Sanità Lovisari: dal curare al prendersi cura ecco il passaggio più delicato della riforma

La riforma della sanità lombarda, che nelle intenzioni del legislatore vuole essere un'evoluzione di un modello già riconosciuto fra i migliori in Europa, sta entrando nella fase più delicata, quella programmatoria. Cerchiamo di capire bene, prima di criticare chi ha appena iniziato a ragionarci sopra; cerchiamo di non disperarci per i servizi che "potrebbero" essere soppressi; cerchiamo di capire, per ora, quello che sta accadendo nella Provincia di Lecco.

Il Direttore dell'ATS (ex Asl), Dr. Giupponi, ha il compito di misurare attentamente, sulla base della spesa storica, il bisogno complessivo di salute (e di welfare) dei cittadini dell'area omogenea delle (ex) Provincie di Monza e Lecco. Deve misurare tutti, ma proprio tutti, i bisogni dei cittadini, anche quelli che nel recente passato, per vari motivi, sono stati soddisfatti lontano dai territori di residenza dei brianzoli. Ed ha il preciso compito, soprattutto nei confronti degli erogatori presenti nel territorio, di aumentare il budget di coloro che riescono a garantire prestazioni che prima erano negate a causa di un plafond prefissato dagli uffici assessorili. In questo ambito rientra l'attività, per esempio, che potrà essere prestata dalla nuova RMN di Merate.

Oltre a gestire direttamente le attività di prevenzione e medicina primaria (Medici di Famiglia), la ATS dovrà rinforzare grandemente le sue funzioni di controllo dell'appropriatezza dei servizi erogati dall'ASST (ex Azienda Ospedaliera) e dai privati accreditati del territorio di competenza. L'obiettivo è duplice: eliminare le prestazioni inappropriate e far fare sul territorio tutto ciò che è appropriato e di qualità.

Un compito arduo per il Dr. Giupponi sarà quello di convincere il Medico di Famiglia (MMG e Pediatri ) ad integrare la sua attività con quella del Medico Ospedaliero; il passaggio più delicato del passaggio dal "curare al prendersi cura" è proprio questo: il Medico di Medicina Generale deve seguire il paziente dal momento del ricovero, durante il ricovero e nel passaggio al Presst o al Pot, ossia alle strutture delegate a completare la "cura" quando il cittadino esce dall'Ospedale ma non è ancora pronto a rientrare al suo domicilio. Per non parlare poi dell'assistenza domiciliare, dove potrebbe trovare un ruolo importante anche Retesalute, presente massicciamente nel meratese e nel casatese.

Il Direttore dell'Asst, Dr. Manfredi, avrà un compito ancora più delicato: gestire complessivamente l'attività medica e assistenziale, con l'aiuto dei due Direttori delegati a seguire i pazienti nella fase di acuzie ospedaliera (Manzoni e Mandic) ed in quella socio sanitaria territoriale (Distretti, Pot Bellano, Presst, domiciliare). A ciò si aggiungerà un collegamento organizzativo, anche se limitato, con le RSA del territorio, che in molti casi sono strategiche per liberare letti ospedalieri che non possono restare occupati inappropriatamente e che possono svolgere un ruolo nuovo nella fase riabilitativa dell'anziano in uscita dall'acuzie.

Un compito essenziale, per il Dr. Manfredi, sarà quello di stabilire chi fa che cosa, fra gli Ospedali di Lecco e Merate, visti gli investimenti effettuati nelle singole strutture e le risorse umane di qualità presenti nei due presidi. A mio avviso, come ho sempre sostenuto, non si tratta di fare scelte affettive, ma di determinare scelte non concorrenziali ma integrative, premiando le professionalità presenti e rinforzando le specialità attrattive, che possono contrastare la mobilità passiva.

In particolare per Merate, la cosa giusta sembra essere quella di chiudere con la "querelle" Pneumologia, portando l'acuzie al Mandic, con la riabilitazione specialistica respiratoria (che giustifica la scelta dipartimentale dell'Area Medica attuata nel 2012) e che potrebbe risolvere nel contempo anche le esigenze del Reparto di Cardiologia post Unità Coronaria. Ancora, si potrebbe studiare un rafforzamento complessivo dell'Area Chirurgica, trovando soluzioni per rispondere alle grandi capacità della Chirurgia Generale, di quella Pediatrica e di quella Ginecologica.

Infine, i due Direttori dovrebbero da subito incontrarsi per rilanciare il progetto del nuovo Distretto di Merate, che potrebbe risolvere, da subito, la crisi che attanaglia il Pronto Soccorso. E' intollerabile che i Cittadini debbano sopportare attese di ore e ore per problemi minimi di emergenza. Va ristudiata l'attività diurna dei Medici di Medicina Generale che devono lavorare in associazione fra loro per assicurare, con la Continuità Assistenziale (Guardia Medica) una copertura H24 dei casi più semplici (codici bianchi, verdi e azzurri), inviando al PS solo i casi più seri, che possono determinare un ricovero o un intervento urgente. Sembra logico, quindi, pensare ad un loro specifico percorso formativo, per far sì che essi ritornino a dare risposte dirette che una volta erano normali ed ora sono delegate. Solo così potremo far fare alla Guardia Medica quel salto di qualità che tranquillizzerebbe il cittadino che, per un semplice mal di pancia o per un dolore intercostale, preferisce ora passare ore interminabili in Pronto Soccorso.

Per quanto mi riguarda, io ora posso solo tentare di contribuire ad un dibattito di idee; qualcuno a Roma ha deciso che i vecchietti sono da rottamare a prescindere e qualcuno a Milano ha deciso che va bene così. Non resta che prenderne atto, e mi consola il poter essere utile a migliorare le cose anche solo ragionando e dibattendo. Spero che questo mio contributo sia utile, ma sollecito tutti a lasciar lavorare i Direttori delle nuove Aziende, a permettere loro di delineare le linee di una riforma difficile ma giusta, onerosa ma foriera di grandi miglioramenti.

Quello che dovrebbe essere chiaro è che non si possono fare le nozze con i fichi secchi. Occorre prendere atto che il passaggio dal "curare al prendersi cura" richiederà risorse aggiuntive e, molto probabilmente, non solo finanziarie ma anche umane. I Medici e gli Infermieri presenti nei Presidi Ospedalieri, con le nuove norme europee, riusciranno a malapena a coprire i turni canonici e difficilmente potranno spostare ore dall'Ospedale al Territorio, a meno che non si ristudi il minutaggio da dedicare al posto letto, cosa che mi pare non praticabile a livello regionale.

Non dimentichiamo, infine, la necessità ineludibile di investire in nuova tecnologia medica e nel facility (interventi sugli immobili, adeguamento alle norme di sicurezza). Anche qui le norme europee sono stringenti e la Magistratura non guarda in faccia a nessuno.

Ma di questo potremo parlare alla prossima puntata, sperando che San Leopoldo Mandic, da Roma, dia una mano ai "colleghi" Giupponi e Manfredi nel loro arduo compito di pianificare il cambiamento.

Dr. Mauro Lovisari
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