 euro a viaggio.
E' evidente quindi che la presa in carico del paziente, al momento, resta un felice slogan ma tutto da applicare. Non c'è alcun percorso automatico. La richiesta della riabilitazione post operatoria deve essere effettuata dal paziente attraverso gli sportelli ex Asl, cui compete presentare una voluminosa documentazione e attendere che il servizio prenda contatti. Così per l'eventuale richiesta di invalidità: il paziente anche se impossibilitato a deambulare autonomamente deve essere trasportato col mezzo di soccorso di una delle onlus fino al presidio Mandic per sottoporsi alla "visita" ispettiva della commissione esaminatrice. La quale, periodicamente, rivede il paziente per constatarne le condizioni. Anche se, per paradosso, il paziente fosse stato in precedenza oggetto di una demolizione parziale o totale degli arti inferiori. E questi spostamenti, come dicevamo, sono a carico del paziente.
In definitiva c'è moltissimo da fare ancora per tradurre in pratica lo slogan che sta alla base della riforma sanitaria regionale. Per il momento abbiamo assistito all'ennesima riorganizzazione del "sistema" che ha abbandonato Asl e AO, dopo che avevano preso il posto delle Ussl e ha adottato l'ATS e l'ASST. Acronimi per lo più sconosciuti ai più. E, a parte i tagli ai trasferimenti, nulla di concreto è stato sinora registrato. Non resta che attendere fiduciosi.
Sono alcuni degli slogan che il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, in più occasioni ha pronunciato (nella fattispecie a novembre in occasione della presentazione della riforma sociosanitaria regionale tenuta alla Asl di Pavia) con la volontà di enfatizzare i diversi punti della riforma, che mirano appunto a un'integrazione tra territorio e istituzione sanitaria.
Ma, a fronte dei numeri eccellenti della sanità lombarda che diventano oggetto di pomposi comunicati stampa, quale è la realtà del cittadino che, una volta uscito dall'ambito ospedaliero, fa ritorno alla sua casa e deve poi tornare ad avere accesso alle cure (medicazioni, visite, controlli...)? Dove e come il sistema si "prende in carico" la persona e ne garantisce la "continuità assistenziale delle cronicità e delle fragilità"?
Oggi l'accompagnamento in ospedale di un paziente con un mezzo medicalizzato ha un costo e viene offerto da diverse associazioni che si occupano di soccorso e che dunque dispongono di una unità mobile. A stabilirne i prezzi è una delibera regionale, la 2470 dell'11 maggio 2006 (CLICCA QUI), a firma dell'allora governatore Roberto Formigoni "Determinazioni in ordine alle quote massime di rimborsi tariffari per i servizi di trasporto sanitario che non rivestono carattere di emergenza-urgenza resi direttamente ai cittadini da parte di soggetti autorizzati all'esercizio dell'attività di trasporto sanitario".
Tale delibera risulta un adeguamento di un atto precedente, risalente al 1997 e dunque non più allineato ai prezzi di mercato, e le indicazioni tariffarie rappresentano "il corrispettivo valoriale delle spese sostenute dai soggetti per l'erogazione delle prestazioni". Si tratta degli importi massimi applicabili e attualmente, dopo 10 anni da tale delibera, la quasi totalità dei sodalizi applica il tetto consentito, per riuscire così a stare nei costi.
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Come si vede dalla tabella un paziente meratese (comune sotto i 150mila abitanti) per un trasporto con ambulanza (con un autista e un operatore) spenderebbe 33,47 euro a forfait se il tragitto è ricompreso nei 15 km cui eventualmente vanno aggiunti 0.74 euro a chilometro. Nel caso il mezzo debba anche attendere il termine della visita e quindi riportarlo a casa la spesa diventa di 52,06 euro (entro i 15 km e con un attesa di un'ora).
Nel caso il trasporto fosse da effettuarsi tramite un centro mobile di rianimazione con la presenza a bordo di un medico specialista il costo sale a 89,24 euro/ora indipendentemente dal chilometraggio cui va aggiunto l'onorario del medico.
Se per l'associazione che fa il trasporto i soldi incamerati sono davvero al limite della copertura delle spese (se c'è un lavoratore dipendente a bordo del mezzo vanno tutti lì) e senza margini di "guadagno", per il paziente l'esborso non è da poco.
Trattandosi di cure e medicazioni che spesso si ripetono nel tempo, si arriva a cifre che spesso il malato fatica a coprire, se non a costo di grandi sacrifici o chiedendo aiuto alle famiglie.
Per un trasporto da Merate a Vimercate, andata e ritorno, il diritto fisso di chiamata comprensivo di un'ora di attesa è di 52 euro cui si aggiunge il costo al km che, in base a dove giunge il mezzo, può arrivare anche a 20/25 euro per un totale di 70/80 euro a viaggio.
E' evidente quindi che la presa in carico del paziente, al momento, resta un felice slogan ma tutto da applicare. Non c'è alcun percorso automatico. La richiesta della riabilitazione post operatoria deve essere effettuata dal paziente attraverso gli sportelli ex Asl, cui compete presentare una voluminosa documentazione e attendere che il servizio prenda contatti. Così per l'eventuale richiesta di invalidità: il paziente anche se impossibilitato a deambulare autonomamente deve essere trasportato col mezzo di soccorso di una delle onlus fino al presidio Mandic per sottoporsi alla "visita" ispettiva della commissione esaminatrice. La quale, periodicamente, rivede il paziente per constatarne le condizioni. Anche se, per paradosso, il paziente fosse stato in precedenza oggetto di una demolizione parziale o totale degli arti inferiori. E questi spostamenti, come dicevamo, sono a carico del paziente.
In definitiva c'è moltissimo da fare ancora per tradurre in pratica lo slogan che sta alla base della riforma sanitaria regionale. Per il momento abbiamo assistito all'ennesima riorganizzazione del "sistema" che ha abbandonato Asl e AO, dopo che avevano preso il posto delle Ussl e ha adottato l'ATS e l'ASST. Acronimi per lo più sconosciuti ai più. E, a parte i tagli ai trasferimenti, nulla di concreto è stato sinora registrato. Non resta che attendere fiduciosi.
Ecco le onlus che effettuano i trasporti nel meratese
Busnago soccorso: 039.68.20.085
Croce rossa Merate/Olgiate: 039.991.03.00
Croce bianca: 039.990.04.48
Adda soccorso: 039.53.20.817
Volontari di Calolziocorte: 0341.64.34.57
Croce rossa Barzanò/Casatenovo: 039.92.12.100
AVSA volontari di Cornate: 039.69.27.066
Busnago soccorso: 039.68.20.085
Croce rossa Merate/Olgiate: 039.991.03.00
Croce bianca: 039.990.04.48
Adda soccorso: 039.53.20.817
Volontari di Calolziocorte: 0341.64.34.57
Croce rossa Barzanò/Casatenovo: 039.92.12.100
AVSA volontari di Cornate: 039.69.27.066