Accadeva 30 anni fa/36, 1 - 15 gennaio: a Merate in Consiglio arriva la stenografa e i partiti siglano il ''Patto per il progresso''

Per i giovani di oggi è un'immagine irreale, moltissimi, anzi, neppure sanno probabilmente di che cosa esattamente si tratta. Ma allora, 30 anni fa, all'alba del 1986 la verbalizzazione delle sedute consigliari era un problema. Il segretario dell'epoca, Alfredo Sorrentini, un comasco che al termine delle sedute - data l'ora - pernottava in un locale delle scuderie, era costretto a redigere i verbali sulla base di brogliacci che lui stesso compilava tentando almeno di cogliere il senso degli interventi dei 30 consiglieri comunali eletti nei sei partiti presenti nell'Aula nobile di Villa Confalonieri. Ebbene, stanco di "fare notte" correggendo e aggiustando le dichiarazioni, il dottor Sorrentini aveva chiesto alla Giunta di installare un impianto di registrazione. Ma le procedure erano anche allora complesse. Per risolvere il problema si era pensato di ricorrere a una brava stenografa. Così gli interventi venivano prima stenografati e poi "tradotti" in lingua. Immaginate il lavoro dell'impiegata esperta del metodo di scrittura veloce ideato da Franx Xaver Gabelsberger, riempire pagine e pagine fitte di quegli strani segni rappresentativi a loro volta di parole o tratti di essa.

A tenere banco però era ancora la proposta lanciata da Vittorino Ripamonti, capogruppo della Democrazia Cristiana di Merate di dare vita ad un "patto per il progresso", una sorta di appoggio esterno alla maggioranza che contava 16 membri da parte di Psi, Pri e Pli. Esclusi da questa cooptazione soltanto comunisti e missini. I primi per tutta risposta avevano tappezzato la città con manifesti titolati "programma con sgambetto". Altri tempi, quando i partiti sì che rappresentavano davvero l'elettorato e riuscivano a infervorarlo e a coinvolgerlo. Durissimo l'attacco alla Dc dal capogruppo Giuseppe Zerbi. "L'accordo sotto banco? Ognuno renderà conto ai propri elettori". Altrettanto piccata la risposta del Psi che, a guida craxiana, ha nel Pci il vero avversario mentre inciucia con la Dc a Roma e in periferia: "I comunisti - tuona il segretario Psi Romualdo Demontis - parlano sia sui muri che in Consiglio comunale una lingua troppo diversa dalla nostra".
 

Giuseppe Zerbi e Romualdo Demontis

La Giunta meratese guidata dal sindaco Giacomo Romerio lavora comunque a tanti progetti. I primi giorni di gennaio del 1986 mette in cantiere la ristrutturazione e l'ampliamento della casa riposo Leoni di Sartirana, allo scopo adibita dal 1940, dopo la donazione effettuata  da Enrico Leoni. Come ogni anno, grazie alla Coop. gli ospiti della "casa" festeggiavano le feste natalizie con un grande pranzo cui prendevano parte anche religiosi e autorità civili.
 

Giacomo Romerio


Intanto si tirano le conclusioni dell'isola pedonale, sperimentata lungo via Manzoni a Merate i due pomeriggi di sabato pre-natalizi.  La cittadinanza si dichiarava soddisfatta e anche i commercianti  non lamentavano la solita questione della mancanza di parcheggi. Insomma l'isola pedonale il sabato pomeriggio si può fare. E così, infatti, sarà.


Il 5 gennaio, domenica, il coro La Torr apre ufficialmente i festeggiamenti per il decennale dalla fondazione. Il sodalizio era "nato" quasi per caso in una delle tante notti estive, tra i classici quattro amici al bar, che nel caso in specie era il vecchio "Cantinone", "ul cantinun" di via Viganò, oggi sede di alcuni uffici della popolare di Milano. Si canta per piacere, per stare in compagnia, seduti all'aperto, su sedie di plastica intrecciata, sotto i tigli, alla luce fioca di un vecchio lampione. Le voci del gruppetto "incontrano", si amalgamano, magari qualche volta c''è la stecca più causata dal barbera che dalla tonalità di voce. Ma il gruppo c'è. Serve un maestro di canto. Ed ecco un ragazzo, non ancora diciassettenne, Giuseppe Caldirola - che poi diventerà medico e ortopedico tuttora in servizio al Mandic, prendere le redini del coro e lanciarlo. I festeggiamenti andranno avanti con tanti eventi e concerti fino a fine anno.

 
Ma tra tante notizie "bianche" c'è anche una tragedia: una folla commossa segue il feretro di una ragazzina di 13 anni morta per asfissia con la nonna, a causa di una stufa difettosa. Aveva raggiunto la nonna di 71 anni a Lecco, per farle compagnia dopo Natale in attesa del veglione. Il 29 i genitori avevano chiamato ma nessuno rispondeva. Allarmati corrono a Lecco, nessuno apre, la madre sfonda un vetro, si precipita nell'appartamento saturo di gas, inciampa nel corpo della propria mamma e più in là, sul letto, c'è la figlia. Un dramma straziante che ha visto un intero paese, Imbersago, stretto ai famigliari delle vittime, dietro il carro funebre.

La sala scientifica dell'ospedale di Merate ospita un vertice nazionale, con sei luminari a convegno per discutere del futuro della sanità italiana. Ci sono: Renato Boeri, Ferdinando Cornelio, Alessandro Pellegrini, Girolamo Sirchia (che poi diventerà ministro per la salute), Umberto Veronesi (altro futuro ministro) e Carlo Zanussi. Il documento finale rieccheggia ancora oggi: la rete ospedaliera va ridisegnata, i medici di base debbono entrare attivamente nel circuito, i presidi sottoutilizzati vanno riconvertiti in strutture per la lungodegenza, il personale va costantemente formato e aggiornato e le promozioni vanno fatte in base alla professionalità non all'anzianità.

Come ogni anno, all'inizio, si getta uno sguardo alle statistiche. Merate a fine 1985 ha raggiunto quota 13.941 abitanti, contro i 13.860 dell'anno prima. Negativo il saldo nati/morti, - 24. Le nuove famiglie sono 97. Nel complesso le famiglie meratesi sono 4.801.

A Merate funziona ancora il cinema Odeon, qualcuno lo ricorderà: una bella struttura posta in via Garibaldi, sulla sinistra scendendo verso la statale. E' un locale molto bello e ampio, che proietta grandi prime. Il cartellone è ricchissimo: "L'onore dei Prizzi", "Goonies", "Sotto il vestito niente", "La carica dei 101", "Fandango", "Passaggio in India".



Giorni bui, infine, per l'occupazione. Chiude definitivamente la "tessitura Galimberti" di Osnago. In azienda c'erano ormai soltanto una quindicina di lavoratori, altri 55 erano da mesi in cassa integrazione. La fabbrica era stata aperta nel 1856 ed era specializzata nella produzione di corredi. La crisi economica, il non aver saputo convertire in tutto o in parte la produzione e il dilagare delle importazioni avevano da tempo condannato alla chiusura la gloriosa azienda guidata fino all'ultimo da un membro della famiglia Galimberti.

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