Accadeva 30 anni fa/37, 16 - 31 gennaio: arriva PE..RO..MA..la fusione tra Perego, Rovagnate e S. Maria non si fa. Per ora
La repubblica della....Valletta. Già, sin dal 1986 i sindaci di Perego, Rovagnate e Santa Maria Hoè si confrontavano sull'ipotesi di una fusione. Acutamente il settimanale cittadino titolava: E' una repubblica dei Pe...Ro...Ma...". I tre comuni erano stati divisi il 30 maggio 1953 con un decreto del Presidente della Repubblica. Ma solo Rovagnate - che 30 anni fa contava 2.100 abitanti - si era attrezzato con uffici, servizi, scuole. Perego non disponeva né di ufficio postale né di una filiale di banca; Santa Maria poteva almeno "godere" del mercato del mercoledì. I sindaci in carica erano: Augusto Panzeri a Perego, Elio Galbusera a Rovagnate (prematuramente scomparso in seguito a un drammatico incidente stradale) e Pierluigi Montanelli a Santa Maria Hoé. Il primo era il più scettico. Possibilista Montanelli che vedeva in Rovagnate il comune aggregante, per dimensione e dotazione di servizi. Come si sa, non se ne fece nulla. Per arrivare a un primo risultato, la fusione tra Perego e Rovagnate che ha dato vita a "la Valletta Brianza" si dovrà attendere 29 anni. Santa Maria, invece, ha conservato la propria autonomia.
Ma, intanto che la politica discute, la malavita spara. Alle 21,15 del 25 gennaio un furgone portavalori arriva sul piazzale della "Città mercato" e si ferma davanti alla "cassa continua". Due "sceriffi" scendono, il terzo rimane alla guida. Un'operazione di routine, prelevare il danaro contante, come in altrI supermercati e ripartire. Ma dal buio emergono due uomini con tute nere, il passamontagna e fucili a canne mozze. Impossibile reagire. Seguendo un piano evidentemente ben collaudato arriva anche una Bmw con a bordo altre tre persone mascherate. Due scendono il terzo resta al volante. Quattro contro due, gli sceriffi vengono fatti sdraiare, l'autista tirato giù a forza e costretto a prelevare il danaro e infilarlo in alcune sacche. Poi i banditi prendono le Smith & Wesson degli agenti di polizia privata, sparano un colpo contro una ruota del furgone portavalori e spariscono nella notte. Bottino 250 milioni di lire. Si saprà poi che alle 19.30 dello stesso giorno il commando aveva rapinato il portavalori a Bareggio impossessandosi di ben 800 milioni di lire.
A Santa Maria Hoé invece, nulla di cruento, ma un'impresa altrettanto redditizia: il titolare di una tipografia locale con un esperto litografo di Lomagna si dedicavano alla stampa di dollari americani, documenti d'identità, carte in uso in Svizzera, bolle, fatture tutte per uso illecito. Una vera stamperia che secondo la Guardia di Finanza aveva immesso sul mercato l'equivalente in dollari di oltre due miliardi di lire. Guadagno stimato, al netto delle spese, più di 500milioni. Le Fiamme gialle erano risalite alla frazione Tremonte dopo accurate indagini e pedinamenti, allora le intercettazioni telefoniche erano poco sfruttate. La tributaria di Milano, una volta ricostruito il quadro d'insieme, era piombata nella tipografia in piena notte mentre i malfattori stavano stampando dollari falsi. Un blitz efficace che ha impedito qualsiasi reazione.
A Merate invece tornano i guerrieri della notte, armati di fionde e biglie metalliche. L'ipotesi degli investigatori è che si tratti di una gang giovanile, non di azioni di intimidazione da parte della malavita organizzata. Resta il fatto che in una sola notte una ventina di vetrine di negozi, distributori, bar, pizzerie, autosaloni sull'asse Rovagnate-Merate finiscono in frantumi. La banda si era già scatenata tre anni prima con la medesima modalità: biglie d'acciaio contro le vetrine nel paesi dell'hinterland meratese. Ma una sera di novembre del 1983 i carabinieri di Merate e Brivio avevano scoperto in uno scantinato ben 500 biglie d'acciaio. Forse la scorta tattica senza la quale la gang aveva dovuto interrompere le azioni.
Si concludeva a fine gennaio 1986 una intricata vicenda che risaliva agli anni settanta. La Corte d'Appello di Milano, confermando la sentenza del tribunale di Lecco mandava assolti Graziano Oltolini ex sindaco di Robbiate, Leopoldo Brivio impresario edile e Arturo Comotti, direttore dei lavori di costruzione della scuola media robbiatese, dall'accusa di interessi privati in atti d'ufficio. Una assoluzione con formula piena. Finiva così una vicenda che a tratti aveva avuto anche momenti grotteschi, che aveva visto contrapposti Oltolini, cui poi fu intitolata una via a Robbiate e l'ing. Vittorio Emanuele Corti, autore degli esposti denuncia.
A Spiazzo i genitori degli scolari sono in rivolta e con loro mamme e papà di Monte contro la ventilata chiusura della scuola elementare. Secondo le decisioni assunte dall'Amministrazione comunale guidata da Amelio Galbusera (Dc) la scuola doveva cessare l'attività con la fine dell'anno scolastico 1985-1986. Ma i genitori si erano coalizzati per dire no alla chiusura di un plesso costruito nel 1908 che ospitava da generazioni mediamente una trentina di scolari. Una battaglia lunga. Che comunque si concluderà con la chiusura del plesso. Come stava già accadendo nelle frazioni meratesi di Cassina e Novate.
A Merate, per chiudere, la Giunta "sfratta" gli orti abusivi che diversi cittadini avevano "ritagliato" lungo i lati dell'Area Cazzaniga. Il pratone, circa 10mila mq. era inutilizzato per la gran parte se non come area di parcheggio selvaggio. Così lungo le fasce perimetrali erano stati coltivati appezzamenti di terreno. La giunta però intendeva costruire una strada che collegasse via Cazzaniga con via Quintaberta. In realtà la strada è rimasta uno sterrato con qualche tratto di cemento fino a quando l'area non fu urbanizzata. E, sempre a Merate, nella centralissima via Manzoni arriva "Benetton", il primo negozio della catena ad aprire nel territorio.
37/continua
Augusto Panzeri di Perego, Elio Galbusera di Rovagnate, Pierluigi Montanelli di Santa Maria
Ma, intanto che la politica discute, la malavita spara. Alle 21,15 del 25 gennaio un furgone portavalori arriva sul piazzale della "Città mercato" e si ferma davanti alla "cassa continua". Due "sceriffi" scendono, il terzo rimane alla guida. Un'operazione di routine, prelevare il danaro contante, come in altrI supermercati e ripartire. Ma dal buio emergono due uomini con tute nere, il passamontagna e fucili a canne mozze. Impossibile reagire. Seguendo un piano evidentemente ben collaudato arriva anche una Bmw con a bordo altre tre persone mascherate. Due scendono il terzo resta al volante. Quattro contro due, gli sceriffi vengono fatti sdraiare, l'autista tirato giù a forza e costretto a prelevare il danaro e infilarlo in alcune sacche. Poi i banditi prendono le Smith & Wesson degli agenti di polizia privata, sparano un colpo contro una ruota del furgone portavalori e spariscono nella notte. Bottino 250 milioni di lire. Si saprà poi che alle 19.30 dello stesso giorno il commando aveva rapinato il portavalori a Bareggio impossessandosi di ben 800 milioni di lire.
A Santa Maria Hoé invece, nulla di cruento, ma un'impresa altrettanto redditizia: il titolare di una tipografia locale con un esperto litografo di Lomagna si dedicavano alla stampa di dollari americani, documenti d'identità, carte in uso in Svizzera, bolle, fatture tutte per uso illecito. Una vera stamperia che secondo la Guardia di Finanza aveva immesso sul mercato l'equivalente in dollari di oltre due miliardi di lire. Guadagno stimato, al netto delle spese, più di 500milioni. Le Fiamme gialle erano risalite alla frazione Tremonte dopo accurate indagini e pedinamenti, allora le intercettazioni telefoniche erano poco sfruttate. La tributaria di Milano, una volta ricostruito il quadro d'insieme, era piombata nella tipografia in piena notte mentre i malfattori stavano stampando dollari falsi. Un blitz efficace che ha impedito qualsiasi reazione.
A Merate invece tornano i guerrieri della notte, armati di fionde e biglie metalliche. L'ipotesi degli investigatori è che si tratti di una gang giovanile, non di azioni di intimidazione da parte della malavita organizzata. Resta il fatto che in una sola notte una ventina di vetrine di negozi, distributori, bar, pizzerie, autosaloni sull'asse Rovagnate-Merate finiscono in frantumi. La banda si era già scatenata tre anni prima con la medesima modalità: biglie d'acciaio contro le vetrine nel paesi dell'hinterland meratese. Ma una sera di novembre del 1983 i carabinieri di Merate e Brivio avevano scoperto in uno scantinato ben 500 biglie d'acciaio. Forse la scorta tattica senza la quale la gang aveva dovuto interrompere le azioni.
Si concludeva a fine gennaio 1986 una intricata vicenda che risaliva agli anni settanta. La Corte d'Appello di Milano, confermando la sentenza del tribunale di Lecco mandava assolti Graziano Oltolini ex sindaco di Robbiate, Leopoldo Brivio impresario edile e Arturo Comotti, direttore dei lavori di costruzione della scuola media robbiatese, dall'accusa di interessi privati in atti d'ufficio. Una assoluzione con formula piena. Finiva così una vicenda che a tratti aveva avuto anche momenti grotteschi, che aveva visto contrapposti Oltolini, cui poi fu intitolata una via a Robbiate e l'ing. Vittorio Emanuele Corti, autore degli esposti denuncia.
Graziano Oltolini e Arturo Comotti
A Spiazzo i genitori degli scolari sono in rivolta e con loro mamme e papà di Monte contro la ventilata chiusura della scuola elementare. Secondo le decisioni assunte dall'Amministrazione comunale guidata da Amelio Galbusera (Dc) la scuola doveva cessare l'attività con la fine dell'anno scolastico 1985-1986. Ma i genitori si erano coalizzati per dire no alla chiusura di un plesso costruito nel 1908 che ospitava da generazioni mediamente una trentina di scolari. Una battaglia lunga. Che comunque si concluderà con la chiusura del plesso. Come stava già accadendo nelle frazioni meratesi di Cassina e Novate.
La scuola di Spiazzo
A Merate, per chiudere, la Giunta "sfratta" gli orti abusivi che diversi cittadini avevano "ritagliato" lungo i lati dell'Area Cazzaniga. Il pratone, circa 10mila mq. era inutilizzato per la gran parte se non come area di parcheggio selvaggio. Così lungo le fasce perimetrali erano stati coltivati appezzamenti di terreno. La giunta però intendeva costruire una strada che collegasse via Cazzaniga con via Quintaberta. In realtà la strada è rimasta uno sterrato con qualche tratto di cemento fino a quando l'area non fu urbanizzata. E, sempre a Merate, nella centralissima via Manzoni arriva "Benetton", il primo negozio della catena ad aprire nel territorio.
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