Lecco: stenosi valvolare aortica, 3 incontri coi medici di base
Prenderà il via il prossimo 3 marzo: è il progetto che ha preso corpo presso il Dipartimento Cardiovascolare dell’ASST di Lecco , teso a favorire forme di condivisione tra specialisti ospedalieri (nella fattispecie, cardiologi e cardiochirurghi) e medici di famiglia , per la diagnosi, la terapia e l’assistenza del paziente con stenosi valvolare aortica.
Il progetto (patrocinato dall’Ordine dei Medici e dei Chirurgi di Lecco, Como e Sondrio) è destinato ad un territorio che, passando per la provincia di Lecco, va dalla Valtellina alla vasta area della Brianza .
Nell’ambito dell’’iniziativa sono previsti tre meeting con i medici di famiglia , a Lecco, Merone e Colico, rispettivamente il 3, 10 e 17 marzo, a partire dal tardo pomeriggio e per tutta la serata.
Negli incontri si parlerà di epidemiologia, terapia medica, chirurgica e interventistica della stenosi valvolare aortica: nella sostanza si discuterà il piano diagnostico- terapeutico –assistenziale della patologia cardiaca messa a punto in via dell’Eremo.
Va ricordato che la stenosi valvolare aortica è la più frequente tra le valvulopatie , ed essendo una patologia degenerativa la sua incidenza è destinata ad aumentare con l’ invecchiamento della popolazione : la malattia è asintomatica nelle forme lievi e moderate e profondamente sintomatica in quella severa.
“Il rischio di morte improvvisa – spiegano Giordano Tasca , cardiochirurgo, e Stefano Savonitto, primario della Cardiologia del Manzoni , responsabili scientifici del progetto - è trascurabile prima della comparsa dei sintomi (meno dell’1% per anno); diviene invece elevato successivamente. Alla comparsa dei sintomi (angina, sincope o segni di scompenso cardiaco) – proseguono i due - la storia naturale cambia in maniera drammatica, con una riduzione a 2-3 anni della sopravvivenza media”.
La terapia della stenosi valvolare aortica severa è sempre stata cardiochirurgica e basata , sostanzialmente, sulla sostituzione valvolare con protesi meccanica o biologica. “Negli ultimi anni – racconta Tasca - le possibilità
terapeutiche si sono arricchite dell’ impianto di protesi biologica per via percutanea (TAVI) , al momento riservata ai pazienti giudicati non candidabili a cardiochirurgia per la presenza di copatologie (tra cui anche un precedente intervento cardiochirurgico), elevata fragilità o per età molto avanzata . In tali casi, la scelta tra opzione cardiochirurgica e TAVI viene discussa collegialmente tra cardiochirurgo, cardiologo clinico e interventista, cardio anestesista” .
I tre sintomi chiave della patologia cardiaca – spiegano gli specialisti - sono dispnea (fino all’ edema polmonare), angina da sforzo, sincope. “Questi sintomi – dicono - devono indurre al sospetto di stenosi valvolare aortica , soprattutto nel paziente anziano, in quanto la patologia degenerativa aortica (quella di gran lunga prevalente nella popolazione italiana) è tipica dell’ età avanzata” .
“Esistono diversi esami diagnostici per definire l’entità del vizio aortico - chiarisce Savonitto – quello più comunemente usato, perché facilmente ripetibile, estremamente diffuso, poco costoso, esente da radiazioni ionizzanti e non invasivo è rappresentato dall’ ecocardiografia color-Doppler”.
Il medico di famiglia ha un ruolo decisivo e crescente nelle strategie di intervento diagnostico-terapeutico sul proprio paziente. Non a caso il progetto messo a punto dai cardiologie e cardiochirurghi dell’ASST prevede un percorso preferenziale finalizzato al confronto con il medico di medicina generale. E’ stata attivata, infatti, una casella di posta elettronica (stenosi.aortica@asst-lecco.it) attraverso la quale il medico di famiglia , oltre ad avere un consulto con il cardiologo e il cardiochirurgo ospedalieri, ha l’opportunità di richiedere una visita cardiologica o un ecocardiogramma . “Insomma - sottolineano Stefano Savonitto e Giordano Tasca – dal sospetto diagnostico si passa alla presa in carico del paziente da parte del Dipartimento Cardiovascolare secondo un percorso condiviso”.
In crescita i dati di attività della Cardiologia dell’Ospedale di Lecco: da gennaio a novembre del 2015 i casi trattati sono stati 1.736 (+1,1% rispetto al 2014). Sempre nello stesso periodo del 2015 , rispetto al 2014, la degenza media è diminuita, passando da 5.88 a 5.79, mentre il peso medio dei casi è cresciuto, attestandosi all’1.75 (contro l’1.67 dell’anno precedente).
836 le procedure di emodinamica realizzate, di cui 802 angioplastiche (194 in corso di infarto miocardico acuto) con un significativo incremento rispetto al 2014.
Le procedure di elettrofisiologia sono state invece 406 (erano state 404 nel 2014).
Il progetto (patrocinato dall’Ordine dei Medici e dei Chirurgi di Lecco, Como e Sondrio) è destinato ad un territorio che, passando per la provincia di Lecco, va dalla Valtellina alla vasta area della Brianza .
Nell’ambito dell’’iniziativa sono previsti tre meeting con i medici di famiglia , a Lecco, Merone e Colico, rispettivamente il 3, 10 e 17 marzo, a partire dal tardo pomeriggio e per tutta la serata.
Negli incontri si parlerà di epidemiologia, terapia medica, chirurgica e interventistica della stenosi valvolare aortica: nella sostanza si discuterà il piano diagnostico- terapeutico –assistenziale della patologia cardiaca messa a punto in via dell’Eremo.
Va ricordato che la stenosi valvolare aortica è la più frequente tra le valvulopatie , ed essendo una patologia degenerativa la sua incidenza è destinata ad aumentare con l’ invecchiamento della popolazione : la malattia è asintomatica nelle forme lievi e moderate e profondamente sintomatica in quella severa.
“Il rischio di morte improvvisa – spiegano Giordano Tasca , cardiochirurgo, e Stefano Savonitto, primario della Cardiologia del Manzoni , responsabili scientifici del progetto - è trascurabile prima della comparsa dei sintomi (meno dell’1% per anno); diviene invece elevato successivamente. Alla comparsa dei sintomi (angina, sincope o segni di scompenso cardiaco) – proseguono i due - la storia naturale cambia in maniera drammatica, con una riduzione a 2-3 anni della sopravvivenza media”.
La terapia della stenosi valvolare aortica severa è sempre stata cardiochirurgica e basata , sostanzialmente, sulla sostituzione valvolare con protesi meccanica o biologica. “Negli ultimi anni – racconta Tasca - le possibilità
terapeutiche si sono arricchite dell’ impianto di protesi biologica per via percutanea (TAVI) , al momento riservata ai pazienti giudicati non candidabili a cardiochirurgia per la presenza di copatologie (tra cui anche un precedente intervento cardiochirurgico), elevata fragilità o per età molto avanzata . In tali casi, la scelta tra opzione cardiochirurgica e TAVI viene discussa collegialmente tra cardiochirurgo, cardiologo clinico e interventista, cardio anestesista” .
I tre sintomi chiave della patologia cardiaca – spiegano gli specialisti - sono dispnea (fino all’ edema polmonare), angina da sforzo, sincope. “Questi sintomi – dicono - devono indurre al sospetto di stenosi valvolare aortica , soprattutto nel paziente anziano, in quanto la patologia degenerativa aortica (quella di gran lunga prevalente nella popolazione italiana) è tipica dell’ età avanzata” .
“Esistono diversi esami diagnostici per definire l’entità del vizio aortico - chiarisce Savonitto – quello più comunemente usato, perché facilmente ripetibile, estremamente diffuso, poco costoso, esente da radiazioni ionizzanti e non invasivo è rappresentato dall’ ecocardiografia color-Doppler”.
Il medico di famiglia ha un ruolo decisivo e crescente nelle strategie di intervento diagnostico-terapeutico sul proprio paziente. Non a caso il progetto messo a punto dai cardiologie e cardiochirurghi dell’ASST prevede un percorso preferenziale finalizzato al confronto con il medico di medicina generale. E’ stata attivata, infatti, una casella di posta elettronica (stenosi.aortica@asst-lecco.it) attraverso la quale il medico di famiglia , oltre ad avere un consulto con il cardiologo e il cardiochirurgo ospedalieri, ha l’opportunità di richiedere una visita cardiologica o un ecocardiogramma . “Insomma - sottolineano Stefano Savonitto e Giordano Tasca – dal sospetto diagnostico si passa alla presa in carico del paziente da parte del Dipartimento Cardiovascolare secondo un percorso condiviso”.
In crescita i dati di attività della Cardiologia dell’Ospedale di Lecco: da gennaio a novembre del 2015 i casi trattati sono stati 1.736 (+1,1% rispetto al 2014). Sempre nello stesso periodo del 2015 , rispetto al 2014, la degenza media è diminuita, passando da 5.88 a 5.79, mentre il peso medio dei casi è cresciuto, attestandosi all’1.75 (contro l’1.67 dell’anno precedente).
836 le procedure di emodinamica realizzate, di cui 802 angioplastiche (194 in corso di infarto miocardico acuto) con un significativo incremento rispetto al 2014.
Le procedure di elettrofisiologia sono state invece 406 (erano state 404 nel 2014).